Cosa fare a Maniago e dintorni tra montagna, coltelli e buon cibo

Il Friuli è una terra meravigliosa. Ancorata alle sue tradizioni e alle sue radici contadine, questa terra del nord est italiano vanta delle bellezze naturalistiche e bontà culinarie che sanno sorprendere il visitatore.

cosa fare a Maniago

Durante l’evento Maniago in cucina: coltelli e… Pitina, ho passato 4 giorni in Friuli e ho avuto l’occasione di scoprire la zona di Maniago ed i suoi dintorni. Le esperienze sono state a dir poco straordinarie. Non credevo che questa zona del pordenonese potesse ammaliarmi e sorprendermi così tanto.

cosa vedere a Maniago

Ci sono tante cose da fare e da vedere a Maniago e dintorni. Andiamo a scoprire quali sono e cosa mangiare in Friuli.

I focus del tour erano principalmente due: innanzitutto la Pitina, un prodotto locale divenuto anche presidio IGP di cui vi parlerò poi. Il secondo era dedicato all’arte coltellinaia della zona. A Maniago si producono coltelli secondo un’antica tradizione.

Cosa vedere a Maniago: scoprire l’arte dei coltellinai

Una cittadina di 11700 abitanti, divenuta un punto fondamentale a livello mondiale per la produzione di coltelli. Questa tradizione va di pari passo con la storia di Maniago. Per capire bene questa tradizione occorre però visitare una delle fabbriche di coltelli di Maniago.

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Noi visitiamo la fabbrica di Coltelli dei Fratelli Antonini che dal 1929 produce lame, tramandandone la tradizione di padre in figlio. Sono arrivati alla 4° generazione.

La cosa bella è che l’azienda coinvolge altre fabbriche per la produzione del coltello. Questo fa si che la maggior parte dell’area sia dedicata a questa produzione.

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La produzione si divide tra un processo meccanico e processo manuale. Il meccanico parte dalla lastra di acciaio passando poi per dei trattamenti meccanici e termici – eseguiti in altre strutture. Infine si passa alla parte manuale. E’ l’uomo che rifinisce il lavoro sul filo della lama. Gran parte del risultato proviene dalla mano e dall’esperienza di chi ci lavora.

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Visita al museo dell’arte fabbrile

Ma non si può capire come nasca un coltello senza averne prima compreso la storia. Risulta quindi d’obbligo la visita al Museo dell’arte Fabbrile e delle coltellerie di Maniago.

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Il museo è una vecchia fabbrica riconvertita, la Coricama, aperta nel 1907. E’ nel ’76 che alcune persone iniziano volontariamente a raccogliere pezzi storici dedicati all’arte della coltelleria. L’idea di farne museo inizia a prendere forma nel ’90 quando l’amministrazione acquista lo stabile dell’ex Coricama, inaugurando poi il museo il 25/04/2009.

Al pianterreno si trova la parte storica dell’arte dei coltellinai. Si parte dall’epoca medievale con lo sviluppo delle prime tecniche ed i primi utensili. Al piano di sopra si trova la parte dedicata ai nostri tempi: si trovano i coltelli più moderni e belli.

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Una particolarità: la fama dei coltellinai di Maniago è arrivata fino a Hollywood. Silvester Stallone per il suo Rambo e Mel Gibson per Braveheart vennero qui a commissionare rispettivamente il suo coltello e le spade per i loro film.

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Pitina IGP: cos’è e come si fa

Ai più la Pitina può risultare sconosciuta. La Pitina IGP è un prodotto locale chiamato anche “prodotto della miseria”. Questo perchè si faceva con quello che si aveva in casa una volta. Si produceva direttamente in casa. Gli ingredienti che la compongono sono: 70% carne di capra a fine carriera, 30% grasso di maiale ed erbe aromatiche. Ha una forma simile ad una polpetta ma molto più grossa. Si passa poi nella farina di grano – quella per fare la polenta – e si ricopre tutta. Infine si metteva nella cappa del camino ad affumicare.

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E’ un salume molto saporito che si accompagna bene con vini locali – meglio se rossi a mio avviso – e grissini o pane, affettata sul tagliare e servita in tavola.

E’ tipica del Val Colvera, Val Cellina e Val Tramontina. Esistono anche le varianti con carne di Cervo, Camoscio o Daino. Ma queste tre carni non si devono mai mescolare, nemmeno con la carne di capra. Si usa una carne e basta, più il grasso di maiale.

Da provare.

Esperienze da fare a Maniago e dintorni

Non ci si poteva limitare a coltelli e Pitina. Maniago e i suoi dintorni fornisco delle esperienze davvero uniche. Venite a scoprirle.

Percorre l’anello della Val piccola

Se amate il trekking, allora potete percorre l’Anello della Val Piccola, un percorso asfaltato di 3 ore. Si parte da Maniago, si sale fino al Castello di Maniago, si scende il Val Piccola e si torna a Maniago passando per Maniagolibero.

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Non ci sono posti di ristoro quindi portatevi acqua.

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Visita alle Pozze Smeraldine

Salite alla ribalta quest’estate grazie ai social, le Pozze Smeraldine si trovano a Tramonti di Sopra. Sono state prese d’assalto dai visitatori in quanto molti di essi le hanno usate come alternative al mare. Per arrivarci, arrivate a Tramonti poi seguite le indicazioni lungo la strada asfaltata

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Il loro nome deriva dal colore verde smeraldo dell’acqua.

