Il Carnevale di Tricarico, Matera

Il Carnevale di Tricarico, in provincia di Matera, è uno degli eventi più originali di cui sia venuta a conoscenza, tra quelli che si tengono in occasione del 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate

Perché proprio il giorno di Sant’Antonio? Perché Sant’Antonio, come si sa, è protettore degli animali, e a Tricarico, civiltà contadina, il carnevale viveva e vive ancora oggi in simbiosi con la passata vita rurale, per la quale rappresentava un rito propiziatorio per la fertilità dei campi e della quale ora porta in scena la tradizionale transumanza con le sue simbologie e le sue coreografie.

I fedeli del paese indossano maschere (l’ màsh-k-r) di mucche e tori, seguiti dalla processione degli altri abitanti con i loro animali. 

I movimenti e il tragitto delle comparse, guidate dal massaro, sono minuziosamente prestabiliti, così come i loro costumi. Il toro infatti è vestito in nero e in piccola parte in rosso, con un foulard in vita, al collo, su gomiti e ginocchia, un cappello che copre il viso e lunghissimi nastri, anche questi neri. La mucca al contrario deve avere abiti bianchi, foulard e nastri colorati, in vita un panno bianco che si usava per fasciare i neonati e il viso coperto da un velo ricamato, sempre bianco.

Secondo una leggenda fu proprio Sant’Antonio a dare vita al carnevale di Tricarico quando, assalito dai diavoli nella sua grotta, si travestì da mucca e al suono del campanaccio riuscì ad ingannarli e a farli fuggire.

Rituali cristiani e concezioni pagane vengono quindi ad intrecciarsi. Se da un lato la processione parte dalla Chiesa di Sant’Antonio Abate, intorno alla quale gli animali compiono tre giri come rito di purificazione per poi venire benedetti dal sacerdote, dall’altro la rappresentazione del lavoro con le bestie si rifà agli antichi desideri contadini legati alla primavera, alla rinascita, alla speranza di propiziarsi le divinità della natura per avere campi fertili.

Numerosi sono anche i riferimenti alla sessualità e alla sua potenza come atto da cui nasce nuova vita, tra cui alcuni balli e la presenza stessa delle mucche con i loro costumi dai colori accesi; esse rappresentano infatti il vero elemento forte del corteo in quanto è da loro che parte il ciclo dell’esistenza.

La giornata del 17 gennaio

La giornata del 17 gennaio inizia con la rumorosa sveglia del paese al suono dei campanacci scossi dai figuranti. Dopo essersi radunate intorno al falò acceso all’alba di fronte alla Chiesa di Sant’Antonio, le maschere fanno i tre giri cui si faceva riferimento prima, vengono benedette dal parroco e poi iniziano la sfilata.

Come sostiene il professore Vincenzo Spera, docente di Storia delle Tradizioni Popolari presso l’Università del Molise, la benedizione del parroco “ha a che fare con tutto un procedimento di controllo da parte della Chiesa di un evento come il carnevale che correva il rischio di essere ripreso da pulsioni anticristiane”.

La sfilata prosegue con il momento della questua da parte delle maschere in giro per le strade di tutto il paese, al suon di lunghe serenate, soprattutto davanti alle case di parenti e amici, per poter ricevere in offerta formaggi, salumi, salsicce e vino.

Una tradizione, quella della serenata, che prosegue ogni sera fino al mercoledì delle ceneri. Alla fine dei festeggiamenti, verrà bruciato il fantoccio di Carnevale seguito dallo sguardo disperato di sua moglie, la Quaremma.

Un’ultima doverosa nota: pur soffermandomi nel post sulla manifestazione in questo paese, è da sottolineare come non siano da meno gli altri carnevali della stessa regione, che con Tricarico hanno in comune la visione della natura e della fertilità.

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