Cosa vedere a Pavia e Lomello, città dei Longobardi

E’ tutto organizzato, parcheggiamo vicino a San Pietro in Ciel d’Oro, poi andiamo al museo, poi sempre in macchina all’altra chiesa, non c’è niente da camminare.

A Pavia il parcheggio per San Pietro in Ciel d’Oro è occupato da un mercato, antiquariato e prodotti locali, però le ciliegie sono belle, si va a piedi ovviamente, anche al museo e fate prima ad andare a piedi a San Michele ci dirà il nostro accompagnatore – come al solito, commenta mia moglie.

Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro

Siamo qui per colpa dei Longobardi, ho letto un po’ la loro storia e vuoi non venire a Pavia, la loro capitale? Per la verità è rimasto ben poco da vedere però in San Pietro in Ciel d’Oro c’è la tomba di Liutprando, l’ultimo grande re longobardo ma c’è la messa e bisogna aspettare, foto alla facciata? È in controluce, lo sanno tutti che le chiese sono orientate con la facciata a ovest e se tu arrivi al mattino… Finalmente scendiamo in chiesa, sì, scendiamo una decina di scalini per arrivare al pavimento della chiesa antica, incredibile quanta roba ammucchiamo nei secoli noi umani, dietro l’altare una bellissima arca di marmo bianco – la tomba di Liutprando? No è la tomba di S. Agostino che Liutprando ha riscattato dai saraceni a Cagliari, e lui dov’è? In una cassettina sotto il pilastro di destra all’ingresso della cripta, HIC IACENT OSSA REGIS LIUTPRANDI, e nella cripta c’è la tomba del filosofo Severino Boezio ricordata anche da Dante…io parlo e lei dov’è? A fotografare il soffitto affrescato della sacrestia, sì è bello, ma…

Il selciato della chiesa è coperto dai chicchi di riso dell’ultimo matrimonio, la vita continua.

Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro
Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro interno
Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro interno

Musei Civici

Sopra le mura del castello visconteo, sede dei Musei Civici, un volo spettacolare di rondoni, nel cortile interno sedie e maxischermo per spettacoli serali, altro che cinema drive-in, la Sala dei Longobardi è chiusa per mancanza di personale, ma come? siamo venuti fin qui per i Longobardi? Impietositi aprono solo per noi il settore della Sala Longobarda, oltre la gentilezza, grazie.

Nelle teche del primo ambiente tante bottiglie e bicchieri di vetro, belli quelli blu – questa è la coppa di Ennion, è stata esposta anche a New York – ci dice orgoglioso il nostro accompagnatore personale, e poi ampolle, beute e matracci, sono di epoca tardo romana ma sembrano i modellini di Morandi, il pittore, non il cantante.

Sala Longobarda
Sala Longobarda

In una vetrina della Sala Longobarda punte di lancia arrugginite, umboni di scudo scheggiati dai colpi, spade senza impugnatura e il famoso scramasax, un coltellaccio multiuso che tutti gli uomini liberi, gli arimanni, possedevano, questa è la mia vetrina, quelle di mia moglie contengono collane e orecchini d’oro – ma sono gioielli romani non longobardi!? E allora? – poi collane multicolore in pasta di vetro, crocette d’oro, fibbie d’oro e pietre preziose – ma sono ostrogote, non longobarde!? Sono belle lo stesso… I pezzi più famosi della scultura longobarda sono le due lastre di marmo una con pavoni l’altra con mostri marini provenienti dal monastero di Teodote, amante non si sa bene quanto consenziente di re Cuningpert che, per mettere a tacere la faccenda, l’ha poi confinata in un monastero.

Lastre funerarie, epitaffi latini, nomi barbari, Ansprand, Audoald, Cuningpert, Perctarit, Aripert… senti il battere degli zoccoli dei cavalli sul selciato della città, sono ancora qui.

Sala Longobarda
Sala Longobarda

Cripta di S. Eusebio

A cinque minuti, sempre a piedi, dal castello c’è una tettoia circondata da una cancellata, sotto c’è la cripta, prima c’era anche la chiesa, adesso c’è il Palazzo delle Poste, noi italiani siamo fatti così. Era la cattedrale ariana dei Longobardi, ovviamente fatta e rifatta nei secoli, quello che ora resta di quel periodo, ci spiega il nostro accompagnatore che ci ha guidati dal museo e ci ha aperto la cripta, sono le parti più basse dei muri e due capitelli, forse, non tutti gli esperti sono d’accordo, noi fotografiamo sicuri: sono longobardi! basta con questi specialisti azzeccagarbugli!

