Il fascino elegante di Rio contro la bellezza rustica di Salvador

Hai fatto tardi e stamattina non hai voglia di alzarti, ti lavi i denti col sapore di caffè mentre noti le occhiaie nello specchio, ti metti una camicia al buio e vai: questa è la “modalità Salvador”, stile vissuto e decadente.

Se invece è venerdì sera e senti che l’appuntamento promette bene, tirato a lucido ti profumi e indossi il tuo vestito migliore, allora assomigli a Rio de Janeiro. Infatti, a dispetto di quanto si creda, Rio appare ricca, pulita, lucente.

Dalla sabbia bianca delle sue lunghe spiagge, ai larghi viali che le costeggiano, lo spazio è la caratteristica che più colpisce a Rio. Non c’è traffico congestionato, inquinamento acustico, folla e tutto ciò che ci si potrebbe aspettare da una famigerata megalopoli. Le colline verdeggianti, che sorgono in mezzo alla città, le donano una dignità quasi nobiliare.

Non c’è solo la vetta con la famosa statua del Cristo. Dalla sommità del monte Pan di Zucchero (Pão de Açúcar) si può ammirare il migliore dei tramonti possibili, altri rilievi suddividono la città in quartieri e fanno sì che l’agglomerato urbano non si sviluppi solo in verticale, ma si estenda sul territorio. Tra mare e alture, la natura la fa da padrona: pappagalli, colibrì e primati sono avvistamenti consueti non appena si scelga di fare una breve passeggiata verso l’alto.

Tramonto dal Pan di Zucchero - Rio de Janeiro, Brasile

E poi ci sono i locali, discoteche all’ultima moda, per nulla a buon mercato, churrascherie dall’atmosfera fusion e un po’ asettica. Non aspettatevi di trovare, a Rio, musica dal vivo ad ogni angolo di strada, gente ridanciana ed altri luoghi comuni: la Rio notturna è, prima di tutto, fashion.

Per assaporare un’atmosfera più popolana dovete spostarvi in latitudine verso nord, pur restando in Brasile, fino a Salvador, nello stato di Bahia.

Qui l’ambiente è sporco e rumoroso, ma vivace: le vie strette del Pelurihno, il centro storico, si rincorrono in continui saliscendi, giri l’angolo e ti trovi coinvolto in uno spettacolo di capoeira, ti allontani e quell’eco di tamburi che continui a sentire non appartiene al gruppo che hai lasciato, bensì a quello che ti sta venendo incontro. La strada risuona, sempre.

Salvador ha personalità e non ti dà certezze, incute anche un po’ timore. È un mix di cultura afro e neocolonialismo, la loro stessa religione, il candomblè, mischia il sacro e il profano. Durante le celebrazioni, svolte in case private, alcuni fedeli assistono al rito come i cattolici alla messa, mentre altri partecipano ballando in cerchio insieme agli officianti e tra essi c’è chi cade in trance: è un momento dalla valenza duplice, delicato ma di privilegio per chi viene posseduto da una delle divinità della natura. La cerimonia si chiude con la macumba, nient’altro che un’offerta di cibo ai presenti, ed un lancio di pop corn come gesto purificatore.

Siamo davvero lontani, come atmosfera, dal chioschetto di Copacabana che allinea shot alcolici sul bancone vista oceano. Ma allora, quale preferire? Rio la linda, oppure Salvador, rustica nella sua autenticità? Difficile scegliere: in ognuno di noi abitano tacchi e pantofole, il cocktail con ghiaccio e la pinta di birra. Non saprei rinunciare a nulla.

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