I Templi di Bali – Quali vedere

Mi hai portata a vedere tutti i templi di Bali e non ne hai scritto nemmeno una riga!? E’ vero ma sono troppi e non saprei da che parte cominciare – parti dal primo, no? Elementare, Watson.

I templi balinesi sono un bel problema. Per me un tempio è una costruzione tipo una chiesa, una moschea, una sinagoga, un tempio greco o indiano, quelli di Bali no, non sono così.

Nei templi di Bali non c’è una costruzione chiusa per accogliere i fedeli in preghiera ma ci sono tre cortili in sequenza su tre livelli diversi, il più basso, aperto a tutti, è il cortile dell’accoglienza e del riposo per chi arriva, il secondo è quello dove avvengono le cerimonie pubbliche e le feste sempre accompagnate dal suono del gamelan, l’orchestra tipica balinese, il terzo cortile, quello più in alto e più vicino alla divinità, è riservato ai soli fedeli indù.

Per salire da un cortile all’altro si passa da porte costituite da due pilastri di pietra che sembrano mani in preghiera, nei cortili ci sono tettoie per il riparo dei fedeli e il deposito degli arredi sacri, altari per le offerte, torri campanarie e torri santuario (meru) con tetti a più livelli simili alle pagode cinesi, insomma, il tempio di Bali è un tempio diffuso.

Pura Besakih, il Tempio Madre

Pura Besakih tempio
Pura Besakih

Wayan, il nostro accompagnatore, ci aveva avvertiti, guardate che le guide vi chiederanno dei soldi anche se il loro compenso è incluso nel biglietto. Detto fatto, la nostra, che ci ha spiegato un po’ la struttura del tempio con tanti nomi balinesi impossibili da ricordare e una certa premura di finire, voleva il doppio di quanto le abbiamo dato come mancia perché siamo in due!?

Tu cosa ti ricordi del tempio di Besakih? Che ci hanno portati su in motoretta – e poi? Che c’erano un casino di mura, cortili e templi, non ci ho capito niente. Il Pura Besakih, il tempio più importante di Bali, è in realtà un insieme di tanti templi sparsi sulle pendici del vulcano Agung, templi diversi perché ogni casta ha il suo, c’è quello dei guerrieri, quello dei commercianti, quello dei sacerdoti, in genere è quello con più dorature, e quello della gente comune, molti sono chiusi al pubblico ma sono circondati da basse mura che permettono di osservare e fotografare l’interno.

E così sali una scala fiancheggiata da naga minacciosi e fotografi le offerte sugli altari, scendi e zoommi sui guardiani di pietra agli angoli dei padiglioni, attraversi una porta e ammiri le guglie che puntano verso il cielo, risali una ripida stradina e punti l’obiettivo sui tetti di paglia nera di un gruppo di meru in mezzo a un cortile deserto, dopo un po’ sei frastornato e perso, sembrano tutti uguali – ma non ci siamo già passati? non mi sembra… Non c’è l’esuberanza di colori dei templi indiani, i pavimenti, i viottoli, le scale, le mura, le porte, gli altari, tutto è costruito in pietra lavica nera come neri sono i tetti di paglia e ci si mette pure il grigio del cielo, solo i sarong variopinti di turisti e fedeli riescono a dare un po’ di colore e vita a questo mondo solenne e austero.

Stanca? Per forza, non c’è un pezzo in piano, solo gradini su e giù….

Pura Besakih
Pura Besakih
Una porta del Pura Besakih
Una porta del Pura Besakih
Una porta del Pura Besakih
Fedeli al Pura Besakih

Pura Lempuyang, la Porta del Paradiso

Due ore di coda accalcati sotto una tettoia per una foto, ma non una foto qualunque, una foto indimenticabile, quella sulla Porta del Paradiso, quella con il cono del vulcano Agung sullo sfondo e il riflesso nell’acqua, quella che se la cerchi in internet ne trovi a migliaia, quella che non abbiamo fatto perché due ore sono troppe e poi mica possiamo saltare a comando come fanno tutti – alla nostra età? – e, per dirla tutta, non c’è nemmeno l’acqua, il riflesso è un trucco fatto con uno specchietto dai fotografi locali che al riparo di un ombrello scattano foto a pagamento usando i cellulari dei ragazzi: in posa! jump! clic! sotto un’altra coppia! Questi però erano proprio bravi, che bel salto!

