Dove andare in vacanza in Emilia Romagna

In questi giorni di isolamento, che ci accomuna tutti quanti, cittadini del mondo, sento molto forti le mie radici d’emiliana, nata in una terra tenace, da sempre pronta a rimboccarsi le maniche e a ripartire.

Così ho deciso di dedicare un post alla mia regione, dopo tanti ispirati da posti lontani, citando luoghi, solitamente fuori dal turismo di massa, ma che sono spesso perle nascoste, per chi viene da altrove. Quindi non scriverò delle magnificenze estensi di Ferrara, della bellezza grassa di Bologna o del romanico modenese o ancora delle spiagge di Riccione e Rimini, Papeete incluso, ma di borghi e valli che valgono un weekend, ovviamente quando torneremo a essere liberi di spostarci per curiosare qua e là.

In questi giorni il Ministro della Cultura e del Turismo, ipotizza un bonus vacanze di 500 euro da erogare alle famiglie, perché trascorrano le loro ferie in Italia, in modo da risollevare, anche minimamente, l’economia delle piccole e grandi realtà che di questo vivono e che vedranno, nella prossima stagione estiva, il vuoto degli stranieri.

Io vi voglio parlare di luoghi strani, a volte ricchi di fascino e mistero e di quelle piccole realtà di musei, agriturismi ed osterie a conduzione famigliare che in questo momento stanno soffrendo maggiormente.

L’alta Valle Taro

In estate ed in autunno non manca mai una mia visita agli Appennini Parmensi nella zona dell’Alta Val Taro, il cui cuore è la bella cittadina di Borgo Val di Taro, la cui nascita risale all’epoca bizantina e che ora sfoggia  sontuosi palazzi ottocenteschi che si affacciano sulla via del Corso, l’elegante residenza montana di Maria Luigia e piccole gastronomie dove vengono venduti, nella stagione autunnale, i porcini più ricercati d’Italia, quelli che utilizzano i grandi chef, nei loro piatti.

Borgo Val di Taro la piazza

La cucina locale

Borgo Val di Taro sta al porcino come Alba sta al tartufo e qualsiasi trattoria ve lo propone in piatti tradizionali che vanno dalle tagliatelle fatte in casa, ai tortini, alla polenta, alle scaloppine o semplicemente fritti. In settembre, qui si tiene proprio la famosa “Fiera del Fungo” che attira gourmet da tutta Italia.

I sentieri

E per smaltire le abbuffate in zona ci sono, poi, un’infinità di sentieri in mezzo a millenari castagneti e faggeti. Proprio durante un’escursione, un vecchio fungarolo mi ha insegnato che il porcino da degustare crudo o fresco deve essere di faggio, perché è più digeribile, mentre quello di castagno è da ritenersi più adatto ad essere essiccato per il profumo e il gusto più deciso.

Prodotti tipici

Per una pausa soft, dopo tanti sapori forti, non ci si può lasciar sfuggire gli “Amor”, dolcetti che si trovano solo qui, preparati con wafer e crema, creati dai famosi pasticceri svizzeri Stekli, che hanno lavorato in questa cittadina molti anni fa e che le hanno lasciato questa dolce eredità.

I dintorni di Borgo Val di Taro

Berceto

Un altro bel paese da visitare a pochi km di distanza è Berceto, che annovera tra le sue bellezze il duomo di San Moderanno, fondato dal re longobardo Liutprando, ma ricostruito nel XII secolo in stile romanico a tre navate. E’ un vero capolavoro medioevale anche se rimaneggiato in alcune parti.

Vuole la leggenda che san Moderanno, con in saccoccia alcune reliquie di San Remigio, durante un pellegrinaggio, si fermò a riposare sotto un faggio e l’albero, durante il sonno, gli rubò il prezioso carico. Solo dopo che il santo promise alla pianta la costruzione di una chiesa in quel luogo preciso, l’albero abbassò le fronde e restituì al pio uomo le reliquie e…. Voilà, iniziò la costruzione del duomo.

il paese di Berceto

A Luglio si tiene a Berceto il “Coscienza Festival dedicato a riflessioni sul rispetto dell’ambiente, la responsabilità civile, la salvaguardia della bellezza, con incontri letterari, poetici, musicale e teatrali.

L’altro evento estivo è lo “Squinterno Festival” a carattere molto più profano e goliardico.

