La prima fase del viaggio ha visto i partecipanti arrivare dall’Italia al Kazakistan. Il 15 luglio è iniziato il percorso che li ha portati fino ad Hong Kong, e poi ci saranno le tratte Canada-Panama, Colombia-Bolivia, Bolivia-Argentina, Sudafrica-Etiopia, Etiopia-Italia, per giungere finalmente a Milano il Primo Maggio 2015 in concomitanza con l’apertura dell’EXPO 2015.
Dal diario di Luca Rizzotti
5 agosto
Venezia che muore, Venezia affacciata sul mare… cantava Francesco Guccini. Noi siamo ancora lontani dal mare ma la piccola Venezia come qui chiamano, con un filo di supponenza, la città di Fenghuang ci accoglie afosa e affollata di turisti, come spesso capita in questa stagione anche in Laguna. Il paragone è però davvero improponibile, anche se la città conserva ancora le vestigia di un tempo non lontano in cui doveva essere certamente molto affascinante. Osserviamo resti di mura e fatiscenti porte turrite, traballanti case su palafitte e vecchi templi mentre il fiume Tuò Jiang scorre tra due rive cittadine con case affacciate sul pelo dell’acqua. L’andirivieni d’imbarcazioni condotte da simil-gondolieri armati di lunghi remi di bambù in luogo, i ponti e le viuzze sono comunque un’attrazione per orde di turisti cinesi ai quali è offerta ogni sorta di commercializzazione vacanziera.
6 agosto
Regione del Guangxì. Grazie alla guida sicura dei Driver e alla fermezza dell’indice di Nico nel posizionarsi sulla cartina, tappa dopo tappa, abbiamo compiuto novemila chilometri. Li stiamo festeggiando nella legnosa e traballante Guest House abbarbicata a mille metri di quota nella località di Longsheng, con una cena a base di pollo e bambù al vapore. Siamo saliti al calar del sole alle risaie a terrazza della Spina dorsale del Drago, uno dei più stupefacenti luoghi di questa parte della Cina. Le risaie sono un capolavoro d’ingegneria rurale e occupano un tratto di territorio collinare punteggiato di villaggi abitati da minoranze etniche tra le quali prevalgono quelle zhuang e yao. Le donne di qui usano non tagliare mai i loro fitti capelli corvini che portano raccolti e nascosti sotto copricapi tradizionali ma che quando sciolgono lungo le loro schiene arrivano a sfiorare l’acqua degli infiniti ruscelli che qui servono soprattutto per irrigare i campi di riso e granturco.
A poche centinaia di chilometri dalla meta, quando ormai siamo convinti di avere saturato la misura delle emozioni, Yangshuò ci coglie letteralmente di sorpresa. È con la bocca aperta che ci rendiamo conto che il paesaggio che abbiamo di fronte ai nostri occhi è forse uno dei più stupefacenti visti fin d’ora e anche tra i più noti nell’immaginario collettivo riguardante la paesaggistica di questo paese. Fin dall’autostrada riusciamo a scorgere il profilo degli svettanti e verdi picchi calcarei che come giganteschi fantasmi profilano il percorso che ci porta in città. La formazione di queste vette è dovuta all’erosione esercitata dall’acido carbonico che fa si che si aprano spaccature nella roccia calcarea che nel corso dei secoli si allargano sino a formare grotte le cui parti superiori finiscono per crollare, lasciando in piedi solo le alte pareti laterali.
Risaliamo il fiume lentamente, distribuiti su leggere imbarcazioni di bambù spinte con canne di stessa fattezza dalle mani nodose e usurate dalla pioggia e dall’umidità di barcaioli pazienti, atavicamente stanchi di appartenere da sempre a questo mondo d’acqua che genera vita e pane quotidiano ma che allo stesso tempo erode e consuma.
Ci siamo alzati molto presto per evitare la folla di turisti cinesi e siamo stati premiati. Non c’è anima viva mentre un paesaggio onirico si snoda lungo le sponde del fiume. Una leggera pioggia e qualche nuvola grigia che assieme all’umidità avvolge i picchi che sembrano emergere all’improvviso dal nulla rendono tutto affascinante e mettono in moto un turbinio di fotografie e riprese che avrete modo di vedere presto. Del resto le parole in questi casi servono davvero a poco. E forse non basteranno nemmeno le immagini. Questo stupefacente scenario è a malapena immagazzinabile solo da occhi presenti sul posto. Girare lentamente su se stessi per una panoramica a 360 gradi in piedi a poppa o a prua è forse l’unico modesto modo di condividere uno dei punti di vista di Dio.
Il 13 agosto Ottavio, Alessandro, Luca, Nico, Toni e Paolo hanno terminato con successo la missione a loro destinata; il secondo tragitto, del progetto 7MML around the world 2014-2015 abbinato a Emergency, dal Kazakistan a Hong Kong. Ora i mezzi sono stati caricati nel container con destinazione Vancouver. Il team Rosa avrà il compito di sdoganare e portare il pick-up e il suv Great Wall a Panana. Il gruppo tutto al femminile partirà il 15 di settembre.
Leggi la puntata precedente: Cina, rotta sul Fiume Azzurro
L’associazione culturale 7MML è diretta da Giuliano Radici (presidente) e Marco Bariselli (tesoriere).