Giovedì 22 marzo, al teatro Eden di Brescia, 7 Mila Miglia Lontano (7MML) ha presentato il primo numero della sua rivista “7MML.WORLD”. L’associazione culturale capitanata dal fotografo bresciano Giuliano Radici porta da anni professionisti e non del mondo della comunicazione alla ricerca delle storie più affascinanti e struggenti del pianeta.
Sin dagli esordi dell’associazione nel 2012, ogni progetto è stato accompagnato da una raccolta fondi destinata a vari enti benefici, e anche la rivista rispecchia l’indole umanitaria e ambientalista dell’organizzazione, concentrandosi sul tema dell’acqua quale bene prezioso da proteggere e diritto fondamentale per tutti gli abitanti del pianeta.
Durante la serata i (pochi) fortunati che hanno trovato posto nella sala gremita hanno potuto partecipare alla visione del film dell’ultimo progetto, “Ritorno al centro”, culminato in India con la creazione di una scuola-bottega di arti e artigianato per la popolazione locale.
Il prossimo progetto, di cui la rivista sarà la costola e chiamato H2O Planet, porterà invece differenti equipaggi alla riscoperta dell’acqua in tutta Europa, dalle coste ai fiumi, dai laghi ai ghiacciai. La partenza è fissata per il 2019, ma le iscrizioni sul sito dell’associazione sono già aperte. Per ricevere il primo numero della rivista – di cui si prevedono 2-3 uscite l’anno finanziate interamente dalle aziende partner – è sufficiente iscriversi all’associazione versando la quota annuale di 10 euro.
Dopo aver partecipato al progetto “Around the world” nel 2015, ho avuto l’onere e soprattutto l’onore di partecipare al primo numero della rivista con tre miei articoli inediti. Uno di questi, di cui vi propongo la lettura qui di seguito, ripercorre proprio quella meravigliosa esperienza che vide darsi il cambio al volante sette equipaggi per un viaggio completo intorno al mondo in poco meno di un anno.
È il 2014 e sta per cominciare la terza avventure di questa magnifica epopea: “7MML Around the world”. Non soltanto un viaggio su strada intorno al globo in sette tappe, ma un evento mediatico, visivo e testuale, che avrebbe coinvolto sette equipaggi di professionisti della comunicazione per raccogliere con la loro opera donazioni destinate ad altrettante organizzazioni umanitarie impegnate nei territori attraversati dal progetto.
Ogni equipaggio è composto da due autisti – due sono infatti i veicoli con cui il progetto farà il giro del mondo – un fotografo incaricato di documentare il viaggio, un altro fotografo alle prese con un progetto personale per ogni tappa, un video-maker con la sua videocamera e un giornalista per la narrazione testuale. Tutto viene propagato giorno per giorno sul sito internet del progetto, sui canali social e sulle tante testate italiane e straniere che si sono appassionate all’avventura di 7 Mila Miglia Lontano. Ogni giorno è una sfida con la strada, le dogane, le condizioni metereologiche. Ogni sera è una ricerca forsennata di un alloggio e un pasto caldo, ma anche di corrente elettrica e connessione internet per propagare nell’etere l’esito della giornata.
Si parte da Brescia il 12 giugno con l’affiancamento morale della Fondazione ANT, nata nel 1985 per sostenere i malati di cancro. Sul diario di bordo compaiono le prime emozionate narrazioni: “Oltrepassando il confine italiano siamo assaliti da un temporale che accompagna gran parte del tragitto della prima giornata. Verso sera passiamo la dogana serba senza difficoltà e sostiamo per la prima notte a Zemun (Belgrado). Una donna russa con le sue due figlie ci aiuta a trovare una sistemazione per la notte: una piccola camera da quattro letti e qualche scarafaggio è una reggia per noi sei dopo la lunga giornata di viaggio. Siamo stanchissimi ma felici ed emozionati. Finalmente il viaggio che progettiamo da mesi sulle mappe è cominciato!”
