Quando si sente parlare di Valsugana o si pensa alla famosa polenta o si pensa alla nota canzone alpina, ma questo territorio offre molto di più.
Non sono le Alpi della “neve firmata” come spesso ripete il noto scrittore e scalatore Mauro Corona, ma un territorio fatto di laghi, terme, borghi incantevoli, monti e storia.
E per parlare di quest’ultima io consiglio una visita al Parco Asburgico di Levico, dove si svolge, in questo periodo il tradizionale mercatino natalizio.
Ma asburgico perché?
LA STORIA DEL PARCO DI LEVICO TERME
Nel 1896 l’inaugurazione della nuova linea ferroviaria Trento-Levico segna una tappa importante per l’affermazione della città di Levico come luogo di cura termale, legato allo sfruttamento delle acque minerali arsenico-ferruginose.
Il nuovo collegamento ferroviario stabilisce infatti la connessione fra la Valsugana con il resto d’Europa, fra i confini meridionali dell’impero austro ungarico con il cuore della Mitteleuropa.
La storia del parco delle terme è strettamente correlata all’idea della città termale ed inizia nel 1898, con l’acquisizione da parte del direttore della Società Levico-Vetriolo, di un arativo con viti e gelsi di circa 120.000 metri. Lo scopo è di creare un “luogo di cura termale” composto da un grande stabilimento – albergo immerso al centro di un grande parco.
All’inizio del ventesimo secolo il giardiniere di Norimberga Georg Ziehl ha l’incarico di disegnare il parco, che dovrà rispettare i canoni del gusto della moda ottocentesca. Sorge così un grande giardino termale, dotato di una rete di passeggiate per il diletto degli ospiti del grande albergo delle terme costruito a tempi di record e inaugurato nel 1905.
Risalgono a quell’epoca gli impianti delle alberature monumentali che ancora oggi si possono ammirare, come le tuie giganti e gli abeti rossi.
Villa Paradiso, la graziosa costruzione in stile Liberty collocata nella posizione centrale del parco, è la residenza del giardiniere.
I PRODOTTI LOCALI
Io ho visitato il mercato natalizio senza assembramenti di folle, vista l’ampiezza del parco, tra bancarelle con i tradizionali balocchi in legno o in stoffa e le squisitezze locali.
Tra queste devo citare una bevanda locale: il Karampampoli che si beve caldo come il vin brulè ed è un alcolico a base di vino rosso, caffè, miele di acacia ed erbe di montagna. Ottimo.
Poi c’è il brulè di mirtillo, le mele fritte in pastella e la famosa Salsa dell’Orso preparata con radicchio rosso, erbe montane speck e olio del Garda.
E ultima, ma non per golosità, la Treccia Mochena, una sorta di strudel dalla forma appunto di treccia, ripiena di crema pasticcera e marmellata di mirtillo nero.
Ogni giorno, poi il mercatino, diventa teatro di un evento; che siano spettacoli per bambini, o l’uscita dei famosi Krampus l’8 di dicembre per la festa di S. Antonio, o sfilate in costumi asburgici, o cori natalizi.
LA CITTADINA DI LEVICO TERME
E’ un po’ il cuore della Valsugana e tutto il centro si veste a festa per il Natale a partire dal monumentale presepe in legno a lato della cattedrale. Lungo le vie che mantengono intatto il sapore del tempo che fu, si trovano una miriade di piccoli negozi e botteghe che fanno a gara ad addobbarsi dei colori natalizi. Qui si possono trovare le tipiche ciabatte in feltro, sculture in legno, balocchi artigianali, attrezzature sportive, e tutti i prodotti enogastronomici che desideri: dai vini ai formaggi di malga, all’ “oro della Valsugana” come è chiamato il miele dai mille profumi e poi ancora le grappe, gli infusi, i salumi…
Tra questi negozi vanno menzionati quelli che vendono i prodotti di bellezza delle terme locali, che dicono siano molto efficaci, ma di cui io non posso parlare più di tanto non essendo un’ amante del turismo termale, perché mi dà sempre quella malinconia da sanatorio, da Montagna Incantata, per intenderci.
