Tra giochi d’illusione e arte: le opere della Galleria Spada a Roma

Un palazzo imponente nascosto in una raccolta piazzetta romana, alle spalle della caotica Campo de’ Fiori (Roma) custodisce una delle più preziose quadrerie d’arte del XVII e XVIII secolo, oltre ad una straordinaria opera architettonica unica nel suo genere. Si tratta della Galleria Spada, al cui interno si trova la collezione d’arte voluta dai proprietari, in particolare dal cardinale Bernardino Spada, uomo di cultura e grande intelligenza, che pazientemente iniziò a collezionare alcune mirabili opere del tempo, sia italiane che straniere, che oggi, come ieri, adornano alcune delle stanze del piano nobile, facendo ritrovare il visitatore immerso in un’atmosfera d’altri tempi, fatta di lusso e armonia.

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Lo stesso Bernardino, appena acquistata la sua nuova dimora, appartenuta in precedenza alla nobile famiglia Capodiferro – che si occupò della sua edificazione nel Cinquecento – ristrutturerà il palazzo, creando per l’occasione, nel cortile del piano terra, un gioco illusionistico degno di una vera magia. Un piccolo corridoio colonnato, lungo poco più di 8 metri, grazie a sapienti calcoli matematici e l’uso mirabile di prospettiva architettonica, sembra misurarne circa 35!

Furono il matematico padre Giovanna Maria da Bitonto e l’architetto Francesco Borromini a realizzare, tra il 1652 e il 1653, tale magnifica opera: non solo bellezza ed equilibrio delle forme, ma anche un importante messaggio simbolico doveva celarsi dietro a tale opera. La vita terrena è ingannevole ed effimera e nulla è come sembra; solo nel Signore è la verità. Degno messaggio di un uomo di chiesa, come era appunto il cardinale Bernardino!

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Ma le sorprese non finiscono qui. Salendo infatti al piano nobile del palazzo, è possibile ammirare la piccola ma importante collezione d’arte che gli Spada si tramandarono di generazione in generazione: il museo è concepito come una quadreria antica, dove i dipinti, disposti sulle pareti in file successive, si integrano con gli arredi presenti, costituiti da sculture antiche e moderne oltre che da mobilio in legno intarsiato.

Le opere rappresentano un curioso inventario dei gusti del collezionismo dell’epoca e gettano luce sugli interni delle dimore nobili del tempo: i quadri presentano differenti soggetti che spaziano dalla mitologia classica alle istanze di carattere religioso e devozionale, dai ritratti (compresi quelli di famiglia) alle nature morte fino ovviamente ai paesaggi. Anche le provenienze di queste opere sono diverse: sono presenti pittori di scuola romana e bolognese, senza dimenticare però gli artisti d’oltralpe, come i fiamminghi.

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Tra le opere più importanti sono da annoverare senza dubbio i due ritratti di Bernardino Spada fatti l’uno dal Guercino e l’altro da Guido Reni; di questo ultimo sono presenti anche un San Girolamo e il ritratto detto Lo schiavo di Ripa Grande, tele che uniscono la drammaticità del verismo alla sublime armonia delle ispirazioni classiche, tipiche del Reni. Sempre del Guercino è poi La morte di Didone, opera in cui è rappresentato l’attimo prima in cui la regina decide di togliersi la vita dopo la dipartita dell’amato Enea.

Nella collezione si annovera anche un’opera di Tiziano, il Ritratto di un violinista, rimasta incompiuta ma che esprime in pieno nei giochi di luce tutta la straordinaria maestria dell’artista, un guizzo unico allo sguardo penetrante del soggetto. Tra i pittori stranieri, l’opera forse più importante è il Paesaggio con mulini a vento di Brueghel il Vecchio, somma testimonianza dell’arte fiamminga di inizio Seicento, che tanta fortuna ebbe in Italia.

Tra le molte sorprendenti opere qui esposte, spiccano per eccezionalità di due pittrici donne, pilastri al femminili dell’arte di questi anni: Lucrezia Fontana e Artemisia Gentileschi.

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Lucrezia Fontana alla fine del Cinquecento dipinge la bellissima Cleopatra pochi attimi prima del suicidio, con l’atmosfera fiabesca e sognante che appartiene alla sua pittura; Artemistia Gentileschi è qui presente con due opere dei primi anni del Seicento. Nella Madonna che allatta il Bambino, nonostante il corpo ritenuto un po’ troppo goffo, si presenta una forte intensità espressiva, grazie alla sapiente e raffinata stesura cromatica che esalta le forme e i colori, aspetti che si ritrovano poi anche in Santa Cecilia, patrona della musica, qui raffigurata nell’atto di suonare l’organo portativo e con lo sguardo sonante verso il cielo.

Molte altre sono le opere esposte nella Galleria e sebbene questa in realtà sia piuttosto modesta nelle dimensioni, visitarla lascia davvero una piacevole sensazione perché in grado di soddisfare in pieno la voglia di arte e bellezza. Prima di uscire, si consiglia di volgere uno sguardo attento al cortile posto al primo piano del palazzo e soprattutto alla sua facciata: qui all’interno di nicchie sono disposte numerose statue di divinità e di personaggi illustri del passato, definendo così in modo imponente, uno dei palazzi più sensazionali della città.

Maggiori informazioni > Galleria Spada

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