Devo ammettere che Quebec City mi ha letteralmente spiazzato. E lo ha fatto in un modo talmente repentino e sorprendente da farmi dire che è stata la città più bella visitata durante il mio ultimo viaggio in Canada. Non lo dico per convenienza o come una frase fatta. Lo dico perché Quebec City va oltre ogni immaginazione e oltre ogni stereotipo di città nordamericana.
Situata a circa duemilacinquecento chilometri dalla Groenlandia e a ottocento a nord est di Toronto, è l’ultima città di rilievo che si incontra lungo il San Lorenzo, uno dei fiumi più importanti del Canada, che collega la regione dei Grandi Laghi all’Oceano Atlantico.
All’inizio, durante la programmazione del mio viaggio, Quebec City doveva essere una semplice tappa di una notte. Invece ne ho fatte tre. E’ una città che si trova ben al di fuori delle rotte turistiche.
Di solito le guide non danno l’importanza che merita a questa città, preferiscono focalizzarsi su Montreal o Toronto, e invece Quebec City dovrebbe essere un punto di partenza per chi come noi ha svolto un on the road tra le strade del Quebec e dell’Ontario. Purtroppo la mancanza di voli diretti dall’Europa e il clima troppo rigido in inverno, quando si scende a -30 o -40 nei casi più estremi, fanno si che questa magnifica cittadina tenda a rimanere fuori dai percorsi turistici più trafficati.
Noi arriviamo in auto da Montreal dopo quattro ore di viaggio, complice una tappa voluta a Trois Riviere.
E’ il capoluogo dell’omonimo Stato, dove si parla prima il francese e poi l’inglese. Tutti i cartelli stradali, le indicazioni, le informazioni vengono fornite in francese e poi, su richiesta in inglese. La gente ti saluta con “Bonjour” e non con “Good Morning” e ti chiede “comme ça va?“. A Montreal, la componente inglese si vede e si sente, qui la madrelingua è il francese. L’inglese diventa quasi un optional. Tra l’altro, se dovete andare a Quebec city, dovete seguire le indicazioni Ville du Quebec.
Quebec City non mi fa una bella impressione, a primo impatto. Ci accoglie sotto una pioggia fredda e sottile, un cielo plumbeo e come al solito trovare la casa che abbiamo prenotato diventa un terno al lotto. Il fuso orario ci fa passare il pomeriggio a letto e usciamo solo di sera per visitare quello che dovrebbe essere il cuore della città: la città Vecchia.
Tutta la città si trova in zona pianeggiante e si caratterizza per la solita disposizione delle strade, tipica delle città nordamericane: quella a scacchiera. Ma come ho già accennato, Quebec City esce dallo stereotipo e la sua parte principale, la città Vecchia, conosciuta come Vieux Quebec, si trova sopra una collina, con strade che non seguono una precisa geometria ma che scorrono in salita e in discesa e si incrociano tra loro senza un preciso schema.
Vieux Quebec è uno degli insediamenti più antichi di tutto il nord America. Nel 1535 i primi esploratori francesi arrivarono qui, e trovarono un villaggio di origine Urone di nome Stadacona. Decisero quindi di colonizzarlo per la sua posizione strategica commerciale. La regione era talmente strategica e appetibile che inglesi e francesi se la contesero per oltre duecento anni. La spuntarono i nostri cugini d’oltralpe.
Caratteristica unica di Quebec city, è quella di essere forse l’unica città muraria del continente nordamericano. Arrivare all’esterno della porta di St. John e trovare un muro che mi ricorda quello della città vecchia di Rodi o di Cittadella, è qualcosa che mi sorprende.
Approfittiamo per fare un breve giro notturno per le vie di Vieux Quebec, ma è il giorno dopo che esploreremo la città come merita. La città vecchia si divide in due parti, Vieux Haute Ville e Vieux Basse Ville, la città alta e la città bassa. Passeggiare tra le vie che dagli ingressi delle mura ci conducono fino a Terrasse Dufferin, la terrazza panoramica che da sul San Lorenzo, è un chiaro messaggio: l’America e il Canada esistono solo sulla cartina geografica, questo è un angolo di Francia trasportato oltreoceano. Non sembra di aver volato per quasi otto ore e aver percorso seimila chilometri. La presenza francese, oltre che per la lingua, qui è fortissima. Sembra quasi di stare in uno dei borghi francesi, quelli che molte volte ho visto nelle foto.
Arrivati alla Terrasse Dufferin ammiriamo dall’alto la maestosità del San Lorenzo, ma soprattutto ammiriamo l’imponenza dell’hotel più fotografato del mondo, Le Chateau Frontenac, un hotel di lusso di oltre cento venti anni, che domina tutta la città vecchia dall’alto. L’Hotel rimane aperto tutto l’anno anche con le temperature più rigide. Assomiglia più a un castello che a un albergo e me lo immagino durante le notti buie e tempestose, con tuoni e fulmini in una notte di pioggia. Roba da film dell’orrore.
Lungo Terrasse Dufferin, non è difficile trovare artisti di strada. Un cartello posto all’ingresso della terrazza dice che gli artisti di strada sono un patrimonio della Città e quindi di salvaguardarli e contribuire alla loro arte. Lungo il muro perimetrale dell’ingresso alla città vecchia e lungo le mura che si affacciano sul San Lorenzo, sono presenti dei cannoni a testimoniare come in passato questo luogo fosse importante per i francesi. Passeggiando un po’ a caso tra le vie e dopo un pranzo veloce, andiamo verso la Cittadella.
