Oggi facciamo una bella passeggiata.
Sarebbe un cosiddetto “trekking urbano“, ma io la chiamo comunque passeggiata perché vi sto portando nella mia città natale, in luoghi dove i miei piedi hanno camminato almeno mille volte e più.
Il nostro punto di ritrovo è Valdagno, in provincia di Vicenza.
Si tratta di un comune dell’Alto Vicentino, sviluppato attorno al fiume Agno (l’avreste mai detto?), ai piedi delle Piccole Dolomiti, ovvero quelle montagne che da queste parti dividono Veneto e Trentino.
La Vallarsa, per intenderci, è dietro l’angolo.
Valdagno è un paese pieno di storia e di storie, e molte di queste sono legate alla presenza costante della famiglia Marzotto che qui ha messo su il suo impero laniero, facendo di questo piccolo centro un luogo fondamentale per la storia dell’industria italiana. Questo è uno di quei posti che, se nasci da queste parti, dai per scontato. Perché ce l’hai sempre davanti agli occhi e, quasi quasi, ti dà anche noia.
Poi succede che vai via e, quando torni per qualche giorno, lo guardi con occhi diversi.
Oggi vi porterò a camminare nella Città Sociale, un esempio unico di architettura razionalista dove edifici, vie e spazi sono stati pensati da Francesco Bonfanti e Gio Ponti per essere messi al servizio della collettività cittadina. E lo sono ancora oggi.
Partiamo da Via Panzini, di fronte ad un bar che ha il nome del teatro che, un tempo, sovrastava questa parte della città: il Rivoli. Questo teatro nacque nel 1937 insediandosi a pieno titolo dentro quel progetto di Citta Sociale che Gaetano Marzotto volle donare a Valdagno. Venne denominato Teatro Impero e fu sede di grandi eventi.
Ora dobbiamo usare, purtroppo, la fantasia per immaginarlo in tutta la sua magnificenza. La grandezza dell’edificio dal quale partiamo ci aiuta. Tenendo il teatro sulla sinistra procediamo dritti: davanti a noi vedremo un grande parco con una scalinata monumentale pazzesca. Si tratta del parco La Favorita, una villa che i Marzotto vollero come residenza staccata dal centro, ma sufficientemente vicina da restare in città.
Negli anni Trenta qui era tutta campagna, senza cadere nella consuetudine dei modi di dire. La Favorita è una villa che sa di passato e di atmosfere ovattate. Il Parco è stato restituito alla cittadinanza da un po’ di anni e camminare in mezzo a questo giardino regala sensazioni di altri tempi.
Il nostro percorso ci porta a quella che io chiamo “la loggia delle ninfee”, perché quando ero piccola dentro questa vasca c’erano dei fiori. Tenendo la loggia sulla sinistra, procediamo dritti fino al primo incrocio e giriamo a destra.
Ci troviamo tra lo stadio e l’istituto tecnico. Tutto ciò che vedete intorno a voi è opera di Bonfanti e della sua mente di architetto razionalista.
Camminate (auto permettendo) guardando cornicioni, finestre, terrazzini, piccoli dettagli posti all’entrata delle case: è lì che scoverete gli elementi tipici di questo genere di architettura. Arrivate fino al fiume e poi continuate dritti in direzione nord. Arriverete dopo pochi passi a quello che tutti i valdagnesi chiamano DAM, che sta per Dopolavoro Aziendale Marzotto.
Questo luogo è stato il cuore ricreativo della città per tantissimi anni. Ora contiene una palestra e la piscina coperta, proprio come in origine.
L’architettura esterna del DAM parla da sola e racconta di quegli anni, tra il 1928 e il 1937. La Città Sociale di Valdagno è uno dei pochi luoghi in Italia dove poter ammirare così tanti edifici razionalisti, facenti ancora la loro funzione originale. Ciò che era asilo è rimasto asilo, ciò che era luogo ricreativo è rimasto tale.
La Città Sociale non ha mai smesso di esistere, malgrado i legami tra la famiglia Marzotto e la città si siano allentati. Questo luogo è un grande esempio di come, per trovare cose interessanti, non si debbano fare miglia e miglia. Basta aprire gli occhi e la mente.
Passato il DAM, basterà andare dritti per ritrovare il punto di partenza. La nostra passeggiata sembra breve, ma richiede calma e concentrazione … e voglia di cogliere il bello dentro al quotidiano.
Travel blogger e scrittrice freelance: classe 1978, sbrindola, poliglotta e viaggiatrice per indole. Nasco e cresco in Veneto, divento grande in Svizzera per poi coltivare le gioie del cuore in Emilia. Mi piace viaggiare con i mezzi pubblici, con gli occhi ben aperti e con il cuore curioso. Ho una passione sfrenata per le Isole Britanniche e per i piccoli luoghi che non aspettano altro che essere raccontati.