Il mio viaggio in Iran: l’ospitalità del popolo persiano

Sono tornata dal mio ultimo viaggio in Iran da pochi giorni e, per la prima volta, non ho sentito la voglia di scrivere ma una vera propria esigenza di farlo. Sì perchè sento che dell’Iran tanto si è già parlato e scritto, ma che tanto ancora ci sia da dire.

Premetto che, per una persona come me notoriamente innamorata di Africa e Sud America, questa meta rappresentava un po’ una scoperta, in un certo senso anche una sfida. Ho colto questa sfida e sono stata ripagata ampiamente, molto più di quanto potessi immaginarmi. Potrei decantare la bellezza delle città visitate, dei panorami, la ricchezza di storia e cultura, e prometto che lo farò. Ma non in questo primo articolo.

Le prime parole che scrivo su questo meraviglioso paese voglio che siano interamente dedicate alle persone che lo abitano, ovvero agli iraniani. Dire che sono stata sorpresa della loro accoglienza ed ospitalità è ampiamente riduttivo: ne sono rimasta stregata. Nessun popolo in vita mia mia mi aveva conquistata in modo tale fino ad ora, nessuno mi ha lasciata così spesso spiazzata, sorpresa, e sempre in senso positivo.


La scelta di organizzare questo viaggio attraverso una guida turistica locale si è rivelata particolarmente azzeccata perchè questo mi ha permesso di essere accompagnata ogni giorno da persone del posto con le quali c’è stata ampia possibilità di fare lunghe chiacchiere e di affrontare tematiche di ogni genere.

La mia guida locale l’ho trovata su un sito di cui abbiamo già parlato in questo blog, per cui non mi dilungherò sulle sue funzionalità e sull’ampia scelta di guide/driver che si possono trovare. Mi dilungherò su di lei, Lili, la tuor guide che ho scelto io: .

Scelta migliore non avrei potuto fare e la raccomando a chiunque decida di visitare questo paese. Tanto per iniziare, è stato bello affidarsi ad una donna in un paese nel quale, sembra che le donne trovino poco spazio (primo pregiudizio superato). Lei si è dimostrata molto efficiente sia in fase organizzativa che in fase operativa una volta che sono stata sul posto.

Ci ha accompagnati da Teheran a Esfahan (con tappe intermedie Kashan e Abyaneh) per poi affidarci a Mohammad (lo trovate su ig come @iran_private_tour) per la visita approfondita di Esfahan e, in ultimo, allo straordinario Akbar ([email protected]), uomo dalla rara cultura ed apertura mentale, che ci ha guidate da Yadz a Shiraz.

Iran Akbar

Credo che ci sia un episodio che racconta di Lili più di quanto potrei fare io con mille parole. Il secondo giorno di viaggio era il compleanno della mia compagna di viaggio e Lili ha fatto in modo di organizzarle una festa a sorpresa, credetemi del tutto inaspettata, la sera nell’albergo in cui alloggiavamo. Lei e il marito ci hanno salutate alle 17 dandoci appuntamento alla mattina seguente, per poi tornare con tanto di torta personalizzata e festa organizzata di tutto il personale che ha fatto versare fiumi di lacrime alla mia amica…e diciamolo, anche a me!

La cosa che rende tutto questo ancora più bello è che ho saputo solo successivamente che Lili aveva organizzato la festa di compleanno la sera seguente perchè l’albergo che ci avrebbe ospitate aveva una location che si prestava meglio, ma nel corso della giornata ha capito quanto fosse importante festeggiare il giorno stesso, per cui ha cambiato i piani e improvvisato. Non pensiate che la festa del giorno dopo sia saltata però…doppia festa di compleanno perchè il personale dell’hotel di Kashan ci ha comunque tenuto a preparare una torta e festeggiare la loro ospite.

Eh sì, sono proprio gli episodi legati a questo viaggio che raccontano le persone. Come quella volta che, ad Abyaneh siamo entrate in una panetteria gremita di persone e il fornaio ha detto che non aveva abbastanza impasto per fare il pane anche per noi. Si è letteralmente creato il caos e la nostra guida ci ha spiegato che le persone hanno iniziato a dire al fornaio che non poteva lasciarci andare via senza pane e che tutti loro erano disposti a rinunciare ad una parte del loro impasto purchè noi avessimo la nostra. Neanche a dirlo, siamo uscite dalla panetteria con il nostro pane, ma soprattutto con un senso di riconoscenza raramente provato prima. Perchè per noi questi sono gesti speciali, cose alle quali non siamo abituati ma, badate bene, per loro no, per loro rientra tutto nella normalità, nel giusto senso della vita. E provate a dargli torto.

C’è poi stata la serata dei personaggi incredibili, a Shiraz, dove un taxista conosciuto da 5 minuti, Ramin, ci ha aspettate fuori da un santuario tenendo tutti i nostri beni più preziosi che eravamo state obbligate a lasciare fuori (ragazzi, non so se rendo l’idea, gli ho dovuto lasciare la mia macchina fotografica). Io ero molto riluttante a farlo, lo avevo visto per cinque minuti e gli avevo pagato una corsa per un valore di 2€. Lui si è proposto vedendo che non avevamo altre alternative e, per caso avete dei dubbi sul fatto che all’uscita fosse lì ad aspettarci? Mi ha accolta dicendomi che aveva fatto un affarone e aveva venduto la mia macchina fotografica per un valore di 4€, chiaramente disposto a spartire, quasi ad ironizzare su quella paura che aveva percepito ma che, evidentemente, trovava anche solo assurdo pensare.

