La piana di Bagan: viaggio in Birmania fai da te

Arrivo a Bagan giusto in tempo per vedere le ultime mongolfiere sorvolare la vasta piana che di lì a qualche ora avrei esplorato, dopo un lungo viaggio in bus proveniente dall’ex capitale Yangon. Il sole sta sorgendo, illuminando e irradiando ogni cosa con i suoi caldi raggi.

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Nonostante abbia davvero bisogno di recuperare le ore di sonno, non riesco a non approfittare di queste ore del giorno, non ancora così calde, per iniziare a perdermi tra templi, pagode e siti religiosi. Affitto così un e-bike non sempre troppo affidabile, e inizio l’esplorazione della zona. Mi accorgo subito di essere in un posto magico, dove il tempo sembra essersi fermato a centinaia di anni fa. Si pensa che nella piana furono erette più di 13.000 costruzioni tra l’XI e il XII sec., 2.000 delle quali ancora intatte (questo fino a prima del terremoto che in agosto ha colpito questa zona). Ce ne sono di imponenti e di più modeste, di grandi e maestose e di più piccole e semplici. A prescindere dalla loro grandezza, tutte custodiscono una qualche immagine del Buddha.

Esiste un’unica strada asfaltata che lega i tre centri principali della piana: New Bagan, Old Bagan e Nyaung U, mentre i templi e gli stupa sono disseminati lungo tutto il tragitto. Alcuni di questi sono nascosti lontani dalla via principale, ai quali è possibile accedere percorrendo polverosi e sabbiosi sentieri tra la rada boscaglia. É possibile ammirare internamente queste antichissime strutture, lasciando, come per tutti i luoghi sacri, le scarpe all’esterno. Alcuni di questi templi sono bassi e stretti e passare tra i vari corridoi è cosa ardua.

Yangon

La parte migliore della giornata per perdersi in questa vasta piana è all’alba o al tramonto. Sono centinaia i ciclomotori che a queste ore del giorno affollano la strada principale per cercare di ammirare l’alba o il tramonto salendo sul tempio più alto. E l’affollamento che si può trovare su queste rovine a volte è davvero esagerato. Per questo motivo, invece di assalire le strutture più conosciute, cerco i miei templi, i miei luoghi, dove ammirare da sola o in compagnia di pochi, questa meraviglia naturale. Rimango nell’antica capitale del regno di Pagan per tre giorni, e per tre giorni consecutivi mi sveglio presto per andare a vedere questo grande spettacolo naturale: l’alba.

Tutti i giorni è uno spettacolo, e tutti i giorni tornerei a guardarlo. Il cielo inizia a tingersi di arancione, mentre i templi e gli stupa disseminati a perdita d’occhio nella piana si illuminano con i primi raggi solari. Si sentono i versi degli animali, anche loro svegliati dalle prime luci del giorno, ma tutto è ancora così calmo e tranquillo. Si vedono grossi palloni colorati attraversare il cielo, riuscendo a dare un tocco ancora più unico e magico a questo spettacolo. Per quasi un’ora rimango lì, basita, ad ammirare il risveglio della vita.

Birmania

Alba e tramonto sono momenti fondamentali per i birmani in quanto determinano l’inizio e la fine delle loro attività giornaliere: tutto qui si muove ancora secondo i ritmi della natura.

“Ci sono viste al mondo dinanzi alle quali uno si sente fiero di appartenere alla razza umana. Pagan all’alba è una di queste. Nell’immensa pianura, segnata soltanto dal baluginare argenteo del grande fiume Irrawadi, le sagome chiare di centinaia di pagode affiorano lentamente dal buio e dalla nebbia: eleganti, leggere; ognuna come un delicato inno a Buddha”. Così Tiziano Terzani parla di questa magnifica piana nel suo libro “In Asia”…e sinceramente non riesco a trovare parole migliori per definire questo incredibile posto.

Bagan non è solo i suoi templi: è anche il suo vivacissimo mercato situato a Nyaung U dove è possibile trovare frutta e verdura freschissime, abiti fatti a mano, gente pronta a trattare il prezzo con i turisti di passaggio. Ma è anche la sua attività commerciale e di vita quotidiana lungo il grande fiume Irrawaddy, dove piccole imbarcazioni di legno vanno e vengono dalle sue rive, e donne di famiglia si recano a lavare i panni.

Birmania
Foto di copertina di Raphael Lenzi

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