Preferisco fermarmi, anche più di una volta al giorno, in un’osteria a bere vin brulè, meglio all’aperto, visto che sono organizzati con grandi funghi riscaldanti, a guardare il passeggio della gente e poi via, in uno dei caratteristici ristoranti dove gustare i locali tortei di patate con i formaggi e i salumi o con gli affettati di pesce di lago. Io ho optato per questi ultimi e devo dire che il salmerino affumicato e i piccoli tranci di luccio erano da leccarsi i baffi.
ARTE SELLA
Se si sosta da queste parti è immancabile una vista ad Arte Sella che dista una trentina di minuti in auto da Borgo Valsugana ed è ben localizzabile dai cartelli stradali.
Il costo per questo museo all’aperto e di 7 euro e li vale proprio tutti.
Qui si mescolano poetica visiva e paesaggio nelle opere di diversi artisti che hanno usato materiali naturali per le loro creazioni che ben si integrano nel percorso tra i monti. La visita può durare da un’ora a quanto si vuole, dipende dal tempo a disposizione e dalla vostra attitudine a godere dell’arte e del silenzio in un paesaggio incantevole.
Io l’ho visitata sotto la neve e devo dire che l’atmosfera risultava ancora più magica se si pensa a sculture come “La torre della Luna”, che svettava diafana tra gli abeti spogli. Mi ha colpito anche un grande stupa in onore alle montagne asiatiche o le opere in legno che riprendono la forma delle pigne, o ancora il divertente “Sisifo” che sembrava sorreggere un bosco, o ancora la “Cattedrale” nuda sotto il manto bianco, come lo scheletro della basilica di San Gimignano in Toscana.
In lontananza il bramito dei cervi in amore e la curiosità di un pettirosso che sembrava seguirmi, forse attirato dalla mia giacca a vento verde sgargiante.
Assolutamente da non perdere e da non perdere anche l’ottimo caffè corretto grappa che si può degustare nel piccolo bar all’uscita per riscaldarsi dopo la visita.
I PAESI
Nella valle si possono visitare una serie di paesi che mantengono ancora la loro struttura contadina medievale con case in pietra d’epoca e piazzette lastricate, tra questi Caldonazzo che offre al visitatore una corte fortificata del 1300, o Pergine abbellita da palazzi antichi, osterie ottocentesche, negozi storici e corti. Il tutto poi illuminato dalle luci della festa, dai grandi alberi di Natale, dalle chiese in gran splendore.
Io soggiornavo in un piccolo appartamento avuto tramite Airbnb, in un borgo di una cinquantina di case chiamato Ischia, ancora assolutamente integro, che si affaccia su una rupe che guarda il lago di Levico. Ed anche qui ogni antica casa sfoggiava presepi in legno, addobbi, rami di pino intarsiati di palline rosse, gnomi dai lunghi cappelli. Tutto il calore e l’ospitalità della gente di montagna.
Il LAGO DI LEVICO
Un’altra attività che per me è risultata piacevolissima è stata la passeggiata di circa 3 ore che costeggia tutto il lago di Levico.
Si parte dalla spiaggia libera dell’omonima cittadina per percorrere sulla destra il Sentiero dei Pescatori.
Dapprima si passeggia sul lungolago, tra salici che si tuffano nelle acque e germani reali e anatre morette che nuotano placide, poi ci si inoltra in un bosco di castagni, faggi ed abeti, si risale fino alla sorgente tra lo scroscio di acque pulite e il profumo di muschi e felci, per poi ridiscendere verso l’altro versante del lago, quello in ombra, dove la vegetazione è più fitta e dove impera il silenzio.
Poche persone, buoni scarponi, un po’ di gamba e vai.
E per concludere il viaggio, riempirsi lo zaino della famosa polenta e gustarla a casa, magari davanti al camino acceso, ricordando giornate di neve, sole, aria limpida e buona compagnia.
Nata a Reggio Emilia, città un cui vivo e lavoro. Giro qua e là perché sono curiosa o perché mi annoio. Quando non lavoro, viaggio o mi annoio, sto con i miei 5 cani e una gatta nera.