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Visita ai borghi di Frisanco e Poffabro

Il primo borgo da visitare nei dintorni di Maniago è Frisanco. Un borgo molto carino che deve la sua popolarità nella zona al museo da Li Mans di Carlin. Il Signor Carlin è un vero artista del legno. Dopo la pensione, si dedicò esclusivamente alla riproduzione del paese di Frisanco in miniatura ed in scala, rispettandone tutti i dettagli. Lavorò al suo progetto per 40 anni.

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Il risultato è un’opera straordinaria per bellezza e dettaglio: tutto viene riprodotto in scala come era al tempo, senza tralasciare nessun dettaglio. Da vedere.

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L’altro borgo da visitare poco lontano da Frisanco è Poffabro. Oltre che essere considerato uno tra i borghi più belli d’Italia, è famoso perchè sui balconi delle case vengono allestiti i presepi durante il periodo che va da Dicembre al 6 di Gennaio.

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I presepi sono opera tanto di professionisti quanto di amatori. Si utilizzano legno gesso, porcellana ma anche i tappi delle bottiglie di vino.

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Il ponte tibetano della Valcellina e il lago di Barcis

Il lago di Barcis è uno dei laghi artificiali più famosi nella zona ed anche uno dei più visitati. Il lago è di per sè molto bello, ma la vera chicca sta nel ponte tibetano. Situato al di sopra del torrente Cellina, è un ponte sospeso che richiama l’idea di un ponte tibetano ma ben lontano dall’esserci uguale.

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Si entra con un biglietto dal costo di 3€. Vengono forniti imbragatura e caschetto protettivo. Si percorre una strada costeggiante il Cellina, poi si arriva al ponte. Si percorre un breve tratto in scalata utilizzando l’imbragatura a doppio moschettone poi si attraversa il ponte. La vista sottostante è da brividi.

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La diga del Vajont

Forse una delle ferite aperte più grandi a livello italiano. La visita alla Diga del Vajont è una delle esperienze più toccanti in assoluto.

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Abbiamo avuto una guida assolutamente straordinaria che ci ha accompagnato per due giorni. Ma la spiegazione che ci ha dato sul Vajont e il racconto degli eventi sulla diga sono stati davvero unici.

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Franco Polo, questo il suo nome, narra gli eventi della diga del Vajont con la voce di ha vissuto l’esperienza. La visita inizia con un cartello significativo.

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Si prosegue attraversando il muro di cemento armato: a destra il vuoto, a sinistra il pezzo di Monte Toc che si staccò la notte del 9 Ottobre 1963.

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Il pezzo di monte Toc è lungo quasi 2 chilometri e provocò un’onda tricuspide che spazzò via il paese di Longarone e si fermò 48 km dopo. Per capire dovete visitare il luogo con una guida alpina.

La visita prosegue poi al bosco vecchio: un bosco un po’ più in alto della diga che annovera tra sè alberi stesi e portati a valle dell’onda causata dal crollo. Tutto è rimasto com’era. Ma la natura ha deciso che gli alberi non dovevano morire per mano dell’uomo. Per questo molti alberi stesi hanno deciso che sarebbero rinati. E lo hanno fatto. Simbolo tra tutti è il Veliero. un albero disteso che dal tronco ha sviluppato delle radici verso il basso e dei creando dei tronchi verso l’alto.

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Dove mangiare a Maniago

Il Friuli ha una tradizione culinaria di tutto rispetto. Venire qui significa tornare a casa con qualche chilo in più e soddisfatti.

Ecco allora qualche dritta su dove mangiare a Maniago e dintorni:

  • Trattoria ai cacciatori a Cavasso Nuovo: non assomiglia ad un ristorante ma più ad un bar. Quando poi ci si entra si scopre che ha anche una meravigliosa vista. E’ un locale molto conosciuto nella zona e l’ambiente riproduce di una volta, quello della tradizione locale. Oltre alla Pitina, abbiamo mangiato dei piatti a base di carne, specie il vitello.
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  • Ristorante antica Taverna: situato a poca distanza dal centro di Maniago, l’antica Taverna ha una location esclusiva con vista sui monti. Si mangia molto bene e anche all’aperto.
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  • Ristorante la Pignata: si trova a Poffabro e dopo la visita al borgo vi consiglio di fermarvi qui a mangiare. Ha una bellissima terrazza panoramica ma soprattutto un frico eccezionale.
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  • Trattoria Julia a Erto: Erto è il paese di Mauro Corona, lo scrittore. La trattoria Julia propone un cucina tradizionale in un ambiente locale ma informale. Ottimo il risotto coi fiori di zucca ed il cervo.
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  • Eurohotel di Maniago: oltre che a dormire qui, potete anche mangiare. Smettiamola con la solita storia che in albergo si mangia male. Qui ho mangiato una Rossa di Cavasso nuovo al Sale e un risotto al San Daniele che forse sono state le due cose migliori di tutto il tour. Mi sono concesso pure il bis.
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  • Trattoria alla Casasola di Maniago: questa trattoria a pochi passi dal centro di Maniago propone dei piatti della tradizione culinaria friulana davvero ottimi.
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Bene, spero di avervi detto tutto. Maniago e la zona che lo circondo mi è piaciuta molto. Se avete occasione, fermatevi per assaggiare ma soprattutto conoscerne la tradizione.

Grazie all’Ecomuseo Lis Aganis e al Comune di Maniago per avermi ospitato a questo bellissimo Blog Tour.

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