Visita alla Gola del Bletterbach e alla Valle dell’Adige

A volte si parte per ritrovare un’amicizia lontana, a volte per curiosità, a volte per desiderio di luoghi nuovi; io questa volta sono partita perché avevo uno spillo in testa. Spillo che mi era rimasto dalla lettura, avvenuta anni fa, di un libro giallo ambientato in Alto Adige, nei paesaggi intorno alla gola del Bletterbach. Non ricordo molto della trama, ma ciò che mi è rimasta è stata l’impressione di questa fenditura profonda nella roccia, con stratificazioni millenarie, da percorrere in un viaggio attraverso le ere geologiche, dichiarata da poco Patrimonio UNESCO.

GOLA DEL BLETTERBACH

La gola del Bletterbach è un luogo mitico e misterioso che riporta la mente a tempi talmente lontani da perdervisi.

La discesa nella profondità del canyon mostra 250 milioni di anni di storia della terra: pietre che risalgono a ere millenarie, orme di sauri, piante fossilizzate, molteplici tracce di cibo, di scavo e di sedimentazioni marine con conchiglie, chiocciole e ammoniti che vissero nei mari tropicali delle Dolomiti.

La partenza è al Centro Visitatori e Museo Geologico che si trova ad Aldino in Val d’Adige; il costo del biglietto è di 6 euro. All’ingresso ti dotano di caschetti contro la caduta di sassi.

Si parte da un sentiero in piacevole salita nel bosco, per poi raggiungere vari punti panoramici in cui si ammira la gola in tutta la sua imponenza, per poi scendere per ripidi, ma fattibili sentieri, verso il fondo, anche se raramente si può percorrerlo, perché vi scorre un torrente. Bisogna controllare sul sito.

Il sentiero poi si dirama e si può scegliere se costeggiare tutto il canyon e raggiungere il paese di Regnano o visitare il Corno Bianco.

Eh sì perché nell’orogenesi millenaria qui si scontrarono, durante i movimenti tellurici che diedero l’assetto attuale ai continenti, il Corno Bianco e il Corno Nero, lasciando questa profonda fenditura che è come una storia della terra a cielo aperto, in tutte le sue stratificazioni e in tutte le sue tracce.

corno bianco
Corno Bianco

E’ interessante alla fine dell’escursione visitare anche il Museo, perché qui sono raccolti vari reperti provenienti dalla gola, come tracce di ammoniti e creature lamelliformi, vari tipi di cristalli e rocce che la compongono ed impronte di dinosauri che la popolarono. Tra queste le più presenti sono quelle dei gorgonopsidi, rettili di tre metri, carnivori, dotati di lunghi denti canini a sciabola che vissero durante il Permiano superiore.

La visita è adatta ed interessante anche per i bambini.

Impronte dinosauri
 GOLA DEL BLETTERBACH
GOLA DEL BLETTERBACH

SALORMO – EGNA

Durante la mia permanenza in Val d’Adige ho soggiornato a Salorno, che dista 20 minuti d’auto dal canyon, definita città slow, che dopo essere stata spopolata a causa di un’alluvione, ora sta riprendendo vita, seguendo il modello del buon vivere, della buona cucina e dell’aria incontaminata. Sul paese svetta un castello medioevale visitabile e il borgo risuona del rombo di una cascata che si getta proprio dietro alcune case.

SALORMO cascata

A 5 minuti di auto c’è poi Egna, definita uno dei borghi più belli d’Italia. Qui tutto ha il sapore del passato, della vita della valle, dei tempi che furono e degli abitanti che vi vissero.

Interamente medioevale, Egna si snoda intorno ad una piazza decorata con antiche fontane in pietra e palazzi aviti, ornati dai classici gerani ai balconi, e fuori dalle chiese si notano statue lignee del Cristo con appese ai bracci della croce delle pannocchie, retaggio di riti pagani dell’abbondanza persi nei meandri del tempo.

Ma la parte più interessante sono i bassi portici che la percorrono, interamente conservati, così come i portoni in legno e ferro, davanti ai quali  si aprono cantine e osterie scavate nella pietra, dai banconi centenari, dove ti puoi soffermare a mangiare o a bere ottimi vini locali.

CANTINA DORNACH

In Val d’Adige non si può tralasciare di parlare del vino ed in particolar modo del re della valle: il Pinot.

Già il paesaggio è tutto un susseguirsi di vigneti e meleti e qualsiasi cantina si scelga di visitare non si sbaglia, ma io ho deciso di fare un’esperienza nuova, andando alla cantina Dornach di Patrick Uccelli, appena sopra Salorno, che produce vini futuristici, con la tecnica dell’agricoltura biodinamica, che, da quanto mi hanno spiegato in azienda, è una sorta di circolo virtuoso di autoproduzione, un po’ come avveniva nei monasteri benedettini dell’anno Mille.

