Escursione al Santuario di Ceranesi in provincia di Genova

Una calda giornata novembrina celebra degnamente gli echi di un’estate di leggendaria memoria, che ritempra i viandanti emuli del buon cavaliere Martino. Lungo i sentieri che conducono da Pontedecimo al Monte Ficogna, a circa 800 metri di altitudine, sagome di alberi scuri fanno da cornice a dolci paesaggi sovrastanti lo scintillante mare ligure.

Il Santuario di Santa Madonna della Guardia, patrona di Genova, si erge solenne nel borgo di Ceranesi, offrendo a coloro che lo visitano una splendida vista panoramica sul golfo, sui celebri torti, su buona parte della Riviera di Ponente e sulle Alpi Marittime. Pellegrini di ogni sorta, fra cui ciclisti, escursionisti e scolaresche schiamazzanti, si avvicendano infrangendo la coltre di silenziosa aria mistica che avvolge la Basilica.

Quest’ultima fu costruita come punto strategico per l’osservazione di navi o di eserciti militari. Lo sguardo dei più assorti, che si ritemprano dopo la fatica dell’ascesa, si perde lontano alla ricerca del sapore di una vetustità che infranga l’uniformità di uno scenario naturalistico artefatto e ferito dalla fredda modernità.

Secondo un atto notarile datato 1530, la Madonna apparve al pastore Benedetto Pareto il 29 agosto 1490, chiedendogli di costruire una cappella sul monte dopo aver guarito un pastore in gravissime condizioni.

Il Santuario annovera uno splendido presepe artigianale realizzato nell’arco di tempo di un ventennio, da Gigi Noli e quello storico, di Enzo Cassini, ambientato nella vecchia Genova. Impossibile descrivere la miriade di elementi che connotano la sacra natività con personaggi di ogni sorta incastonati in un denso paesaggio ricostruito con dovizia maniacale, dettata da una straordinaria passione per l’arte presepistica. Un intenso sapore di vita agreste si assapora ammirandolo, come quello che si avvertiva salendo a passo cadenzato su per i pendii, incrociando con lo sguardo gli atleti in mountan bike in direzione opposta. Ognuno di noi, penso si chiedesse, come fosse possibile inerpicarsi con il mezzo dall’altro, i piedi o la due ruote, differenti modi di misurarsi con la fatica nell’esplorazione del territorio.

Scendendo, dopo aver oltrepassato l’Osteria dello Zucchero, giù per boscosi versanti di una convalle della Val Polcevera, si giunge alla frazione di Chiappino, e dopo un abitato sempre più fitto si raggiunge la frazione di Murta, dove è stato possibile visitare la Mostra della zucca, giunta alla ventottesima edizione.

Stand gastronomici con specialità e zucche di ogni dimensione, fra legnaie e focolari, proiettavano il visitatore in un paesaggio fiabesco facendo riassaporare il gusto della vita semplice. Forse un messaggio implicito di commiato, ricevuto durante quella suggestiva escursione ad uno dei più importanti santuari mariani della Liguria e dell’Italia in generale, sulle tracce della festa pagana, di tradizione celtica, in onore di San Martino.

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