Dove mangiare a Berceto

Se si vuole mangiare qualcosa di speciale e particolare lì vicino, bisogna recarsi al ristorante “La Peschiera “ di Albareto, dove servono solo piatti a base di trota fresca, cucinata in mille modi, accompagnata da pane caldo di farina di castagne e da un Lambrusco viola spumeggiante.

Qui trovi tortelli di trota, tagliatelle alle uova di trota, trota al pistacchio di Bronte, trota al burro e salvia, insalata di trota, paté caldo di trota e molto altro ancora.

Al locale, molto rustico e fiorito, è annessa una grande peschiera di acqua verde di fonte dove, se si vuole, si possono pescare i propri pesci e poi farseli cucinare all’istante. Il prezzo dall’antipasto al caffè va dai 20 ai 25 euro e tutto è molto genuino e soprattutto squisito.

ristorante “La Peschiera “ di Albareto

Il borgo fortificato di Compiano

A 5 minuti d’auto sorge il borgo fortificato di Compiano che è un capolavoro di architettura medioevale rimasto intatto. Il tutto si snoda intorno al grande castello, circondato da minuscole vie di sassi, da case in pietra e mattoni, glicini, campanule viola, ortensie e balconi fioriti.

Il paese finisce in una grande terrazza con vista sulla valle dove puoi riposare per bere un caffè del piccolo bar che allestisce i tavolini all’aperto. Si respira un’aria buona, incontaminata. L’unico negozio esistente è quello di una signora che vende pizzi, merletti e curiosi gatti in stoffa.

A Compiano, anni fa, era allestito il Museo degli Orsanti, unico nel suo genere, ora trasferito a Vigoleno (Piacenza).

Gli Orsanti erano i poveracci della Val Taro che per guadagnare qualche soldo ammaestravano gli orsi bruni e giravano tutte le fiere, fin nella lontana Francia per esibirsi con i loro animali. Orsi al collare, orsi pagliacci, orsi ballerini…. La tradizione è antichissima, risalente al tempo dei Romani ed è proseguita fino ai primi del ‘900, quando gli ultimi Orsanti, con i loro animali spelacchiati si persero nella Grande Guerra.

Nel museo sono conservate fotografie d’epoca, libri sull’argomento, gli attrezzi del mestiere, stampe, strumenti musicali, orsi di cartapesta e tante altre curiosità. Io qui ho comprato il bel libro di Michel Pastoureau: “L’orso, storia di un re decaduto” che spiega dal punto di vista antropologico e storico, come l’orso da animale sacro fin dall’epoca preistorica, sia stato poi ridotto al ruolo il giullare e buffone nelle fiere paesane.

Compiano

Pontremoli

A poca distanza, ma già in Toscana, c’è Pontremoli che vale la visita per l’interessantissimo Museo delle Statue Stele, conservato nella prestigiosa cornice del castello locale. Le statue stele con i loro testoni a mezzaluna sono uno dei reperti più interessanti della scultura megalitica tra l’Età del Rame e l’Età del Ferro in Nord Italia. Sono figure astratte, alcune con gli attributi femminili, altre con quelli maschili, dalla bellezza lunare e lineare, sorta di extraterrestri misteriosi, scesi sulla terra migliaia di anni fa e che, come per magia o come per richiamo, riapparvero, a distanza di secoli, nelle sculture primitive di un altro toscano: Amedeo Modigliani.

Dopo la ripida discesa dal castello ci sta bene un piatto di testaroli al pesto e una sosta al “Caffè e Antica Pasticceria degli Svizzeri” il caffè storico di Pontremoli, dove assaggiare il famoso dolce “Amor” in un contesto di classe, arredamento d’epoca e prezzi onesti.

Il Lago Santo in Emilia

A qualche km di distanza da qui, in Emilia, per gli amanti dell’escursionismo e della natura, c’è il Lago Santo che offre passeggiate in mezzo a boschi di faggi e semplici sentieri, adatti a tutti, per raggiungere il rifugio Mariotti, immerso in una natura rigogliosa.

Si possono incontrare facilmente varie specie di uccelli, caprioli, daini e se siete fortunati, ma molto fortunati, anche il lupo che popola numeroso queste zone, ma che difficilmente si va vedere dagli escursionisti.

Il Lago Santo in Emilia

La natura dell’Alta Val Taro è  uno spettacolo di colori soprattutto in autunno, quando i castagneti e i boschi di latifoglie sfoggiano le loro chiome rosse, gialle e dorate. E’ questo il momento di andare per castagne, funghi e tartufi.

