Nazca oltre le sue linee: viaggio in Peru

Lasciate alle spalle Paracas con la sua riserva e le Isole Ballestas con una doverosa sosta all’oasi di Huacachina ci dirigiamo verso la città di Nazca.

Nazca è, forse, una delle città più conosciute del Perù per la presenza delle sue famose linee la cui realizzazione e il loro significato sono, ad oggi, oggetto di varie ipotesi e miti. Quello che è stato appurato è che le linee possono essere suddivise in tre fasi cronologiche: periodo Chavín (500-300 a.c.), periodo Paracas (400-200 a.c.) e la fase di Nazca (200 a.c.-500 d.c.) che ha prodotto la grande maggioranza delle linee.

Queste linee sono geoglifi, linee tracciate sul terreno, del deserto di Nazca, un altopiano arido che si estende per una ottantina di chilometri tra le città di Nazca e di Palpa, nel Perù meridionale. Le oltre 13.000 linee vanno a formare più di 800 disegni, che includono i profili stilizzati di animali comuni nell’area (la balena, il pappagallo, la lucertola lunga più di 180 metri, il colibrì, il condor e l’enorme ragno lungo circa 45 metri). Le linee sono tracciate rimuovendo le pietre contenenti ossidi di ferro dalla superficie del deserto, lasciando così un contrasto con il pietrisco sottostante, più chiaro. La pianura di Nazca non è ventosa e il clima è piuttosto stabile così i disegni giganti sono rimasti intatti per centinaia di anni.


Oltre alle diverse ipotesi sull’origine e sul modo di realizzazione delle linee, c’è un’ulteriore controversia in atto sulle linee di nazca: volo sì o volo no? Non credo che questo mio articolo potrà bastare a dirimere una questione complessa, ma proverò a darvi alcune argomentazioni circa le due posizioni e una valida alternativa qualora voi optiate per non fare il volo.
Le persone e le associazioni che si dicono contrarie al volo sulle linee di Nazca adducono alcune motivazioni tra le quali la prima riguarda motivi di sicurezza.

Il sorvolo sulle Linee di Nazca infatti è un’escursione di circa 45 minuti, effettuata con piccoli aeroplani da 5 posti, che effettuano diverse acrobazie per permettere ai passeggeri di vedere le linee. Inoltre, secondo uno studio – pubblicato nell’ottobre 2011 dal World Monuments Fund – le Linee di Nazca rientrano nella lista dei 67 siti archeologici oggi in pericolo in quanto minacciati dai turisti (ovvero dalla modalità di visita che vengono sostanzialmente imposte ai turisti dagli operatori di turismo locale), dagli agenti atmosferici, e che sono tuttavia sprovvisti di un piano volto alla loro conservazione.


Parlando, poi, con persone del luogo abbiamo, però, appreso che sono stati fatti notevoli passi avanti per mettere in sicurezza gli aerei che vengono utilizzati per sorvolare la zona ed è stato implementato un regolamento molto severo sui voli e controlli accurati sui piloti che in passato, in alcuni casi, avevano la pessima abitudine di alzare troppo il gomito prima del decollo.

Non mi sento di dare un consiglio a favore o contro il volo sulle linee di Nazca, quello che mi sento di dire è che abbiamo deciso di non farlo, ma ritengo che ognuno debba fare le proprie valutazioni avendo l’accortezza di informarsi precedentemente su entrambi i punti di vista.


Anche se, come noi, altri dovessero decidere di non effettuare il volo questo non significa che Nazca sia da escludere dall’itinerario del viaggio.

In primo luogo perché le linee stesse, anche se in modo parziale, possono essere viste da alcune torri di osservazioni che sono state costruite lungo la Panamericana, la lunga strada di circa 25.000 km che si estende dall’Alaska fino al Chile costeggiando l’oceano pacifico. Come dicevo, la vista da queste torri è parziale, ma dà comunque modo di apprezzare l’imponenza dei disegni Inca e di rendersi conto dell’ingegno di un popolo che in soli 100 anni ha lasciato un segno indelebile nella vita e nella cultura di questi paesi.

L’altro motivo per non escludere Nazca dal proprio itinerario risiede nell’escursione che si può fare al Centro Cerimoniale di Cahuachi situato a circa 30 km dalla città stessa.

Questo sito archeologico mi ha affascinato per due aspetti principali. Il primo è che si tratta di un centro cerimoniale, con annessa necropoli, nel bel mezzo del deserto ed è un’ulteriore riprova dell’ingegno umano e della capacità di adattamento che si è trasmessa nei secoli. Il secondo motivo è che gli scavi e il restauro di questo sito hanno la mano italiana di Giuseppe Orefici che da più di trent’anni vive a Nazca e porta avanti tale attività.


Come dicevo, Orefici si occupa del sito da tanti anni e partendo da questo ha voluto evolvere il progetto costruendo il museo Antonini, con donazioni private dell’omonima famiglia. Il museo contiene parte dei reperti ritrovati a Cahuachi con un interessante percorso didattico formativo sulla storia e i riti che si officiavano nel sito cerimoniale. Nel complesso museale sono state costruite anche delle stanze per accogliere, da tutto il mondo, gli studiosi che vogliono collaborare con il museo ed analizzare il sito di Cahuachi o i reperti che in esso sono stati ritrovati.

Le stanze vengono messe a disposizione da Orefici anche e soltanto per viaggiatori che si affidino a tour operator/associazioni che lui ritenga seri e affidabili come nel caso di peruresponsabile.it.

Ho fatto molte esperienze di viaggio nella mia vita, ma mai mi era successo di dormire in un museo e di avere la possibilità di chiacchierare con un archeologo e devo ammettere che il tempo e i racconti che Giuseppe ci ha voluto regalare mi hanno donato la sensazione di essere dentro un libro di viaggi avventurosi.

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