Il mio viaggio a Teheran, l’immagine più laica e liberale dell’Iran

Dopo aver parlato di popolazione iraniana, dopo aver dato i consigli utili per l’organizzazione di un viaggio in questo paese, è venuto il momento di ripercorrere più nel dettaglio il mio itinerario che, che già precedentemente detto, è partito dalla capitale, ovvero da Teheran.

Parto con il dire che, sebbene non si possa dire che Teheran vanti un ricco passato storico, a mio modesto parere vada comunque inserita nel proprio itinerario perché rappresenta l’immagine più laica e liberale del paese, utile quindi da visitare per conoscerlo appieno. Abbiamo già parlato del fatto che esistano tanti pregiudizi nei confronti dell’Iran e che la nostra visione di questo paese, spesso, non ha riscontro con la realtà dei fatti, e Teheran è proprio il luogo in cui si prende coscienza immediatamente di avere un’idea distorta di questa nazione.

Teheran è una capitale che, come molte altre, è caratterizzata dai più comuni problemi della modernità: smog a livelli preoccupanti, traffico intenso che nelle ore di punta si trasforma in un proprio e vero inferno e cementificazione progressiva causata anche dal fatto che sono molti gli iraniani che si trasferiscono nella capitale per motivi di studio o di lavoro. Quest’ultimo punto è anche la causa di un aumento smisurato degli affitti e, in generale, del costo della vita.

E’ una città divisa in due, con una parte settentrionale più ricca e sviluppata e una parte meridionale molto più povera che però ospita le attrattive più importanti della città, essendo anche la parte storica. Vale quindi la pena recarsi in questa zona per visitare il palazzo Golestan, il museo dei gioielli e il bazar, uno dei più grandi ed importanti di tutto l’Iran.

Ed è proprio qui che noi abbiamo passato la prima giornata per poi spostarci nella parte nord nella seconda giornata dove invece abbiamo visitato il complesso museale Sa’d Abad per poi rilassarci a Darband. Questo luogo offre un’ottima via di fuga allo smog cittadino perché si trova alle pendici dei Monti Elburz. Si tratta di un percorso che si inerpica sulle colline e che si snoda tra piccole cascate e fiumi, ricco di locali all’aperto molto caratteristici nei quali si può mangiare o anche solo sorseggiare un thè. Per raggiungere la parte nord della città abbiamo utilizzato la metropolitana, apparentemente uguale a molte altre metropolitane del mondo, se non fosse che le carrozze sono suddivise tra uomini e donne.

Trascorrere i primi giorni del mio viaggio in questa città che, ribadisco, in quanto a bellezza è sicuramente l’ultima in classifica delle città che ho visitato, mi ha però permesso di capire fin da subito quanto essa sia assimilabile a molte capitali europee, anche per usi e costumi degli abitanti, molto meno lontani dai nostri di quanto io immaginassi.

Le donne, per esempio, sono molto attente alla cura della propria persona tanto che, se non fosse per il velo che indossano, neanche ci si renderebbe conto di essere in un paese medio orientale. La nostra tour guide ci ha anche fatto notare quante fossero le ragazze ad avere un cerotto sul naso: la spiegazione è che rifarsi il naso è pratica molto abituale! I cellulari sono diffusi come lo sono da noi e vedere persone in posa, pronte a scattarsi un selfie da pubblicare su instagram, è la cosa più normale che possa accadere.

Poco fuori Teheran, in direzione dell’aeroporto, è possibile visitare il Mausoleo Khomeini, ovvero il luogo dove sono conservati i resti del “padre” della rivoluzione islamica del 1979, il quale rovesciò lo Shah di Persia per restare al potere per oltre 10 anni.

Questo mausoleo è il simbolo del potere teocratico del paese che ancora domina la Repubblica degli ayatollah. Proprio per questo motivo probabilmente la vostra guida storcerà un po’ il naso quando chiederete di visitarla: se infatti questo luogo è visto come simbolo religioso dalla minoranza fondamentalista del paese, così non è per la maggior parte degli abitanti iraniani che non riconoscono nessuna sacralità a questa immensa costruzione, onestamente molto più simile ad un centro commerciale che ad un luogo sacro. Quello che invece in molti riconoscono è l’ingente spesa sostenuta dalla stato per ergere questa cattedrale nel deserto, considerata per lo più un grandissimo spreco a danno dei cittadini.

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