Lo sapevate che a Roma esiste un antichissimo edificio di epoca romana che ha accompagnato la storia della città per circa 2000 anni? Quale? Castel Sant’Angelo.
Edificato nel 123 d.C. per volere dell’imperatore Adriano come mausoleo per sé e per la sua famiglia, fu in realtà utilizzato come luogo di sepoltura anche da numerosi altri imperatori, almeno fino a Caracalla. Fu edificato in una zona suburbana, sulla riva destra del Tevere e raccordato alla città tramite il ponte Elio che oggi si presenta nella sua veste barocca, decorato dagli angeli scolpiti da Gian Lorenzo Bernini e dai suoi collaboratori.
Di forma circolare, l’imponente mole del mausoleo, oggi inglobata nel castello, doveva presentare sulla sommità una quadriga dell’imperatore e immediatamente al di sotto un tumulo di terra alberato circondato da statue marmoree. Nel suo cuore invece, dopo aver percorso le famose rampe elicoidale e diametrale, si raggiunge la camera funeraria, chiamata Sala delle Urne perché questo doveva essere il luogo esatto di sepoltura della famiglia imperiale.
Sulla facciata esterna del sepolcro probabilmente erano poste brevi epigrafi in onore dei defunti, mentre è ancora oggi conservata la lapide marmorea con una poesia scritta in latino dallo stesso Adriano e dedicata proprio alla sua anima che recita: “Piccola anima smarrita e soave, compagna ed ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti”. Il mausoleo venne poi riadattato come avamposto militare al tempo dell’imperatore Aureliano (III sec. d.C.) che lo incluse nel sistema difensivo della città, andando proprio a sfruttare la vicinanza con il Tevere.
Minacciato dalle incursioni barbariche e conteso dalle più potenti famiglie romane durante il periodo medioevale, l’edificio subì nel tempo profonde modifiche che si tradussero in una vera e propria trasformazione in castello e fortezza, roccaforte del senatore Teofilatto, dei Crescenzi, dei Pierleoni e degli Orsini. E fu proprio un Orsini – papa Niccolò III – che face realizzare il famoso Passetto di Borgo che collega, oggi come ieri, il Vaticano al Castello, in una continuità fisica ed ideale.
Si deve invece ad un evento miracoloso l’origine del suo nome. Si racconta infatti che, durante una gravissima pestilenza che colpì la città nel 590, papa Gregorio Magno decise di organizzare una processione per chiedere la fine del grave flagello. Arrivati al castello, apparve al papa, sulla sommità della mole, l’arcangelo Michele che ringuainava la spada annunciando così la fine della peste. Fu per questo che il mausoleo fortezza cambiò il nome in Castel Sant’Angelo.
Nel 1367 le chiavi dell’edificio vennero consegnate a papa Urbano V, per sollecitare il rientro della Curia a Roma dall’esilio avignonese. Da questo momento in poi Castel Sant’Angelo legò inscindibilmente le sue sorti a quelle dei pontefici, che lo adattarono a residenza in cui rifugiarsi nei momenti di pericolo.
A partire dalla metà del Quattrocento, all’interno del Castello furono realizzati i sontuosissimi appartamenti papali: il castello divenne inoltre sede del Tesoro e dell’Archivio Segreto del Vaticano, grazie proprio alla sua struttura solida e fortificata.
In occasione del Sacco di Roma del 1527 le sue stanze ospitarono la corte pontificia di papa Clemente VII Medici, in fuga dai palazzi vaticani attraverso il Passetto di Borgo. Fu invece papa Paolo III Farnese (1534-1549) a voler ampliare gli ambienti residenziali del castello con due nuovi piani sontuosamente decorati ad affresco da un gruppo di pittori legati alla scuola di Raffaello, coordinati da Luzio Luzi e Perin del Vaga.
Tra 1600 e 1700 invece l’assetto difensivo della fortezza fu messo a punto grazie all’ampliamento dei quattro bastioni angolari e la costruzione di nuove cinte murarie. Non solo mausoleo e castello, ma anche carcere severissimo. Accessibili dal Cortile di Alessandro VI, le cosiddette Prigioni Storiche costituiscono una serie di ambienti sotterranei, la cui realizzazione, o ampliamento, si deve molto probabilmente proprio a papa Alessandro VI Borgia. Le carceri ospitarono anche Bevenuto Cellini, il quale sembra si lamentasse molto dell’oscurità, delle “tarantole” e dei vermi velenosi presenti nella sua cella.
I condannati, dopo essere stati giudicati all’interno della Sala della Giustizia, spesso finivano per essere condannati a morte nel piazzale antistante il castello oppure all’interno del Cortile delle Fucilazioni. Imperdibile è il meraviglioso Cortile dell’Angelo, concepito come spazio di rappresentanza e di accesso agli appartamenti papali e custode della statua di San Michele Arcangelo, che in origine era posta sulla sommità del castello, realizzata da Raffaello da Montelupo nel 1544.
La visita del castello non può che concludersi sul Terrazzo dell’Angelo, su cui svetta la più recente statua in bronzo dell’angelo realizzata da Peter Anton Verschaffelt nel 1752 per volere di papa Benedetto XIV in occasione del Giubileo del 1750. Dalla terrazza si gode uno degli affacci più belli sulla città di Roma, scenario delle famigerate “Girandole” (come le definì Michelangelo) cioè fuochi pirotecnici noti in tutta Europa fin dalla fine del XV secolo.
L’Associazione Culturale “L’Asino d’Oro” nasce nel 2013 e organizza visite guidate e passeggiate per adulti e bambini alla scoperta di Roma e del Lazio.