Cambridge, Inghilterra: non solo università

Il nostro viaggio nel Regno Unito comincia da Cambridge, una ridente cittadina del Cambridgeshire famosa non solo per l’università, celebre in tutto il mondo, ma anche per gli edifici storici, le stradine in ciottolato, i pubs e per il fascino unico e irresistibile. Arriviamo a Cambridge dall’aeroporto di Stanstead, un viaggio in auto di 45 … Continua

Da Kathmandù a Lhasa: diario di viaggio

Ogni lunedi pubblichiamo Diari di Viaggio, racconti e avventure scritti e/o suggeriti dai nostri lettori. Sei da poco tornato da un viaggio e vuoi condividere la tua esperienza, il tuo diario di viaggio? Scrivi a [email protected]. Namastè! Sono passati quasi vent’anni dall’ultima volta in cui sono stato a Kathmandù. Avevo lasciato una città fatta di strade in … Continua

Ma proprio in Cambogia dovete andare?

E’ questo il primo commento / reazione di amici e parenti, alla notizia del nostro viaggio in Cambogia. La Cambogia e’ un paese misterioso, affascinante e poco conosciuto al turismo di massa, fatta eccezione per il gigantesco tempio di Angkor Wat e le città di Sean Reap e Phnom Penh. Fino a non molto tempo … Continua

Sicilia on the road: bella ma poco travel friendly

Viaggiare in Sicilia on the road da backpaker, o comunque da viaggiatore indipendente, non e’ un’impresa facile, certamente meno semplice di ciò che si possa pensare: vitto, alloggio e trasporti non sono di certo tra i più travel friendly d’Europa. Nonostante sia una delle più belle e caratteristiche destinazioni d’Italia, con una popolazione amichevole, cordiale e … Continua

Sicilia on the road

Viaggiare in Sicilia può essere un’esperienza esilarante e allo stesso tempo scioccante! Dopo anni di consigli e raccomandazioni da parte di amici, parenti e lettori vari, abbiamo finalmente deciso di intraprendere un viaggio in Sicilia: sembra strano ed in un certo senso anche assurdo essere stati negli angoli più remoti del pianeta e non in … Continua

Porto de Galinhas, Brasile

Il racconto di viaggio di Giovy che nel 1998, visita per la prima volta il Brasile: un viaggio ed un’avventura raccontata in modo piacevole e coinvolgente…

Avevo 20 anni, tondi tondi perchè era il 1998. Lavoravo dall’ottobre prima ed ero fortunata perchè a 20 anni avevo già tra le mani un contratto a tempo indeterminato e potevo permettermi 3 settimane di ferie per volare dall’altra parte del mondo: in Brasile. O meglio, a Recife, nel Pernambuco … pieno Nord-Est brasileiro, posto fatto di contraddizioni eterne. Mi ricordo il volo lunghissimo, via Bruxelles e ricordo pienamente l’odore acre dell’aria quando uscii dall’aeroporto assieme alle altre 5 persone che viaggiavano con me.

Ci venne a prendere Antonio, un nostro amico che si era preso un anno sabbatico e che faceva volontariato nel Barrio do Pina, nella Favelas do Bode presso un centro fondato da due suore con un coraggio grande come il mondo. Quell’estate, per quelle tre settimane, io mi occupai di seguire alcuni meninhos de rua del centro di Recife. Attraversavo la favela tutti i giorni e, momento dopo momento, i sorrisi verso di me aumentavano e il fruttivendolo mi lanciava una Guajava tutte le mattine.

Il primo giorno ero timorosa, l’ultimo piangevo per non andare via. Quei giorni vissuti nell’ultimo luogo che ognuno spererebbe per chiunque, venivano intervallati da week end di decompressione perché altrimenti impazzivamo. Quando si affrontano certe esperienze, è necessario darsi una tregua senza sentirsi in colpa perché noi non siamo abituati a tutta quella vita difficile ed restarci dentro troppo ci annulla al punto di non essere più utili alla causa che ci ha fatto volare dall’altra parte del mondo. Per questo, senza colpe, è necessario garantirsi una decompressione… perché il nostro carattere è cedevole.

La mia prima pausa… e quella dei miei compagni di viaggio si chiamò Porto de Galinhas, un luogo a sud di Recife, che raggiungemmo con un pullman scalcagnato. Nel 1998 era ancora genuino, piccolo, con poche posadas e tanti pescatori.
Ora ho idea che sia  un po’ più turistico … ma mi piace pensare che la sua essenza sia ancora quella di 13 anni fa.

Il nome di quel luogo si deve all’epoca coloniale quando gli schiavi arrivavano copiosi in tutte le Americhe.
In Brasile la schiavitù venne abolita nel 1888 e, malgrado questo, gli schiavi continuavano ad arrivare con il nome in codice di “Galline dall’Angola”. Gli schiavisti mandavano missive ad Olinda o Recife dicendo “stanno arrivano le galline dall’Angola”.
E molto, di quell’epoca, è rimasto nel piccolissimo centro storico di quel luogo nordestino.
C’è la piazza dove gli schiavi venivano venduti e tutti gli aggeggi ai quali venivano legati. Ci sono le fazende, lì vicino, e ci sono le case signorili. Io le fotografavo pensando, nell’ingenuità dei miei vent’anni, a quanto il Brasile non fosse cambiato.
Infondo si era solo modernizzato. I nuovi schiavi erano incatenati ad una società impari e difficile, ad un destino avverso nel caso si nascesse nella parte sbagliata della città.
No, non dovevo fare quei pensieri quel giorno… era il mio momento di decompressione… no Giovy… basta, non devi.
Invece continuavo e nella mia mente girava a loop una frase di Frei Betto, persona splendida che ebbi la fortuna di sentire in una conferenza a Recife qualche giorno prima: egli affermava che il Sud America altro non era che lo specchio del mondo che sarebbe venuto di lì a poco tempo, con una separazione ampia tra i ricchi e i normali… che a lungo andare sarebbero diventati i nuovi poveri.

Ultima parte: India dal punto di vista di una viaggiatrice.

 

Ultima parte di questo contributo sull”india da parte di una viaggiatrice.

La prima volta che sono andata in India – a Gwalior, dove risiedo normalmente – ho incontrato una comunità di sikh. Ogni volta che torno mi circondano di affetto e cordialità. Il loro tempio si trova nel recinto del forte sulla collina della città. Ogni città indiana ha un forte, ricordo d’insediamenti militari, soprattutto mogol, poi usato dagli inglesi. Uno dei più belli che ho visto è quello d’Agra, una sontuosa costruzione in pietra e marmi, balaustre traforate, eleganti colonne e lucide cupole di rame dalle cui terrazze si gode una panoramica del fiume e del Taj Mahal. Quello di Gwalior è una spianata fortificata da una cinta muraria sinuosa, tradizionalmente inespugnabile. All’interno si trovano vari edifici. Il più famoso è il palazzo di Singh. Si tratta di una costruzione, in stile mogol, atipica per la policromia delle piastrelle, in parte cadute, con cui era rivestita la facciata.

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