La Primavera si sta avvicinando a grandi passi, quindi le vigne del Prosecco in Veneto, tra Valdobbiadene e Conegliano, sono nel loro miglior verde spinto.
Dolci colline ricoperte di vigneti e cascine i cui abitanti vendemmiano ancora a mano quest’ uva da cui si ricava il vino esportato in tutto il mondo, che, erroneamente, mi hanno spiegato, viene servito spesso da aperitivo, ma che sarebbe più adatto degustato con salumi, formaggi, risotti e soprattutto con i famosi asparagi bianchi, la cui vendita al dettaglio, in questa stagione, trovi lungo tutte le strade a prezzi molto convenienti.
Visita alla cittadina di Asolo
Il mio tour è partito dalla piccola, ma preziosa cittadina di Asolo, che sembra un atomo di Venezia, con il suo bel leone alato issato nella piazzetta e i preziosi palazzi antichi. La cattedrale contiene una famosa pala d’altare di Lorenzo Lotto, che da sola, vale la visita. Una chiesa, qualche stradina, una piazza, il castello vetusto, le enoteche… Tutto qui. Mi vien in mente la poesia studiata da bambina di Aldo Palazzeschi: “Rio Bo”.
“ Tre casettine dai tetti aguzzi, un verde praticello, un esiguo ruscello….
Microscopico paese, non è vero?….”.
Microscopico sì, ma a cui dedicare 2 ore e bere anche uno spritz su una terrazza.
Immancabile, poi, la visita ai capolavori del Palladio: Villa Barbaro a Maser e Villa Emo a Fanzolo di Vedelago, che distano 20 minuti d’auto e che ti portano nel cuore della nobiltà cinquecentesca che trascorreva ore dorate nella placidità delle loro residenze che lambivano le rive del Brenta.
La cantina Cà di Rajo a Rai di S. Polo di Piave
Prima di raggiungere il mio Bed and Breakfast, ho visitato una famosa cantina: Cà di Rajo a Rai di S. Polo di Piave. L’azienda è vasta, comprende i ruderi di un castello ed anche la chiesetta del Carmelo. Vuole la leggenda che in questo luogo il diavolo tenga una zampa sul maniero e una zampa sull’oratorio ed in mezzo ci sono immensi vigneti.
Si dice “diavolo mbriago, diavolo innamorato, diavolo gabbato”.
Al famoso Mefistofele è dedicata anche l’etichetta di un vino rosso.
Qui ci hanno accompagnato con chiare spiegazioni lungo tutta l’azienda, partendo dalla disposizione, dalla forma e dalla potatura dei filari, fino ad arrivare all’etichettatura delle bottiglie. Le etichette sono disegnate ogni anno da un famoso artista locale che vince un concorso indetto dalla cantina stessa.
La sosta è terminata con la degustazione di ben 8 vini serviti con salumi, formaggi e grissini in abbondanza. A me, al di là dei vari tipi di Prosecco, è piaciuto molto un vino rosato frizzante chiamato Manzoni, non in onore del grande scrittore, ma del brillante enologo che lo inventò. Non nego di essermene portata a casa una cassa.
Avvicinandosi la sera, mi sono recata all’agriturismo “Melo in fiore” a Maser, gestito da due simpatiche ragazze che hanno ricavato camere comode, accoglienti e pulite nel vecchio casale. Una nota di merito va alla colazione che comprendeva anche asparagi bianchi su crostini caldi. Una delizia!
Valdobbiadene e Conegliano
Il secondo giorno è stato dedicato al paesaggio, ormai Patrimonio Unesco, dei vigneti. Si percorre una strada panoramica che va da Valdobbiadene, dove ci si può fermare a dare un occhio alla bella piazza e bersi un caffè, per proseguire, anche così, un po’ a zonzo, in direzione Conegliano.
Il paesaggio è paragonabile, a mio parere, a quello molto decantato delle Langhe: dolci colline, sentieri nel verde delle vigne, torri che svettano qua e là, resti di antichi castelli, cascine…
L’osteria senza oste
Girovagando, mi sono imbattuta nell’insegna dell’OSTERIA SENZA OSTE. Incuriosita, ho risalito un breve sentiero e mi sono trovata davanti un piccolo casolare ricoperto da roseti con una terrazza dalla vista spettacolare sulle colline.
L’osteria senza oste è una stanzetta rustica con 2 tavolacci in legno tarlato , dotata di un vecchio frigo, da cui puoi prendere uova sode, pane, salamini, pezzi di formaggio, tisane, bibite e vini, arrangiandoti da sola a pagare tramite una cassa automatica antico modello. Di fianco c’è una stalla in cui vive una vacca con la sua vitellina a cui è stato dato nome Equitalia. Sì proprio così.
E’ un posto favoloso, anzi fiabesco, nella sua semplicità. Una sorta di ristoro per pellegrini. Non della fede certo, ma della gola.
Come diceva una vecchia canzone: “E’ Primavera, svegliatevi bambine, alle cascine messere aprile fa il rubacuor….” E allora perché non partire?
Nata a Reggio Emilia, città un cui vivo e lavoro. Giro qua e là perché sono curiosa o perché mi annoio. Quando non lavoro, viaggio o mi annoio, sto con i miei 5 cani e una gatta nera.