Come ogni anno anche questa volta il TTG Incontri, il più grande mercato del turismo italiano, è arrivato a Rimini, ha esibito un intenso programma di incontri e di orazioni sul mondo dei viaggi e sulle tecnologie che lo stanno trasformando, e ci ha lasciati esausti dopo tre giorni fitti di eventi e scambi di opinioni.
Come ogni anno, grazie ai ragazzi di TBDI (Travel Blogger Destination Italy) guidati dall’inossidabile Fabrizio Todisco, la fiera di Rimini si riconferma come l’evento che più di ogni altro in Italia riconosce la crescente importanza del ruolo di blogger e professionisti (o aspiranti tali) della comunicazione digitale, con una serie di eventi dedicati proprio a loro e l’opportunità per alcuni tra questi di venire accolti e ospitati per l’intera durata della manifestazione.
Come ogni anno grande è stata l’attenzione dedicata da enti e istituzioni, sempre più grandi sono stati i numeri dei partecipanti e degli espositori (oltre 3000 aziende), e come ogni anno non è mancata nemmeno una certa dose di critiche e contestazioni verso un prodotto il cui pericolo maggiore forse è quello di somigliare ogni anno sempre più alla sua edizione precedente, con grande impegno nella realizzazione ma senza sostanziali novità.
Ad aprire le danze giovedì 8 ottobre sono stati il sottosegretario ai Beni Culturali e al Turismo Francesca Barraggiu, l’assessore al Turismo dell’Emilia Romagna Andrea Corsini, il Sindaco di Rimini Andrea Gnassi e il Presidente di Rimini Fiera Lorenzo Cagnoni. “Questi tre saloni – ha detto quest’ultimo – racchiudono la vera fonte dalla quale attingere energia per far ripartire la nostra economia.”
Già perché alla fine di questo si tratta: creare opportunità, stimolare un mercato sempre più in difficoltà e agevolare il rinnovamento e la crescita di aziende propositive. E rinnovamento era l’elemento cardine del Villaggio dell’Innovazione, il TTG Next, che su un’area di 1200 metri ha presentato le più innovative aziende italiane. Tra gli eventi in programma risuonavano termini come mercato e strategia digitale, personal branding, mobile generation, engagement e app. Ma, a parte alcuni nuovi progetti della cui efficace ci si renderà conto solo durante la prossima estate, le idee erano le solite, vaghe e impalpabili. Da anni si parla di personalizzare l’esperienza, targetizzare il pubblico, campagne marketing mirate, e al mio terzo anno di presenza consecutivo non ho notato grossi sviluppi nel discorso.
Blogger e simili hanno trovato accoglienza nella Sala Tiglio, dedicata esclusivamente ai loro incontri. Si è parlato di come valutare il proprio lavoro per proporlo nel miglior modo possibile alle aziende e di quali strumenti utilizzare per accrescere il traffico e l’engagement del pubblico. Ma l’evento che più di ogni altro cristallizza la presa di coscienza del mercato nei confronti di questi moderni comunicatori è il Meet Your Blogger Day, una giornata di speed dating tra i blogger e le aziende accreditate. Un modo semplice e veloce – non risolutivo, ma pur sempre una delle poche opportunità per accrescere la propria rete di contatti, soprattutto se si è alle prime armi con il mestiere – per interagire con aziende, enti territoriali e agenzie di comunicazione.
Ora qualche considerazione critica. Ovviamente criticare è sempre più facile di fare, ma siccome io non ho fatto mi concederò comunque questo spavaldo privilegio.
Anche quest’anno abbiamo assistito agli inviti accorati dei blogger di maggiore successo a credere in noi stessi, buttarci su ogni nuovo canale emergente e pretendere di più dalle aziende. Idee condivisibili, che a onor del vero provenivano nella maggior parte dei casi da ragazzi molto in gamba e animati dall’encomiabile desiderio di trasmettere la propria esperienza alle nuove leve. Ma tutti gli approcci, quest’anno come nelle due edizioni passate, sono immancabilmente tecnici. Si prende cioè in esame il mezzo – la rete ovviamente, ma anche i vari canali disponibili, da Facebook a Instagram, dai podcast ai video – ma nessuno parla mai (o quasi) del messaggio. Ovvero del fatto che se si vuole comunicare qualcosa occorre innanzitutto avere qualcosa da dire, e possibilmente imparare a esprimersi prima di farlo.
