Siamo alle solite, sabato ore 6:30, parcheggio di Lainate, nessuno sa ancora dove andremo, quattro proposte presentate la sera prima dal Lider Maximo:
- le prime due scartate, dislivello oltre i limiti dello statuto del gruppo
- la terza, troppo bella, la teniamo per un’altra volta
- la quarta la facciamo quando ci sarà anche il Meroni
E quindi? Che vi avevo detto? E’ un gioco politico, lui fa i nomi sapendo che saranno bruciati e alla fine propone il vero obiettivo che voleva raggiungere, questa volta è il Monte Generoso, comodo da raggiungere, poca salita, si parte e si torna dalla Baita di Orimento, polenta e pizzoccheri. Il Monte Generoso è una montagna delle Prealpi Luganesi situato al confine tra Svizzera e Italia, in provincia di Como.
Preparativi al parcheggio, sfottò a non finire per gli scarponi nuovi di Luca, arancio vivido, taglia 48 – modello Nepal 8000 – commenta Carlo, per calzarli meglio due paia di calzini – ma se ti vengono le vesciche te li sostituiscono?
Chiazze di neve sul sentiero, i raggi del sole ancora basso incendiano di giallo le foglie delle betulle, un pettirosso in posa per farsi fotografare, scegliamo il sentiero basso che sale di traverso nel bosco misto di faggi e betulle, versante in ombra, neve più abbondante.
Lungo il sentiero costruzioni diroccate – sono i resti della Linea Cadorna – spiega Angelo che ha sempre avuto il pallino delle fortificazioni, non so perché, più avanti quattro cavalli al limitare del bosco ci guardano speranzosi – sono i cavalli del Bisbino – dice Angelo mentre si avvicina per fotografarli, nel gruppo sguardi perplessi, cavalli del Bisbino? (a casa ho scoperto la loro storia https://www.facebook.com/groups/373137362815/).
Si sentono colpi di fucile, due roccoli con le gabbiette dei richiami appesi agli alberi lì intorno – ma è ancora permesso cacciare così? – domanda Luca, in tutta risposta l’ennesimo sparo – un pettirosso in meno – la macabra ironia di Langu.
Sosta alla caverna dell’Orso, al momento chiusa, e chi sapeva di questa caverna? Han trovato i resti dell’orso delle caverne, guarda caso, e anche degli oggetti costruiti dall’uomo di Neandertal, Langu si mette in posa per impersonare l’uno e l’altro.
Fuori dal bosco si vede la cima del Generoso, tutto il versante è coperto di neve, giornata splendida – chissà quanti ne troveremo in cima – commenta Angelo – ma se non abbiamo ancora trovato nessuno? – dal versante svizzero si arriva quasi in cima con una ferrovia a cremagliera, così non vale. E in effetti in cima arrivano coppiette con le sneakers, mamme sbuffanti e bambini con le scarpe da ginnastica, noi scarponi, zaini e sudore.
La linea di confine zigzaga lungo la cresta ma il terrazzo costruito in cima è tutto in territorio elvetico, mai entrato e uscito così tante volte in Svizzera senza un controllo, un cippo di confine è proprio appoggiato alla terrazza – mamma mia che precisi – commenta uno – sono svizzeri – risponde un altro.
Bisogna però ammettere che il panorama è spettacolare, una vista a 360 °, dai grattacieli di Milano che spuntano dalla nebbia, se non ci fosse si vedrebbe anche l’Appennino Ligure, al Monviso, l’aeroporto di Malpensa – ma questi svizzeri ci guardano anche.. – zitto! Vuoi provocare un incidente diplomatico? – dal Rosa al Cervino, pardon, Matterhorn, che spunta appena dietro. Poi tutti i 4000 della Svizzera, il Disgrazia – là sotto c’è la valle di Predarossa! – esclamo stupito, i più facili da riconoscere il Legnone e le Grigne – si vede anche l’Arera – mi comunica beffardo Langu ricordando una salita da me proposta conclusasi con ritiri e sfinimenti nel gruppo.
Sicuri dei nomi? Certo, ci sono i cartelli con tutti i nomi, c’è anche Rho, praticamente da dove siamo partiti, parlano italiano come Aldo Giovanni e Giacomo ma sono pur sempre svizzeri.
Discesa per il sentiero alto scavato nella neve, ogni tanto catene di sicurezza ma non ci sono problemi, ci pensa Luca con gli scarponi modello Nepal, addirittura una ragazza che stava salendo, da noi imbeccata, si è complimentata con lui per aver scelto calzature che sono il top di gamma – no veramente ce ne sono di meglio (il modello Nanga Parbat?)
In discesa nel bosco come sempre il gruppo si perde, io seguo Langu e Luca giù in picchiata, sì ho picchiato tre volte il fondoschiena – ma c’è il sentiero? – chiedo con le gambe ormai vacillanti – sì, mi risponde Langu che sta in testa, è il sentiero che traccia lui scendendo a caso. Ma arriviamo prima degli altri tre.
Alla baita i soliti salumi e pizzoccheri, ci salva la crostata di mirtilli e il moscato offerti da Emilio, ieri era il suo compleanno, Auguri!
La prossima volta se il Lider Maximo propone la sera prima una meta impegnativa nella neve so già che mira a qualche montagnetta in Liguria vicino a una famosa trattoria…
Cresciuto, tanti anni fa, sui romanzi di Kipling, Salgari e Verne, ho ritrovato l’anno scorso su un mio quaderno delle elementari un tema che descriveva un fantastico viaggio in piroga su un fiume nel cuore della giungla indiana. È da lì che evidentemente è nato il mio amore per le culture del sudest asiatico, l’India in primis, e per i fiumi lontani e le foreste oscure a partire dalla mitica Amazzonia.