Un altro piacevole ritorno sull’Alta via dei Monti Liguri partendo da Varazze in una afosa giornata domenicale.
I gitanti si affollano sulle spiagge in cerca di un possibile refrigerio vicino al tanto agognato mare, che diviene una sorta di meta del desiderio dopo mesi di forzata clausura. Così si riproduce quel deleterio assembramento da cui si voleva fuggire, a meno che non si volesse andare controcorrente come il nostro terzetto, per ritrovare frescura e benessere psicofisico sulla via dei monti.
Partiamo in auto allo scoccare del mezzogiorno per evitare gli influssi negativi di una eclissi mattutina, come ci viene detto dalla persona che ci condurrà sulle strade impervie che portano al Monte Beigua e che assecondiamo, non fosse altro che per la cortesia del passaggio fornitoci.
Vista l’ora e il percorso tortuoso, non sembrano passare neppure le aquile, forse per maggiore convenienza intrufolatesi fra i bagnanti della costa.
Piacevole la vista dei pianori sottostanti e delle fitte chiome boschive che si avvicendano in una sfumatura di colori green a cui fa da contrasto l’azzurro intenso del cielo e del blu della superficie marina a grande distanza.
Oltrepassiamo la graziosa frazioncina di Alpicella, sede di una via megalitica lastricata che presenta un recinto di pietre verticali orientate verso il Monte Greppino; l’area ospita diversi rilevamenti archeologici come menhir ed incisioni rupestri.
I giganteschi ripetitori su orribili tralicci che avvistiamo, ci fanno capire che siamo giunti al rifugio Beigua ma decidiamo di proseguire più in alto per raggiungere quello di Pratorotondo ( m.1092). A destra, fra gli alti cardi, s’intravvede il Monte Sciguelo che più avanti mostrerà le due gobbe protese verso il mare.
Appena vediamo il gigantesco edificio di pietra, ci sorprende l’aria quasi fredda e i tanti gruppi che affollano le tavolate esterne, quasi fosse un concordato banchetto nuziale. Pur avendo divorato della deliziosa focaccia alla partenza, decidiamo di gustare un veloce piatto di polenta taragna accucciati su una panchina, unico posto resoci disponibile, sorridendo per quell’insolito affollamento e per il fatto di aver stranamente anteposto il pasto alla camminata.
Facciamo subito fronte alla debolezza impugnando lo zaino e sistemandoci gli scarponi da provetti escursionisti, magari semplicemente per dirigerci verso qualche prato poco distante per sdraiare le membra già provate dalla lenta digestione in corso.
Imperterriti iniziamo a percorrere la dolce stradina che in cresta attraversa pascoli sterminati, facendo capolino a migliaia di metri, sul magnifico panorama del mare ligure che spazia da Genova, Arenzano, Cogoleto, Varazze verso Savona.
Mi soffermo a fotografare a più non posso tutto ciò che mi sorprende: la casa della Miniera, costruita prima degli anni ’40 come riparo per gli operai e la Cappelletta degli Alpini, che mi appaiono come le graziose casette di pietra delle fiabe.
Oltre il campo , si erge la cupola rocciosa del Bric Resunou o Resunao, che significa “risuonato” per l’eco che si sente con un urlo da ovest verso la cima.
Arrivati al crocevia sotto il Bric, lasciamo l’AV (Alta Via) e prendiamo verso destra, camminando fra erba e blocchi di rocce, aggiriamo a sud la Fontanaccia, una sorta di fontana dove pare che l’acqua sgorghi da una roccia a V, solo in particolari condizioni di vento e nebbia.
Proseguiamo in leggera salita, fra guglie rocciose che fan pensare a qualche tratto delle Dolomiti, fino al Monte Rama, dopo circa un’ora di cammino dalla partenza. Sullo sua cima (m.1150 ) la classica croce di metallo, anzi due, che sembrano volerci comunicare di aver raggiunto il cielo, impagabile lo spettacolo incredibile della costa ligure che va dal Monte di Portofino all’isola Gallinara, con il Monte Carmo di Loano sullo sfondo (m. 1389 ), le Alpi Marittime, i vicini monti Carbunea (m.1094) ed Argentea (m.1082).
Seduti sugli spuntoni di rocce ammiriamo lo scenario paradisiaco commentandolo con giovani escursionisti che si avvicendano, alcuni con in mano chili di moschettoni utilizzati per arrampicate in luoghi circostanti. Risulta piacevole questo naturale interscambio così come il saluto ricevuto da alcuni bimbi che affiancavano i genitori durante il percorso.
Difficile riuscire a staccarsi da questo “bagno “di emozioni che ci fa sentire tutt’uno con l’universo e la bellezza del creato, celato fra agglomerati rocciosi, come una sorta di prezioso dono per chi sceglie di ritrovarlo e di appropriarsene, anche soltanto per alcuni attimi, passo dopo passo, a suggello di un sacrificio intrapreso come alternativa ad una oziosa giornata balneare.
Oltre alla passione per la scrittura, un modo per “viaggiare” con le parole nelle molteplici sfaccettature della realtà, mi piace dedicarmi al trekking e al cicloturismo. Ho iniziato a viaggiare a quattro mesi, quando i miei genitori si sono trasferiti dal sud a Milano per motivi di lavoro, ripetendo lo stesso percorso, ogni anno, fino alla maggiore età. Ho visitato molti stati europei organizzando meticolosamente il viaggio e documentandolo grazie alla mia inseparabile macchina fotografica.