Le ragioni del viaggiare: lavoro, curiosità ed evasione

Ogni viaggiatore si è chiesto almeno una volta all’inizio di ogni cammino “perchè amo viaggiare?”. Questo è esattamente ciò su cui mi sono trovato a ragionare mentre ero sotto la pioggia e nel mezzo di una giungla di macchine.

La prima cosa che volevo capire è se esistono statistiche che tentano di tradurre in dati interpretabili le ragioni dell’animo umano; sono rimasto quindi sorpreso nello scoprire che l’ISTAT pubblica periodicamente un documento con le stime degli aggregati relativi al turismo. Il numero di viaggi di lavoro tra il 2008 e il 2010 è oscillato tra il 12 e il 14 per cento, da questo si può subito inture che quindi questa non è la causa prima che ti spinge a fare le valigie e allonarti per alcuni giorni dal tuo nido (se volete saperlo la durata media dei viaggi nello stesso periodo è attorno alle sei notti).

Sinceramente non pensavo assolutamente che il lavoro fosse il motivo principale del viaggio, anche perchè sono sicuro che ci sia una ragione irrazionale che porta ognuno di noi almeno una volta nella vita a sognare di essere un esploratore o di fare l’autostop lungo la Route 66. Ho cercato quindi nel dizionario dei sinonimi e contrati – fonte indiscutibile di conoscenza – trovando che viaggio ha come sinonimi “strada, via, percorso, itinerario, tragitto, cammino, passeggiata, vagabondaggio, evasione, distrazione, sballo, trasferta, vacanza, esplorazione, gita, spedizione, pellegrinaggio”. Ognuna di queste parole contiene un motivo diverso del perchè l’uomo voglia viaggiare.

Il viaggio è un percorso di vita, un cammino di sviluppo personale che porta a cambiare radicalmente sé stessi e il modo di vedere quello che ci circonda.

Ritornando alla domanda iniziale ho identificato le ragioni che mi hanno portato più volte a uscire dalla porta di casa e dormire in letti stranieri. Inizialmente penso che sia stato l’obbligo, infatti da bambino sono stato costretto a lasciare la mia tana piena di gochi dai miei genitori che mi hanno educato al viaggio, regalandomi la vista di paesaggi morbidi e silenziosi tra le montagne della Svizzera. Nel periodo delle scuole le gite mi hanno portato a scoprire Firenze e Siena, ma anche città straniere come Praga, che non mi sarebbe mai venuta in mente di visitare se non fosse stata proposta come meta culturale al liceo.

La motivazione successiva è stata la curiosità di scoprire luoghi nuovi. Ho avuto la possibilità di esplorare il Canada, la sua natura incontaminata, la vastità delle sue foreste in contrasto con le moderne città e la maestosità delle sue coste non hanno fatto altro che alimentare la necessità di vagabondare per il mondo.

Ho attraversato anche la fase di evasione da tutto ciò che è routinario e dalle sicurezze che anestetizzano lo spirito del viaggiatore, mi sono quindi convinto a lasciare casa per dirigermi a Madrid alla ricerca di nuovi stimoli che ho trovato vivendo a contatto con culture nuove. Se cercate nella rete troverete anche la fuga come motivazione di viaggio, ma naturalmente se scappate da un luogo vi ritroverete da un’altra parte sempre con lo stesso compagno di viaggio, voi stessi.

Ovviamente ho viaggiato anche per lavoro. Il mio primo impiego mi ha permesso di visitare la Korea, il Giappone e l’India, ma devo ammettere però che in questo caso il lavoro era solamente un mezzo per poter osservare orizzonti nuovi.

La prima frase che mi viene alla mente se penso al viaggo è quella del film “Into the Wild“, quando Wayne chiede a Christopher McCandless perchè vuole andare in Alaska.

No, man. Alaska, Alaska. I’m gonna be all the way out there, all the way out there. Just on my own. You know, no watch, no map, no axe, no nothing. No nothing. Just be out there. Just be out there in it. You know, big mountains, rivers, sky, game. Just be out there in it, you know? In the wild.

La mia motivazione è un agglomerato di tutte le ragioni che ho vissuto, tenute insieme dallo spirito romantico del volersi spingere oltre la propria sfera di confidenza, mettendosi alla prova cercando sempre una sfida più impegnativa, rimanendo sconcertato dalla scoperta che una vita intera non è lontamente sufficiente per poter assaporare ogni diversa sfaccettatura del mondo.

    da
  • Pietro Francesconi

    Ingegnere. Cuoco per passione. Per seguire il sogno di diventare astronauta sono viaggiatore. Ho potuto vedere e toccare alcuni dei luoghi più affascinanti di Europa, Nord America e Asia. Zaino in spalla o alla guida di una Ford Mustang, sono sempre alla ricerca di un nuovo orizzonte da ammirare insieme alla mia compagna.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.