Nella stessa sera, proprio in quel santuario nel quale non potevamo entrare con macchine fotografiche e zaini e la cui entrata, in teoria, era riservata ai musulmani, siamo state lasciate ad attendere all’entrata. Ad un certo punto è comparsa una donna che abbiamo poi capito essere la responsabile del santuario. Ci ha chiesto se fossimo musulmane, cattoliche o atee e, alla mia risposta “sono agnostica, rispetto tutte le religioni allo stesso modo” ha reagito con una grande sorriso dicendo “Vi avrei fatto entrare qualunque fosse stata la vostra risposta, ma la tua mi è piaciuta molto e credo che se siete arrivate qui ci sia una ragione profonda e voglio essere io la vostra guida stasera”.

Sì perchè, non so se fosse solo un preconcetto mio, ma io mi immaginavo di trovare un paese in cui la religione fosse vissuta in modo radicale: niente di più errato. Il loro governo è fondamentalista e, come avrò modo di dire spesso scrivendo dell’Iran, il governo iraniano non rappresenta il proprio popolo sotto nessun punto di vista.

La religione è vissuta in modo molto più aperto di altri paesi musulmani, come molti altri temi del resto.
A Yadz ci è capitato di entrare in un bazar e di passarci poi più di un’ora perchè invitati dalla famiglia a prendere un tè, a fare due chiacchiere con loro e a giocare con la piccoletta di casa.

Sempre nello stesso pomeriggio Akbar ha bussato ad un porta sulla quale c’era un cartello scritto in arabo, quindi per noi incomprensibile: era la porta di un “jalese”, ovvero un posto di ritrovo per sole donne dove chiacchierano, pregano, discutono. Con nostra immensa sorpresa siamo state accolte ad entrare a braccia aperte, ci hanno fatte sedere intorno a loro, hanno posato divertite per le foto e, se Akbar non ci avesse rivendicate, credo avremmo potuto passare con loro tutto il pomeriggio, anche solo comunicando a gesti e sorrisi. Una di quelle donne, mentre uscivo, mi ha donato un bracciale, ringraziandomi per le foto e per aver scelto di passare del tempo con loro.


So che questo articolo sta diventando il più lungo di sempre ma non crediate che gli episodi da raccontare si fermino qui. Ogni persona incontrata lungo il cammino ha lasciato il segno per il modo straordinario in cui si è approcciato a noi, per quell’insegnamento impagabile che è la riscoperta del senso di civiltà, del rispetto reciproco, dell’amore verso il prossimo. Tutto questo lo scrivo senza falsa retorica, sapete che non è il mio genere e non ne sarei capace.

Ho conosciuto un popolo fiero, un popolo che ha capito che la propria libertà dovrà conquistarsela con una dura lotta che hanno deciso da far partire istruendosi, perchè un popolo colto è molto più difficile da ingannare, perchè un popolo che ha le nozioni ha il più grande strumento per opporsi ad ingiuste e miopi dittature.

Iran

Una ragazza di vent’anni mi ha chiesto “Qual’è il main goal per un ragazzo italiano” e io onestamente non ho saputo rispondere. Lei mi ha detto “Per una ragazza iraniana riuscire a laurearsi, trovare un lavoro, acquisire gli strumenti per la libertà. Beh, in realtà c’è anche il matrimonio con un buon marito, ma forse quello un giorno diventerà meno importante quando anche tante altre cose cambieranno”.

Chiudo questo mio articolo rubando il pensiero di un altro viaggiatore italiano incontrato durante il nostro viaggio: “Voi pensate quello che volete, incluso che la mia sia demagogia, ma io credo davvero che se tutti fossimo iraniani, il mondo sarebbe un posto migliore” (grazie per queste parole Gabriele!).

4 commenti su “Il mio viaggio in Iran: l’ospitalità del popolo persiano”

  1. Ecco un’esperienza di viaggio veramente ricca. L’incontro coi popoli.
    Sicuramente di grande ispirazione.
    Grazie

  2. Grazie a te per aver lasciato questo commento! Posso solo confermarti che è stata un’esperienza di viaggio davvero molto arricchente, più di molte altre.

  3. È il primo settembre, e ieri sera sono tornato, si è concluso il mio mese in Iran. Ci ero stato 8 anni fa per,due settimane
    Nessuna guida. In Iran tu sei la migliore guida di te stesso, proprio per ciò che racconti in questo articolo. Ma comprendo come all’apparenza ogni sceelta, ogni percorso, ogni persona, in Iran appaia la migliore possibile.
    I momenti di commozione mi hanno colto in questo viaggio come dei morsi, in momenti inaspettati e apparentemente senza ragione, senza motivo, senza un gesto, né uno sguardo o una parola. Sono le atmosfere e l’accumularsi insospettato di sensazioni ed emozioni che esplodono improvvise.
    È il primo viaggio da dieci anni a questa parte che non registro, che non documento. Non una parola ho scritto.
    L’unica via è l’esperienza, leggere è un surrogato, che nel caso dell’iran è immiserimento della realtà.

  4. Grazie per questo articolo! Mi sono commossa… sto organizzando il mio viaggio in Iran! Non vedo l’ora

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