Un altro buon ristorante rustico sorge proprio all’interno di un vasto bosco di castagni: “Lo Chalet del Molinatico” nella località omonima. Qui si pranza a base di cacciagione, funghi, tartufi, il tutto rigorosamente del luogo, a prezzi famigliari.

Chiesa di Santa Maria Assunta a Riola di Vergato, nell’Appennino Bolognese

In località Savignano, nel comune di Grizzana Morandi, sorge la famosa Rocchetta Mattei, un bell’esempio di arte eclettica del ‘900, costruita dal nobile Mattei, che la fece a immagine e somiglianza del suo gusto eccentrico e delirante, ma di questo ne ha già scritto molto bene sul nostro blog da Barbara Ciccola in un post chiaro ed esplicativo di questo sito bizzarro e misterioso.

Rocchetta Mattei

Pochi sanno, però, che a 5 km della rocchetta si può visitare, in qualsiasi orario, un capolavoro del grandissimo architetto finlandese Alvar Aalto, costruito tra il 1975 e il 1980: la chiesa di Santa Maria Assunta. Stiamo parlando di colui che ha progettato per intero la cittadina di Rovaniemi in Lapponia, che io ho avuto la fortuna di sostarvi per più giorni.

E’ l’unica opera di Aalto in Italia ed è un esplodere di luce bianca, come amano i nordici, che di luce vivrebbero. Linee pulite, semplici, austerità e forza spirituale, pulizia di forme e grande rigore intellettuale caratterizzano questo luogo di culto che invita alla meditazione.

la chiesa di Riola di Vergato

Proprio di fronte al piazzale della chiesa c’è un semplice bar, dove una barista che ricorda figure felliniane, offre le migliori tigelle ai salumi che io abbia assaggiato.

C’è un tempo per la meditazione e un tempo per il gusto; c’è un tempo per tutto. Io consiglio, in una bella domenica estiva, ( visto che la rocchetta è visitabile solo in quel giorno, previa prenotazione) di recarsi sia al castelluccio di Mattei, che alla chiesa e fermarsi poi a ristorarsi presso la barista di Amarcord.

Collezione Maramotti a Reggio Emilia

Forse non tutti sono a conoscenza che a Reggio Emilia esiste una delle maggiori collezioni d’arte contemporanea in Italia. La iniziò Achille  Maramotti, grande esperto e collezionista, nonché fondatore della ditta Max Mara. L’allestimento è nel vecchio stabilimento produttivo lungo la Via Emilia.

L’ingresso e la guida sono gratuiti su prenotazione a piccoli gruppi.

Collezione Maramotti a Reggio Emilia

Al primo piano sono ospitati gli artisti italiani, al secondo quelli di tutto il mondo, con una particolare attenzione per l’Europa e gli USA. Il percorso inizia con opere dei primi del Novecento, tra le quali alcune di Licini, di Martini, di Melotti, per proseguire fino ai giorni nostri con capolavori di: Basquiat, Bacon, Moore, Fontana, Kounellis, Schifano, Bill Viola, solo per citarne alcuni delle centinaia qui esposti.

Anche per i non intenditori è un tuffo nella modernità e nella contemporaneità, da gustare anche solo sensorialmente e visivamente, soffermandosi sui quadri che colpiscono maggiormente l’immaginario di ognuno. La guida, poi, riesce a farti cogliere gli aspetti salienti dei vari movimenti pittorici o dei singoli artisti.

Maramotti possedeva di più di 1500 opere e solo una parte di queste è in esposizione, ovviamente la più significativa.

Ciclicamente si allestiscono anche mostre tematiche o retrospettive.

E dopo tanta arte, vale la pena fermarsi per un aperitivo nella vasta Piazza Fontanesi, fresca ed alberata. A giugno è pervasa dal profumo dei tigli in fiore. Qui è d’obbligo assaggiare la specialità locale: l’ “erbazzone”  che è una torta salata di spinaci e parmigiano, cotta al forno.

Conclusione

Ci sarebbero anche tanti altri luoghi da visitare, ma ho preferito soffermarmi su realtà low cost e low profile, ma uniche nel loro genere. E se in questo modo ho dato anche una minima mano alla mia regione, ne vado fiera. Non siamo “mica per niente” la terra di Fellini e dell’Ariosto, grandi poeti visionari. E noi Emiliani siamo veramente tutti un po’ così; ci piace sognare, anche in questi tempi bui.

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