Viaggio in Senegal: il Parco Nazionale Djoudj e Gite de Koba

Parco Nazionale Djoudj e Gite de Koba in Senegal

Lasciata la città coloniale di Saint Louis ci siamo spostati, sempre sulla linea del confine con la Mauritania, al famoso Parco Nazionale di Djoudj, che raggiungiamo in circa un’ora di jeep. Il Parco Nazionale degli Uccelli di Djoudi è una delle riserve ornitologiche più importanti al mondo.

Parco Nazionale Djoudi

I grandi flussi migratori riguardano soprattutto il periodo dell’anno che va da novembre ad aprile, periodo ideale per visitare questo parco. Nel corso di questi mesi sono circa tre milioni gli uccelli che transitano attraverso quest’area, di oltre trecento specie diverse.

Parco Nazionale Djoudi

Parliamo nello specifico di fenicotteri rosa, pellicani, aironi, spatole e tante altre specie. La zona del parco è delimitata dalle dune del deserto da una parte e il delta del fiume Senegal dall’altra. Dal 1971 questo parco è stato riconosciuto dall’Unesco come patrimonio mondiale.

Parco Nazionale Djoudi

Effettuiamo la visita, della durata di circa un’ora e mezza, a bordo di una piroga ammirando, oltre alle tante specie di uccelli appollaiati sugli alberi, in volo sopra le nostre teste o pigramente dondolati dalle placide acque del fiume, alcuni esemplari di coccodrilli e varani che si celano sulle rive del corso d’acqua che percorriamo.

Parco Nazionale Djoudi

Terminata l’escursione il nostro programma prevede una sosta a Savoigne alla missione di padre Emanuele. Chi mi legge da un po’ di tempo ormai è abituato al fatto che racconto in modo molto sincero le mie esperienze e, in questo caso, sono particolarmente rattristata dal dover dare un giudizio negativo su quest’incontro.

Padre Emanuele è stato gentile, ci ha accolti e raccontato del suo operato mostrandoci i laboratori per scultori di statue sacre e di sartoria nei quali lavorano ragazzi e ragazze senegalesi che non hanno lavoro. La nota negativa è che ho trovato padre Emanuele poco entusiasta, a tratti quasi severo con la popolazione locale e i ragazzi che ospita.

Inoltre, ma questa è una considerazione prettamente personale, ho trovato un po’ forzato il fatto che dei ragazzi di fede principalmente musulmana si trovino a lavorare tutto il giorno a scolpire immagini sacre legate alla dottrina cattolica. Detto questo, mi rendo anche conto che non posso mettere a confronto un’esperienza breve come la mia con quella di questo sacerdote che da 35 anni vive in questo posto.

Terminato il pranzo percorriamo circa tre ore di strada, principalmente asfaltata con una parte finale di sterrato, per arrivare nella struttura Gite de Koba, un piccolo resort fatto di capanne in mezzo al deserto del Ferlo…un posto incantevole!

Gite de Koba

Il proprietario ci accoglie molto calorosamente e ci mostra con molto orgoglio la sua struttura, costruita dove forse nessuno ci avrebbe mai pensato. Ognuna delle nostre capanne in vero stile africano e molto confortevoli, ospita anche un bagno privato a cielo aperto che, considerata la meravigliosa stellata che ci ha regalato la serata, non poteva capitare meglio!

Ogni capanna è dotata anche di illuminazione riservata solo alle ore serali. La pace che si respira in questo posto è difficilmente descrivibile tanto che posso dire che si è trattato di una delle serate più belle del viaggio. Mi sono sentita in contatto autentico con questo paese straordinario.

Gite de Koba

La mattina seguente, usciti con un sorriso rilassato dalle nostre capanne e dopo un’abbondante colazione sotto glia alberi, siamo stati accompagnati dal proprietario della struttura alla visita del suo villaggio d’origine che si trovava proprio alle spalle del piccolo resort.

Gite de Koba

Gite de Koba

Il villaggio è costituito da piccoli agglomerati di capanne che ospitano i diversi nuclei familiari. Le persone ci accolgono con la solita diffidenza iniziale per poi mostrarsi molto accoglienti e felici della nostra discreta e silenziosa visita. Siamo lì per osservare, per cogliere tutti gli aspetti di un’umanità che vive in modo tanto fiero una realtà così differente da quella alla quale siamo abituati noi.

Gite de Koba

Gite de Koba

Gite de Koba mi ha regalato un’esperienza veramente immersiva, una delle più autentiche che abbia fatto nel corso di questo viaggio africano.

2 commenti su “Viaggio in Senegal: il Parco Nazionale Djoudj e Gite de Koba”

  1. Molto sbagliato il giudizio su FRATE EMANUELE A SAVOIGNE. HA CAPITO DA 35 anni che gli africani vanno aiutati il Africa e quello sta facendo : i ragazzi cristiani e mussulmani senza distinzione lavorano alla scuola di decoro e percepiscono uno stipendio. Alternativa piroga, deserto e traversata verso Lampedusa ! Riflettere e cercare di capire prima di parlare!!!

  2. Sono d’accordo con quanto ha scritto Maria Patrizia Sartori. L’importante è far lavorare i ragazzi. Così, oltre a star fuori dalla strada e a guadagnare qualcosa, apprendono anche un’arte tra le più raffinate. Che lo facciano incidendo statuette sacre cristiane o Budda o divinità induiste, o feticci locali, o altre cose che importanza può avere? Anche noi cristiani cattolici amiamo avere in casa statuette di personaggi e divinità non propriamente attinenti alla nostra religione. Anzi, le nostre statuette sacre sono all’ultimo posto dentro le nostre abitazioni! L’importante è tenere i ragazzi legati al proprio territorio e non costringerli a migrare.

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