La porta del paradiso
La porta del paradiso

Mentre tu ti diverti a vedere il mondo zompare felice io salgo agli altri due templi – ma ci sono le scimmie?! Mica mi mangiano – ma ci sono 1.700 gradini?! E che sarà mai – Wayan dice che non ce la fai, alla tua età! Figurati se non ce la faccio…

In salita al secondo tempio mi superano una coppietta di italiani, lei però aveva il fiatone come me, e tre mototaxi con turista incorporato. Il tempio è piccolo, immerso nel fondale verde della foresta che si perde in alto nella nebbia, sei donne pregano in ginocchio con le mani giunte all’altezza della fronte, un bramino le benedice con acqua benedetta, una scimmia coi baffi bianchi ruba indisturbata le offerte sull’altare, un vecchietto con bastone e due ragazze in kebaya, la camicetta di pizzo che tutte le donne indossano, salgono una scalinata di fianco al tempio con le offerte in equilibrio sulla testa, i 1.700 gradini iniziano qui…

Aveva ragione Wayan.

La porta del paradiso tempio bali
Salita al terzo livello
La porta del paradiso
In attesa
La porta del paradiso bali
Ressa per la foto

Pura Ulun Danu Batur, il Tempio della montagna

Wow! che panorama!

Dalla terrazza alle spalle del tempio la vista è superba: nel centro della caldera formata dall’esplosione di un  enorme vulcano chissà quanti milioni di anni fa si eleva il Gunung Batur, il vulcano famoso per il trekking notturno alla sua cima, ombre di nuvole corrono sopra colate di lava rugginosa e vanno a dissolversi nelle acque azzurre del Danu Batur, il grande lago che alimenta tutte le risaie del centro isola, lontano, oltre la cresta della caldera, si intravede tra cumuli di nuvole bianche la cima del sacro vulcano Gunung Agung, quello su cui sorge il Pura Besakih.

A proposito di vulcani e eruzioni, nel 1926 il Batur ha sommerso con una colata di lava il tempio originario; i balinesi, abituati a queste situazioni, hanno ricostruito tempio e villaggio, ormai diventato l’odierna Kintamani, più in alto sul bordo dell’antico cratere e, secondo me, ci hanno guadagnato.

Ingresso al Pura Ulun Danu Batur
Ingresso al Pura Ulun Danu Batur

Che il tempio sia tutto sommato nuovo lo si capisce dagli spigoli vivi dei muri non ancora addolciti dal tempo, dai colori vivaci dei guardiani delle porte e dalle dorature ancora luccicanti, che sia anche un tempio importante lo si intuisce dal numero di fedeli che entrano dalle sue porte riccamente scolpite, dal profumo d’incenso dei bastoncini che fumano nei bracieri, dalle tante offerte cadute dagli altari sparsi un po’ ovunque perché è  grande questo tempio, e vivo, ombrellini bianchi e gialli a proteggere i padiglioni, bandiere a vela multicolori a gareggiare in altezza coi penjor (i fusti di bambù intrecciati), al centro, nel terzo cortile alberi sottili e scuri come cipressi accompagnano lo slancio del meru principale, una pagoda di undici piani in elegante equilibrio verso il cielo.

Ingresso al Pura Ulun Danu Batur bali
Verso il cielo
tempio Pura Ulun Danu Batur
Decorazioni
Ingresso al Pura Ulun Danu Batur
Un fedele al Pura Ulun Danu Batur

Pura Luhur Batukau, il Tempio della foresta

Alle tue figlie sono già spuntati i denti da latte? – sguardo perplesso – ma se hanno più di trenta anni!? Ah, bene, allora puoi entrare. All’ingresso c’è un cartello con il solito divieto d’ingresso alle donne incinte o mestruate e questo divieto del tutto nuovo: non possono entrare le donne con un figlio a cui non è ancora spuntato il primo dente, noi siamo a posto, e c’è un’altra novità, gli uomini, io e cinque o sei olandesi grossi e caciaroni, oltre al sarong devono indossare l’udeng, il buffo cappellino/bandana che tutti i balinesi indossano, inutile dire che ci facciamo un figurone.

Pura Luhur Batukau tempio
Non si può andare oltre

Il Pura Luhur Batukau è rannicchiato nel folto della foresta a 1300 metri sul pendio del Batukau, la seconda montagna più alta di Bali, nell’area più piovosa dell’isola – i muschi crescono tra le fughe del pavimento? mi sembra il minimo – le felci ricadono dagli stipiti delle porte di pietra? una bellezza! – le erbe invadono i muri a secco? Il fascino ne guadagna, non che ce ne sia bisogno: il silenzio rotto dal chiacchiericcio delle vecchiette che preparano le offerte, l’ombra umida della foresta tutta intorno, i cestini di riso balinese sugli altari, quello locale raccolto delicatamente a mano, i tetti di paglia nera macchiati di verde, il vecchio bramino  vestito di bianco con lo sguardo perso nel nulla, un luogo fuori dal mondo, un’atmosfera mistica.

Se non fosse per gli olandesi.

Pura Luhur Batukau tetto
I tetti dei meru
Pura Luhur Batukau donna
Offerte di riso balinese
Pura Luhur Batukau donna
Preparazione delle offerte floreali

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