Sudan: le storie dei pazienti del Salam Centre di Emergency

Nel primo articolo ho voluto spiegarvi nel dettaglio il contesto nel quale è inserito il Salam Centre di Emergency e come opera, promettendovi però che mi sarei poi soffermata sulle storie che ho incrociato durante i giorni trascorsi in Sudan. Queste storie, più di mille parole, più delle statistiche, dimostrano quanti piccoli miracoli avvengano in questo posto e quale privilegio sia stato per me esserne testimone. Sono tante le volte in cui io mi sono commossa, e altrettante in cui ho visto la commozione negli occhi e nelle parole delle persone che hanno voluto raccontarmi la loro storia.

Questo articolo è quindi dedicato a loro, alle persone che hanno lottato, che ci hanno creduto e che mi hanno aiutato a capire ancora più nel profondo quale meraviglioso lavoro venga fatto al Salam Centre.

La prima storia che voglio raccontarvi è quella di Israa, una ragazza di 29 anni che ho conosciuto in ospedale in quanto era lì per la consueta visita di controllo. Israa ha iniziato a stare molto male nel 2016 ma i medici che la visitavano continuavano a dirle che il suo problema era legato ad una emoglobina troppo alta, portandola così a fare una serie lunghissima di donazioni di sangue che altro non facevano che toglierle forze.

E’ poi volata in Egitto dove un medico le ha fatto la giusta diagnosi: tetralogia di Fallot. Ed è con questa diagnosi che, ormai allo strenuo delle forze, Israa si è presentata davanti alle porte del Salam Centre, ormai su una sedia a rotelle spinta dal fratello, nel novembre del 2017. Ed è sempre qui che ha incontrato Juha, il suo angelo, ovvero il cardiochirurgo che l’ha operata. Quando Juha le chiese il consenso ad un intervento d’urgenza lei rispose: “Se tu mi salvi il cuore, io farò di tutto per uscire da qui con le mie gambe”. Israa ha avuto molte complicanze che l’hanno portata a passare un mese in isolamento in terapia intensiva. Ma entrambi hanno mantenuto la loro promessa: lui le ha salvato il cuore, lei è uscita dall’ospedale reggendosi sulle sue gambe ed oggi, a soli cinque mesi, ha ritrovato la gioia di vivere.

La cosa che mi ha commossa è che, ogni volta che Israa torna qui, attende anche tutto il giorno pur di poter salutare Juha. Quando ho assistito al loro incontro ho capito come le vite che qui si incrociano lo facciano in modo indissolubile: Juha era visibilmente emozionato e commosso, lei con un sorriso impresso in viso che raccontava tutta la sua gioia.

Ci sono poi una serie di storie con un denominatore comune: pazienti ai quali questo ospedale ha salvato la vita e che, oggi, in questo ospedale, ci lavorano! Una sorta di vita ritrovata 2 volte, non solo quindi nel trovare un posto che li guarisse ma anche nel trovare un’occupazione per potersi mantenere. Questi casi sono più di 10 al Salam Centre. Io ne ho incontrati 4 per farmi raccontare le loro storie.

Harna è un’addetta alle pulizie della sezione INR dal 2009 e arriva dall’East Sudan. Quello che la contraddistingue è che è stato la prima paziente ad avere un arresto cardiaco in questo ospedale, rianimata ed operata dopo qualche giorno. Nel 2009 ha subito un secondo intervento e, dopo soli sei mesi, è stata assunta al Salam Centre. Timidamente mi sussurra “Posso solo dire grazie ad Emergency, anche se non mi sembra abbastanza”


Regina è invece arrivata dal Sud Sudan. Nel 2011 ha subito un intervento di sostituzione di una valvola. Nel 2015 è stata assunta in questo ospedale come addetta alle pulizie ed è poi passata alla reception. Lei mi dice soltanto con gli occhi lucidi “Emergency è la mia vita, Emergency mi ha dato la vita due volte”.


Salha è la più timida di tutti, del resto ha solo 22 anni. E’ addetta alle pulizie dell’amministrazione dal 2016, stesso anno del suo secondo intervento chirurgico, dopo che ne aveva già subito uno nel 2011. Mi dice: “Lavorare qui era il mio sogno e il giorno che mi hanno assunta è stato il più bello della mia vita”.