La tecnologia digitale ha portato un’inarrestabile democratizzazione della comunicazione, aprendo un mondo non più limitato alla dimensione del supporto materiale a un pubblico che è divenuto gradatamente sempre più il coautore dei contenuti. Come questo abbia condizionato la qualità del mercato, nel bene e molto spesso anche nel male, non c’è bisogno che sia io a dirlo qui. Il fatto è che siamo tutti liberi di intervenire e se abbiamo i mezzi per farlo nessuno può più impedircelo. Ma per rivolgerci alle aziende, per acquisire autorità e prestigio, non basta. E non può bastare nemmeno il giudizio del pubblico, non se come sembra il variopinto mosaico dei blogger vuole darsi un tono da corporazione, caratterizzandosi cioè con una rinnovata capacità di collaborare tra loro, di darsi regole etiche e deontologiche per rispondere alle richieste degli interlocutori senza tradire un percorso di crescita e sviluppo collettivo. Per questo occorre preparazione. Occorre saper individuare gli elementi della comunicazione e saperli usare non soltanto per il proprio tornaconto personale a breve periodo, ma per il bene e la soddisfazione del pubblico e del mercato.
A proposito di mercato, il bravissimo Melvin Boecher – fondatore di Traveldudes e presenza fissa in tutti gli eventi di rilevanza internazionale – ha fatto sua una battaglia per veder riconosciuto il valore delle inserzioni sui siti web con pari dignità (leggi: valore commerciale) rispetto alle campagne sui mezzi tradizionali. Ma l’approccio psicologico ed emotivo che muove il pubblico in rete non è lo stesso di chi compra un giornale nelle cui idee politiche ed economiche si identifica. E anche questo genere di competenze (psicologia della comunicazione, teorie e tecniche della pubblicità, giusto per capire di che ambiti stiamo parlando) sono la leva che potrebbe farci fare il salto di qualità, ma continuano a non essere adeguatamente approfondite negli eventi fieristici.
Infine il contatto con le aziende, che poi è il motivo principale che spinge molti blogger a partecipare a manifestazioni come il TTG Incontri di Rimini. Sebbene ci sia una presenza molto ampia sia di aziende che di blogger, i due mondi continuano ad essere divisi da una parete impermeabile. É vero, c’è il Meet Your Blogger Day, c’è l’interesse di aziende che contattano i blogger per pianificare appuntamenti e incontri, c’è la possibilità di incontrare le aziende nei loro stand. Ma per restare al mondo delle relazioni di coppia da cui è stato in preso in prestito il concetto di speed dating, blogger e aziende non hanno bisogno di qualche cena galante o di un one night stand per migliorare sensibilmente il loro rapporto. Quello di cui c’è davvero bisogno è una terapia di coppia, in cui le due parti siano partecipi ma non gli unici attori. Qualcuno che spieghi loro dove hanno sbagliato, perché stanno facendo soffrire l’altro e cosa fare per non ripetere gli stessi errori. Sto parlando di eventi rivolti a entrambe le parti, come potevano esserlo molti incontri sia di TTG Next che del TBDI, ma entrambi gli schieramenti insistono per rivolgersi esclusivamente ai propri pari e in alcuni casi l’ingresso dell’altro è addirittura proibito.
Sono ovviamente constatazioni generali, che non tengono in dovuta considerazione le piccole eccezioni di cui fortunatamente si ammanta ogni edizione della fiera. La speranza è che le eccezioni diventino la regola, e che simili errori vengano presto derisi in futuro come un segno di ingenuità ormai superata.
Laureato in Giornalismo, il mio limbo professionale mi ha portato dagli uffici stampa alla carta stampata, per poi approdare al variopinto mondo della comunicazione digitale. Ho vissuto a Verona, Zurigo, Londra, Città del Capo, Mumbai e Casablanca. Odio volare, amo lo jodel e da grande voglio fare l’astronauta.