Onano e la lenticchia dei Papi

La lenticchia dei Papi, così è chiamata la lenticchia di Onano, paesino sul confine della Toscana ma ancora laziale nei pressi del lago di Bolsena. Ci avevamo fatto tappa a inizio estate durante il trekking Italia Coast to Coast io e mio fratello ma nei negozietti del paese nessuno vendeva lenticchie, se le coltivano, chi vuoi che le comperi le lenticchie in negozio?

Onano

Ci siamo poi fermati in piena estate io e mia moglie per una pizza nell’unica pizzeria del paese – sapete dove vendono le lenticchie? – consulto tra le due signore di servizio ai tavoli – sì le vendono giù dalla Agnese (o da un’altra signora, non abbiamo capito bene il nome) – risponde la più navigata e con la mano destra, con l’altra sorreggeva una pizza ai fiori di zucchina, si è messa a disegnare curve come una slalomista prima della gara – poi trovate una strada a sinistra – poi quanto? – mica tanto – e via di curve fino all’Agnese o a chi per lei. Non puoi dire che non hai capito, grazie, buona la pizza, ormai è tardi, ci passeremo.

Due giorni dopo il programma delle vacanze prevede Magliano e l’Abbazia di San Bruzio, fatto, Pitigliano e il suo panorama, fatto, Sovana e i suoi turisti, fatto, Parco Archeologico Città del tufo, f… – perché invece non andiamo a Onano? dai, non è tardi, facciamo ancora in tempo a cercare le lenticchie – è mia moglie che parla ovviamente – ma, e la Via Cava di San Sebastiano? e la tomba dei Demoni Alati? e quella di Ildebranda?  

Alla fine ho fatto come Esaù e ho ceduto gli Etruschi per un piatto di lenticchie.

Campo di lenticchie

A Onano giù per una stradina tutte curve, chissà se è quella indicataci in pizzeria, quanta strada? mica tanta, e, miracolo, c’è una casa, una specie di fattoria, e c’è una signora – le lenticchie? – non le abbiamo – ma non sono già state raccolte? – sì ma non sono ancora impacchettate, ci sarebbero quelle dell’anno scorso ma è un peccato – c’è qualcuno che le potrebbe avere? – potete provare su da Marino, prima di entrare in paese c’è una strada a destra, è dopo il ponte.

Dopo il ponte c’è un contadino su un minitrattore che sta entrando in una specie di rimessa addossata al costone di tufo – scusi? –  spegne il motore del trabiccolo e ci osserva in silenzio con sguardo indagatore, ci guardiamo anche noi, abbiamo qualcosa che non va? Tarchiato, faccione rotondo bruciato dal sole, barba non rasata da giorni, camicia stazzonata a quadrettoni azzurri e canottiera in bella vista, pantaloni blu da lavoro, stivali verdi bassi pieni di fango – Marino? – in risposta bofonchia qualcosa scuotendo la testa, poi – le lenticchie? le vendo anch’io le lenticchie – allora ha capito! Si gira e borbottando qualcos’altro si avvia verso il portone della rimessa, dobbiamo seguirlo?

La rimessa è ricavata da una grotta nel tufo, una fila di botti lungo la parete di fondo, una botte ovale su un biroccino, sedie spaiate piene di polvere, per terra taniche di benzina e sacchi di juta, una macchina agricola sconosciuta da attaccare a un trattore, una zappa abbandonata in un angolo, una bilancia da cucina tutta unta su un tavolo sbilenco coperto da una cerata a fiori irriconoscibili, e qui lascio la scena ai due attori, la signora e il contadino.

Pianta di lenticchie

Ha le lenticchie di quest’anno? – silenzio, lei mi guarda ansiosa, forse ha detto sì, poi biascica qualcosa e va a prendere una busta di plastica bianca abbandonata su una sedia – sono da mezzo chilo? – lui bofonchia qualcosa, nella busta ci sono quattro confezioni di lenticchie di Onano belle impacchettate con tanto di cartoncino informativo – quanto costano? e poi ce se servono cinque – borbottio indistinto, va a rovistare tra le buste di plastica sparpagliate sulle sedie e torna con un’altra confezione – cinque – sì, cinque sacchetti – no cinque euro a sacchetto – ma sono di quest’anno? – c’è scritto tutto, crediamo di aver capito, pare di essere alla sera davanti alla tv, cosa ha detto?

Lenticchia di Onano

Volete i ceci? – e porta un secchio grigio di alluminio pieno di ceci gialli, ci ravana con la manona, li tocca, quasi li accarezza – come si preparano? – si cuociono – poi bisbiglia qualcosa nel secchio come una formula magica, sguardi interrogativi – va bene, un chilo – e mentre li pesa sulla bilancia in un sacchetto trovato chissà dove – volete i fagioli? – e apre un sacco di plastica robusta – questi sono buoni, sono fagioli verdolino – vanno messi a bagno? – mugugno inintelligibile – un chilo? – mezzo chilo!

E questi li volete?  – per incanto è comparso un secchio di plastica blu contenente fagioli bianchi venati di rosso – la nostra terra è proprio buona per i legumi – si vede che ama la sua terra, tramesta con la mano e li lascia scivolare tra le dita, sembra quasi gli dispiaccia separarsene – va bene, mezzo chilo anche di questi – stavolta il sacchetto è verde trovato dietro la bilancia – bisogna metterli due giorni in freezer – questi? – brontolio orsino, forse quelli verdolino visto che li indica e li tocca.

Volete il riso? – no ce l’abbiamo anche noi il riso, ma a Onano c’è il riso? – si gira a contare i sacchetti sul tavolo e, secondo me, gli scappa un sorriso – quanti giorni in freezer i fagioli? –  tre, quattro giorni, quelli verdi – e gli altri? – fa segno di no scuotendo la testa – si cuociono – quanto? – i ceci sono buoni – vanno messi a bagno? – no i fagioli no, i ceci – mia moglie mi guarda interrogativa, io faccio spallucce – quanto è il totale? – conta con le dita – 42 euro, adesso però devo andare.

Pagato – va bene, grazie – grazie a voi – e se ne va sul suo minitrattore lasciandoci coi sacchetti in mano e la rimessa aperta.

Abbiamo comprato le lenticchie di Onano, i ceci di Onano, i fagioli verdolini di Onano, i fagioli normali di Onano, abbiamo resistito sul riso di Onano ma se insisteva appena un po’ facevamo l’affare, altro che Etruschi!

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