L’ho lasciato per ultimo perché Madeng è stato l’incontro che mi ha emozionato di più. Quando gli ho chiesto di raccontarmi la sua storia gli sono brillati gli occhi e non smetteva più di parlare. Anche lui arriva dal Sud Sudan ed è stato operato due volte, la prima nel 2007 con l’inserimento di una valvola biologica, sostituita poi nel 2009 con una valvola meccanica. Dal 2010 lavora al Salam e oggi è uno dei responsabili del magazzino. Lui mi racconta: “Dovevo venire qui a fare le visite di controllo ma ho spiegato ai medici che la mia famiglia era lontana e che io non riuscivo a mantenermi. Così loro mi hanno aiutato trovandomi prima un lavoro come addetto alle pulizie, e poi si sono presi a cuore la mia causa e mi hanno spinto a studiare inglese e informatica. Così oggi ho questo ruolo di cui vado molto fiero, tutto grazie a queste persone magnifiche”. Sto per andarmene quando mi ferma e mi dice: “Nel 2014 mi sono sposato e oggi sono padre di due splendidi bambini…salvandomi la vita ho potuto donare altra vita. Non so se possa interessare, ma ho pensato di dirtelo”. Io gli ho solo risposto sorridendo : “A me interessa molto, e non credo solo a me”.

Altre storie di speranza le ho sentite dai pazienti del Programma Regionale, ospiti della guesthouse all’interno del complesso del Salam Centre.

Una di loro è Gloria, Gloria Tamam e specifico il suo cognome perché racchiude in sé già una piccola storia: tamam, in arabo significa “tutto bene”. Gloria ha 11 anni e arriva dal Ciad. E’ il padre a raccontarmi la sua storia mentre lei si nasconde dietro le sue larghe spalle: Gloria ha avuto problemi di salute fin dall’età di due anni, problemi che non le hanno permesso di godersi la sua normale vita da bambina visto che si sentiva sempre affaticata. Qui l’anno operata per un problema congenito al cuore e l’operazione è andata bene. Il suo meraviglioso sorriso mi trasferisce tutta la sua gioia al pensiero di poter tornare a casa e, finalmente, poter giocare con i suoi amici.

Victory, di 8 anni della Nigeria, è un piccolo terremoto e non riesce a stare ferma un attimo. Nel 2014 è stata operata per un difetto congenito che però ha richiesto l’inserimento di un pacemaker. La mamma mi spiega che è qui per il cambio delle batteria e che è immensamente felice che sua figlia abbia avuto questa grande occasione di guarire e aggiunge “Per noi, tutto lo staff di Emergency, è come una seconda famiglia”.

Nziza, 9 anni del Burundi, è qui per una cardiopatia congenita complessa (anomalia di Ebstein). Il suo decorso post operatorio è stato molto lungo ma è bello conoscerlo a due giorni dal suo rientro a casa e vedere in lui un bambino pieno di energie.

Anche il piccolo Juares, 4 anni della Repubblica Centroafricana, non ha mai potuto correre e giocare con i suoi coetanei perché è nato con una malformazione cardiaca complessa. La mamma mi racconta che a gennaio 2018 è stato visitato a Bangui dallo staff di Emergency e che è stato con immensa gioia che hanno appreso che Juares sarebbe volato in Sudan per poter ricevere finalmente le cure adeguate. E adesso, ad un mese dall’operazione, è pronto per tornare a casa e per iniziare la sua nuova vita.

Vi ho parlato solo di bambini perché ce ne sono tantissimi, ma anche la storia di Bertrand vale la pena di essere raccontata. Lui ha 49 anni ed è direttore delle evacuazioni per il Ministero della Salute Centroafricano. Nonostante la sua posizione, Bertrand si è dovuto rivolgere ad Emergency perché in Africa, gli adulti affetti da patologie congenite, tipicamente pediatriche, non hanno accesso alle cure cardiochirurgiche. Lui mi dice “E’ da quando ho 10 anni che ho problemi di salute. Finalmente avrò una nuova vita grazie al meraviglioso staff di Emergency”.

Alla fine di queste testimonianze vi chiedo di riflettere su una cosa: io sono stata in Sudan solo 10 giorni e, in così poco tempo, queste sono tutte le storie che ho raccolto. Chissà quante altre ce ne erano dietro ogni paziente che ho incontrato e con il quale non ho avuto occasione di parlare. Ma soprattutto, moltiplicate queste storie per i 365 giorni di un anno e poi moltiplicatele ancora per 11 che sono gli anni di apertura del Salam Centre: le state contando anche voi le vite salvate, state pensando anche voi a tutti quei bambini e adulti che non avrebbero avuto speranze senza l’operato di Emergency, state pensando anche voi alla meraviglia di tutto questo?

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