Con la sua forma a stella, la Cittadella è unica nel suo genere tra Stati Uniti e Canada. Non ne troverete un’altra in tutto il vasto territorio del Nord America. Per entrarci sbagliamo strada svariate volte, complici le indicazioni non chiarissime fornite dai cartelli dei lavori in corso per il restauro delle mura. Una volta trovato l’ingresso, dapprima percorriamo una parte della cinta muraria, che sostanzialmente è una specie di argine, poi entriamo definitivamente. All’interno trovate la storia sulla nascita e sviluppo della Cittadella, con la storia delle battaglie.
La Cittadella oggigiorno è sede del 22esimo Reggimento Reale, un corpo di fanteria dell’esercito Canadese, e per visitare tutto l’interno occorre fare una visita guidata. Purtroppo alcune zone sono off limits in quanto ad uso esclusivo dell’esercito e quindi non accessibili ai civili. Noi preferiamo ammirare il tutto dall’ingresso. La Cittadella separa la Città Vecchia dalla Piana di Abraham, una distesa pianeggiante famosa per la battaglia tra francesi ed inglesi, che si concluse con la vittoria dei sudditi di Sua Maestà d’Oltremanica, che consegnò il Quebec temporaneamente alla Corona inglese ma che fu decisiva per la creazione e l’indipendenza del Canada.
Una volta terminata la visita in questo luogo storico, torniamo alla città alta. La città alta e quella bassa sono collegate da una serie di vie ripidissime, o come alternativa si può utilizzare la funicolare. Nella città bassa si trova la via più famosa di tutta la città nonchè la strada considerata più stretta del Nordamerica: Rue du Petit Champlan, una via prossima al porto commerciale della città, ma che una volta era la via del commercio. Passeggiandovi attraverso si trovano locali, ristoranti ma soprattutto negozi di spezie, vestiti e artigianato.
Inevitabilmente si va con la memoria a quello che doveva essere la via una volta, quando i marinai che scendevano dalle navi cercavano di sera divertimento nelle bettole della via, mentre durante il giorno la merce proveniente dall’Europa e dal mare, veniva venduta nei vari negozi. La strada pullula di gente, colori e profumi. Ammetto che quando l’ho vista dall’alto, non ho potuto che rimanerne colpito. Nonostante sia molto di turistica, la trovo comunque una via affascinate e che non potete non vedere se passate di qua.
Come ultima tappa, dopo aver passato tutta la giornata a piedi, ci concediamo una dolce visita al museo dell cioccolato, che si trova nella parte più moderna di Quebec City, anche per soddisfare i nostri piccoli. Il museo si chiama érico e si trova lungo Rue Saint Jean, la stessa via che vi conduce alla porta di St. John. Dentro al museo del cioccolato, che è molto piccolo, potete osservare i vari tipi di cacao, vedere come si lavorano, vedere come gli addetti producono i vari tipi di prodotti esposti al banco e ammirare le diverse creazioni, tra le quali un vestito e un orologio a pendolo, entrambi di cioccolato. A lato del museo si trova il negozio. Ovviamente non possiamo non acquistare qualche cioccolatino. I prezzi sono altini ma non facciamo la spesa, prendiamo solo qualche assaggio che non fa nemmeno in tempo ad uscire dalla porta del negozio.
Insomma, per chiunque voglia vedere il Canada orientale, Quebec city deve essere o il vostro punto di partenza o il vostro punto di arrivo. Sarà una città che vi sorprenderà, e soprattutto che vi piacerà, come è piaciuta a me.
Sono Veneto e sono cresciuto in quel di Caorle, un perla che si affaccia sull’Adriatico. Amo viaggiare con i miei inseparabili compagni di viaggio: la mia compagna e i nostri due figli. Mi organizzo e vivo i miei viaggi per poi raccontarli. Tornare a casa mi rende triste, ma per buttare via la tristezza mi preparo subito per organizzare il prossimo viaggio verso una nuova destinazione.
concordo con quanto é stato detto. Quebec City merita un paio di giorni per essere visitata. Non dimenticate peró di visitare anche la parte bassa…ci sono luoghi che vi possono sorprendere.
Massimof
Mi hai spiazzato tu con questa descrizione di Quebec city e me ne hai fatto innamorare. Proprio come te trascino amici e marito in viaggi magnifici, mi piace raccontarli a chi mi segue e dopo neanche una settimana dalmio rientro a casa incomincio a smaniare. La voglia di viaggiare è un po’ come una malattia. Sto organizzando un tour per l’anno prossimo tra New England, fari del Maine, foliage e rientro dal Canada. Speriamo si realizzi 🙂
Ciao Massimo. ovviamente la parte di bassa l’ho visitata ed è stata la cosa più bella di tutta la città. Direi davvero una città eccezionale e sorprendente.
Ciao Bea. Quebec city ha spiazzato pure a me (pensa che l’abbiamo inclusa solo perchè volevamo andare a Tadoussac, invece ci siamo fatti 2 giorni alla grande). E’ una città molto storica e davvero bello. Mi ha sorpreso molto, non pensavo di trovare una città così ricca di storia oltreoceano.
Speriamo che il tuo viaggio nel New england si concretizzi. Poi ci racconterai. A presto-
Luca