Cripta di S. Eusebio
Cripta di S. Eusebio

Basilica di San Michele Maggiore

La facciata, anche se in ombra, è imponente, capolavoro del romanico dicono le guide, ma la chiesa originale era longobarda, di quattrocento anni prima, sì quattrocento, nella nostra mente spesso il passato è come accartocciato ma in realtà quando l’hanno rifatta c’era la stessa distanza temporale che c’è tra noi e la Monaca di Monza, tanto per restare col Manzoni.

Anche qui è in corso la messa domenicale – faccio il giro per fotografare l’abside, tu se sei stanca di camminare, aspettami qui, torno tra cinque minuti. Neanche due minuti e suona il cellulare – mi sono persa! Come ti sei persa? Volevo seguirti… Persa nel fare il giro della chiesa?

San Michele Maggiore è la basilica dove venivano incoronati i re longobardi e anche il Barbarossa ha voluto farsi incoronare qui per affermare il suo diritto a governare l’Italia, incoronato con la Corona Ferrea di Monza – è stata Teodolinda a portarcela via – ci dice una signora con sorriso di circostanza mentre fotografiamo la lastra pavimentale che ricorda l’avvenimento, ancora ‘sta storia dopo millequattrocento anni!?

San Michele Maggiore è la basilica
San Michele Maggiore è la basilica
San Michele Maggiore è la basilica

Lomello

Quaranta chilometri sotto il sole persi tra le risaie, ibis sacri in volo, un airone cenerino sul bordo di un canale, cornacchie a infastidire gli aironi guardabuoi nelle risaie in allagamento, piccioni a beccare tutti i semi dove ancora l’acqua non è arrivata e finalmente Lomello e la nostra trattoria.

Quaranta chilometri all’ombra della foresta che allora copriva quasi tutta la pianura quelli fatti dal corteo di longobardi che accompagnava Teodolinda, quella ladra, direbbe la signora di San Michele, all’incontro col suo promesso secondo sposo, Agilulfo, duca di Torino, incontro con sposalizio a Lomello e pranzo probabilmente meglio del nostro in trattoria. Meno bene è andata a sua figlia, la regina Gundeperga, accusata di adulterio e rinchiusa dal re e marito Arioaldo in una torre del castrum di Lomello, a toglierla dai pasticci un suo supporter che ha vinto in un duello ordalico il campione dell’accusa con ciò dimostrando ancora una volta che chi vince ha sempre ragione.

Ma storia e racconti a parte, a Lomello c’è la Basilica di Santa Maria Maggiore, la prima chiesa romanica di Lombardia, lo so non c’entra niente coi Longobardi, e, di fianco alla chiesa, un antichissimo battistero, questo sì di fondazione longobarda. A spiegarci il tutto un signore della Proloco locale, molto preparato, ricco di rimandi e spiegazioni, anche troppo, che ci accompagna alla basilica, esterno scenografico con le sue arcate diroccate e il campanile appoggiato sulle mura massicce, colpa del Diavolo dice la leggenda ma questa è un’altra storia, e interno all’avanguardia al tempo della sua costruzione, anno Mille e dintorni, con le prime volte a crociera d’Italia.

Basilica di Santa Maria Maggiore

Il battistero di San Giovanni ad Fontes, originario di epoca longobarda, ha una linea semplice e pulita, in mattoni come la basilica, anche qui devi scendere per entrare, la struttura è ottagonale ma la vasca battesimale è esagonale, residui di pitture sulle pareti sorprendentemente alte. Il complesso basilica e battistero in foto fa un figurone.

Il battistero di San Giovanni ad Fontes
Il battistero di San Giovanni ad Fontes
Il battistero di San Giovanni ad Fontes

Al ritorno – perché programmi il navigatore se poi non lo segui mai? Vabbé l’abbiamo allungata un po’ ma il ponte di barche a Boffalora non l’avevo mai visto,  a proposito, come facevano ad attraversare il Ticino? No, ti prego, per oggi basta longobardi.

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