Vivere e lavorare a Barcellona: la mia esperienza

Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, nel bel mezzo di un viaggio ha pensato:”Stavolta non torno!”. Ma alla fine torniamo sempre alla realtà, con un gran senso di frustrazione e tanto amaro in bocca dopo aver avuto un assaggio della cultura ospitante.

Il mio viaggio di sola andata, il fatidico “stavolta non torno”, per me è stato precisamente il 4 settembre del 2018.

Sono italiana (o meglio, romana), ho 26 anni e mi sono trasferita a Barcellona.

Moltissimi italiani si sono trasferiti a Barcellona negli ultimi anni, e tanti ancora continuano a farlo; perciò l’unica premessa che voglio fare è che questo racconto non vuole essere l’ennesima sagra della banalità, bensì una storia autentica, un aiuto concreto per chi si sente in bilico nel fare il passo più lungo della gamba.

Da turista a residente

Ero già stata a Barcellona come turista, l’estate di 3 anni fa. La prima impressione che ho avuto è stata quella di trovarmi in una città che non era immersa nel tipico folclore spagnolo.

Avendo già visitato altre città e pueblos della penisola, Barcellona mi sembrava un po’ atipica. Difatti è possibile dividerla nettamente in due: la parte della Ciutat Vella, della quale fanno parte il Barri gotic, il Born, il Raval e la Barceloneta. Qui l’atmosfera è estremamente diversa da quella che si respira nel resto della città, la parte più nuova, “più europea”.

Sebbene gli appartamenti siano piccoli e un po’ fatiscenti, i quartieri della città vecchia sono anche i più cari per gli affitti, data la loro centralità e le peculiarità che li contraddistinguono.

Inoltre le zone non sono particolarmente sicure, in quanto sono le più turistiche e quindi più caotiche, anche a livello sonoro. Bisogna però ammettere che è proprio qui che ti immergi nella storia, che ti lascia addosso un’indescrivibile sensazione di fascino a metà tra il gotico e il medievale.

Uscendo fuori dalla Rambla e passeggiando verso la zona più cosmopolita, un altro quartiere altrettanto costoso che non fa parte del centro storico, è Gracia. Il paragone più simile che mi è venuto in mente con la mia città natale è la romantica Via del Corso. Case molto eleganti, negozi firmati di alta moda, hotel di lusso.

Ciò nonostante, aldilà della via principale si sviluppa tutto il quartiere, pieno di locali, di bar e discoteche, molto ben frequentati anche di notte. Si spazia dal caratteristico bar spagnolo con le tapas, al profumo di un ristorante siriano, al tanto amato (e ritrovato!) tiramisù. Un altro lato positivo sono sono sicuramente i prezzi: nella media, direi economici.

Delle inaspettate scoperte

Se invece si volesse abitare vicino il mare, il distretto che consiglio per la sua stravaganza, è quello del Poblenou. E’ un barrio emergente, dinamico, vivace, giovane, pieno di vita ma non per questo confusionario, tutt’altro. Ha una vena underground, data soprattutto dai molti edifici che sono in fase di recupero, come anche gli appartamenti, rivisitati in stile “loft americano”.

Indubbiamente contribuiscono a renderlo tanto originale gli artisti che riempiono di colore le strade dipingendo i murales, vere e proprie opere d’arte. Di conseguenza anche i locali del Poblenou riflettono l’identità eccentrica del quartiere. Sicuramente con la rivalutazione della zona, sono stati rivalutati anche gli affitti!

Infine, l’ultimo quartiere che ho l’immenso piacere di presentarvi, è quello dove vivo io: l’Eixample

Probabilmente è la mia parte emotiva che prende il sopravvento, ma l’intero distretto è semplicemente incantevole. Oltre ad essere pratico, con ogni tipologia di collegamento (bus, metro, rodalies) e diversi supermercati, è il giusto compromesso tra ottimi prezzi per le case, vita sociale e vicinanza con il centro.

La zona è molto sicura, ma senza nulla togliere alla più che diversificata offerta di negozi, locali, discoteche, ristoranti, bar e pub. Vivere in questo quartiere è divertente e rilassante allo stesso tempo, è una gioia per gli occhi.

Mi sono innamorata di questa città forse perché da quando sono arrivata non ha fatto altro che entusiasmarmi, senza deludermi mai sotto ogni punto di vista.
Non appena dopo due settimane dal mio arrivo ho trovato un bel lavoro, con uno stipendio adeguato allo stile di vita che si conduce qui. Un luogo di lavoro soprattutto dove sono stimolata, rispettata e tutelata. All’incirca gli stipendi sono come quelli italiani, ma il costo della vita è più basso, e in generale le spese che avevo in Italia non le ho qui.

Il lato pratico

Nonostante non avessi il NIE (numero de identidad de extranjero, ossia il documento che deve avere uno straniero perché possa lavorare in Spagna), l’azienda per la quale lavoro si è impegnata con un precontratto – o lettera di assunzione – affinché potessi ottenere tutta la documentazione necessaria. Solitamente sono le grande aziende che si prendono tale responsabilità, ma non sono da escludere a prescindere le imprese più piccole e nemmeno chi lavora in proprio.

Anche la ricerca della stanza in affitto non è stata né difficile né tantomeno estenuante: ho scaricato Badi, un’applicazione per il cellulare, easy e smart. Con Badi puoi creare il tuo profilo personale e visitare anche quello di chi affitta; è possibile inserire una descrizione di se stessi, dagli hobby alle esigenze, al carattere.

Si ha modo di vedere gli appartamenti in tempi brevi, di conoscere i coinquilini e confrontarsi sia negli interessi, sia nella personalità al fine di trovare il giusto match per la convivenza.

Non consiglio di vivere con il proprietario di casa perché è più facile che si creino tensioni, bensì di trovare inquilini con i quali si viaggia sulla stessa lunghezza d’onda, con i quali si possano condividere gioie e dolori.

Ingenuamente vedo un futuro qui, ma è tutto quello che spero, nonostante sia lontana piú di 1000 km dalla mia famiglia. Mi consolo pensando che si tratta di un’ora e mezza di volo.

E di che mi lamento? A Roma, se tutto va bene in un’ora e mezza ho fatto tre chilometri sul raccordo!

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