La prima tappa si conclude nel Kazakistan e a luglio il secondo equipaggio è alle prese con il Taklamakan, deserto uiguro della Cina nord-occidentale. La Via della Seta scorre a pochi chilometri di distanza e la polizia cinese osserva minacciosa ogni spostamento delle due macchine. In mezzo all’oasi di Turpan la folla si accalca incuriosita e rende ancora più opprimenti i cinquanta gradi che infuocano questi pomeriggi d’Oriente. La strada è lunga, ma l’arrivo a Hong Kong è un ritorno festoso all’urbanizzazione e all’aria condizionata. L’avventura può godersi qualche giorno di riposo: una lunga traversata oceanica attende i due veicoli per giungere fingo in Canada.
Il terzo equipaggio è composta interamente da donne, e le donazioni raccolte saranno coerentemente destinate alla Casa delle Donne, associazione attiva nella lotta alla violenza contro le donne. Dopo aver attraversato l’America del Nord tra mille intoppi e innumerevoli ritardi, raggiungono il Panamà la sera del 18 ottobre, quattro mesi dopo l’inizio di questa odissea intorno al mondo: “Se a settembre mi avessero detto che ce l’avremmo fatta, a finire la nostra tappa, non ci avrei creduto.
Se me l’avessero detto, tra una colazione al McDonald, un pranzo in auto e un motel a bordo strada, con la faccia appiccicata, il culo piallato sul sedile e le occhiaie con il riporto, ci avrei creduto come a quello che al secondo appuntamento ti dice che sei la donna della sua vita e intanto su WhatsApp scrive alla fidanzata incinta. E invece siamo qui, a meno di quaranta miglia da Panama City. Che al solo dirlo ad alta voce mi si sbriciola la faccia.”
Ormai mezzo pianeta è alle spalle e i due veicoli cominciato a risentirne. La strada si fa sempre più dura, e il quarto equipaggio si vede passare davanti tutta l’America Centrale prima di consegnare il testimone ai loro colleghi in Bolivia. Il Sud del continente non regala neanche un chilometro, ma l’emozione è troppo grande per lasciare spazio alla stanchezza: Bolivia, Cile, Argentina, le Ande, il parco argentino Los Glacieres, quello cileno di Torres del Paine… arrivano fin nel profondo sud del mondo e poi risalgono la costa per giungere a Buenos Aires. Qui è di nuovo oceano, un’altra crociera transoceanica per le due automobili, un’altra breve pausa per l’avventura.
Il coronamento dell’impresa non poteva trovare miglior palcoscenico del magico continente africano. Le due vetture, provate ormai da migliaia di chilometri sui terreni accidentati di mezzo mondo, vengono sottoposte a una rigorosa messa a punto e si lanciano attraverso i deserti del Sudafrica e della Namibia proiettate verso nord e il traguardo finale. Incontri ravvicinati con gli animali selvatici della savana e immersioni nelle variopinte comunità locali arricchiscono gli ultimi mesi di viaggio. Una sosta apparentemente infinita sul confine tra il Sudan e un Egitto ancora scosso dagli strascichi della Primavera araba è il sussulto finale prima dell’affondo finale. Dopo un’ultima traghettata sul Mediterraneo e una festosa risalita dello stivale italiano, il 12 giugno 2015, esattamente un anno dopo la partenza, a Brescia si celebra la festa per il ritorno dei due veicoli che in sette tappe e con sette equipaggi diversi hanno fatto il giro del mondo per 7 Mila Miglia Lontano: Around the World.
Una frase da sola esprime l’inguaribile voglia di avventura dei ragazzi e ragazze capitanati da Giuliano Radici: “Sì bello il ritorno… ma quando si riparte?”
Laureato in Giornalismo, il mio limbo professionale mi ha portato dagli uffici stampa alla carta stampata, per poi approdare al variopinto mondo della comunicazione digitale. Ho vissuto a Verona, Zurigo, Londra, Città del Capo, Mumbai e Casablanca. Odio volare, amo lo jodel e da grande voglio fare l’astronauta.