Si giunge in un castello ottocentesco con una splendida terrazza sui vigneti che degradano verso il paese e si possono assaggiare diversi prodotti, dal Pinot bianco, al Pinot Nero, fino a giungere all’ Orange, un vino color arancione, molto in voga in questo momento nell’alta cucina. Hanno gusti e profumi particolari, perché Patrick si definisce un artista del vino e sperimenta sempre nuovi innesti, fino a giungere all’avanguardia di produrne uno utilizzando il grappolo intero dell’uva.

cantina Dornach panorama

Il costo per la degustazione di 3 vini è di 15 euro, ma a me per quella cifra ne hanno fatti assaggiare ben 8! Sono  molto gentili ed amano parlare della loro passione fin nei minimi particolari, facendoti visitare tutti i luoghi della tenuta. Per prenotare è facilissimo, basta andare sul loro sito e scegliere giorno e ora, poi si paga in loco.

Esportano in tutto il mondo e, secondo me, è un tuffo nel futuro della viticoltura sostenibile.

cantina Dornach

SPECKSTUBE PERKEO

E dopo il bere, come non fare un accenno alla cucina. Io consiglio un locale sempre a pochi km dal centro paese (in località Grunwald) con una terrazza che si apre su una vista spettacolare della valle sottostante. Il ristorante si chiama Speckstube Perkeo e la sua specialità sono i funghi. Qui puoi assaggiare i rari ovoli che propongono sia in insalata che in un primo, poi porcini e finferli. Inoltre prodotti di stagione come i fiori di zucchina al formaggio locale ed ottima cacciagione. Per non parlare poi dei dolci, serviti in porzioni abbondantissime, preparati con latte e panna di malga: dal tiramisù, alle meringhe, allo strudel.

Una particolarità è che usano nei condimenti tante erbe e fiori d’alpeggio che danno un tocco squisito e raffinato a tutte le pietanze. Grappe e biscottini finali sono sempre offerti, prezzi buoni. E comunque solo la vista vale una sosta.

LAGO DI CALDARO

A sempre 20 minuti di auto da Salorno, che, a mio parere, è un punto strategico per visitare queste zone, si trova il lago di Caldaro, un limpido specchio d’acqua balneabile, immerso in un paesaggio da favola tra il verde delle montagne. Purtroppo per accedevi bisogna fare il biglietto d’ingresso della piscina di san Giuseppe al Lago, perché per il resto è ad uso e consumo degli hotel che si trovano sulle sue sponde. Ma, una volta superata la piscina, si può prendere il sole e tuffarsi nelle sue acque color smeraldo.

 lago di Caldaro
Il lago di Caldaro

Io ho trascorso qui un pomeriggio e devo dire che mi sono veramente rilassata dopo una bella camminata di 3 ore che parte da San Giuseppe al Lago per attraversare meleti, vigneti, un basso bosco di faggi e castagni, fino a giungere ai Prati della Primavera, chiamati così per le intense fioriture stagionali. Io li ho percorsi in agosto, ma erano ugualmente puntellati di margheritoni rosa e lilla che davano una sfumatura di tramonto a tutto il territorio.

In 3 ore di cammino 4 paesaggi diversi: lago, foresta, colture, prati. Questo sono le nostre Alpi. Si chiama passeggiata per la Valle della Primavera ed è indicata molto chiaramente dalle insegne.

passeggiata per la Valle della Primavera

GIARDINI TRAUTTMANSDORFF

In un giorno in cui piovigginava, ho poi deciso di visitare i Giardini del castello Trauttsmandorff  appena fuori Merano, i mitici giardini dell’imperatrice Sissi. Trattasi di un parco di 12 ettari di terreno con 7 km di sentieri in cui la regina ha voluto ricreare i diversi ambienti della terra.

Si passa da un giardino zen giapponese ad un labirinto di bosso, da un lago di ninfee a un bosco di latifoglie, da una serra di orchidee rare, alla zona delle piante grasse. Il tutto in un saliscendi di gradini, statue, specchi d’acqua con carpe koi, pergole di vite,ponticelli , installazioni di architetti, tra i quali Matteo Thun, pareti rocciose e bar in stile primi ‘900.

Sono uno spettacolo unico in Italia a questa quota ed un’oasi di pace scandita dallo scroscio dei rivoli d’acqua che li attraversano tutti.

Il costo del biglietto è di 15 euro e c’è anche un bel bookshop, dove, tra le varie cose, vendono i bulbi delle piante che hai incontrato nel giardino.

E per finire, mi sono ricordata il titolo del libro che mi ha ispirato tutto questo: “ La sostanza del male” di Luca D’Andrea, Einaudi editore.

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