I Caraibi descritti da Giuseppe Sofo: “Trinidad e Tobago. Carnevale, fango e colori”

Tutta la vitalità esuberante e contraddittoria dei Caraibi e del loro Carnevale più famoso, assolutamente da scoprire.

Siete mai stati ai Caraibi? In entrambi i casi vi consigliamo la proposta di Giuseppe Sofo, “Trinidad e Tobago. Carnevale, fango e colori” (Miraggi Edizioni), una guida narrativa di Trinidad e Tobago, isole caraibiche nelle quali il carnevale non è solo divertimento ma è anche e soprattutto cultura, oltre che un modo per liberarsi, tramite i colori, dal fango del colonialismo.

Questo libro, tra diario di viaggio e racconto di un carnevale atipico, è un atto d’amore per la cultura caraibica e per tutte le culture che abitano Trinidad e Tobago, dove l’India incontra l’Africa, l’Europa e il Sud America.

Tramite le parole di uno scrittore-viaggiatore-traduttore-ricercatore, il lettore attraversa le strade e i costumi di questa nazione, tra le più multiculturali al mondo, dove le diversità e le incoerenze non sono però un problema, ma un punto di forza.

Abbiamo incontrato l’autore Giuseppe Sofo per entrare nel dettaglio del libro.

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Il suo libro lo definirebbe più un romanzo, un racconto, o un diario? 

Credo che sia il racconto di un luogo. Passando attraverso il mio percorso di scoperta di Trinidad, della sua cultura e in particolare del suo carnevale, ho cercato di regalare al lettore italiano la sensazione di muoversi tra le strade di quest’isola meravigliosa, che è sicuramente l’unica protagonista del libro.

Le isole caraibiche: cosa l’ha affascinata di questo luogo? 

Il mio interesse per i Caraibi nasce per la letteratura di queste isole, in particolare da un’opera teatrale di Derek Walcott che ho letto molti anni fa, quasi per caso. Quella lettura mi ha spinto a scoprire sempre più opere caraibiche e a laurearmi con una tesi proprio sul carnevale di Trinidad, all’interno di un percorso di ricerca sulle letterature caraibiche che continua ancora oggi.

Cosa consiglia a chi vorrebbe partire per i Caraibi? 

Dipende dal perché della scelta. Chi va ai Caraibi per trovarci spiagge bianche e cocktail con l’ombrellino farebbe meglio a non andare a Trinidad, ma piuttosto nelle Bahamas, o alle Barbados. Chi arriva a Trinidad deve farlo con la voglia di scoprire una cultura ricchissima, che può dare tanto a chi arriva con il cuore aperto. E magari la lettura del libro potrà servire ad interpretare molte piccole cose, e ad adattarsi con più facilita, anche se si hanno solo pochi giorni.

Il cuore del libro è il Carnevale. Ce lo descrive? 

Il carnevale a Trinidad è un rituale performativo di risveglio e resistenza culturale che rivendica uno spazio e celebra la libertà da ogni tipo di schiavitù. Un rituale importato dall’Europa che, unito alla masquerade africana, è diventato il vero metro di rappresentazione della realtà, piuttosto che della finzione, come è invece ella tradizione europea. Uno smascheramento, piuttosto che un mascheramento. E giustamente viene definito il “più grande spettacolo del mondo”, una piccola grande meraviglia.

Lo consiglia come esperienza almeno una volta nella vita? 

Solo una??

Reputa ci sia qualcosa di simile in giro per il mondo? 

Ci sono altri carnevali, che in alcuni casi sono stati importati proprio dalla tradizione di Trinidad, come a Notting Hill o a New York, ma vivere il carnevale tra le strade di Port of Spain, e jouvay sulle colline di Paramin non ha pari, perché qui il carnevale muove l’intero Paese. Al contrario dei carnevali brasiliani, ai quali partecipano attivamente solo le scuole di samba, e dei carnevali europei, molto spesso riservati più ai bambini che agli adulti, qui il carnevale è di tutti e per tutti.

Nel titolo parla anche di “fango”: cosa intende?

“Fango e colori”, perché durante il rituale di jouvay, la notte prima dell’inizio del carnevale, le persone per strada si cospargono l’un l’altro di fango e di colori. E perché è dal fango del colonialismo che Trinidad ha saputo creare e regalare al mondo i propri colori.

Il viaggio che attende di fare o che spera di fare prossimamente? 

Credo che tornerò presto ai Caraibi, anche se devo ancora decidere quali isole faranno parte del percorso. E più a breve termine, mi piacerebbe tornare nel sud della Francia. Detto questo, negli ultimi mesi ho passato in media 16-17 ore a settimana tra treni, autobus e macchine, tra Zurigo, Modena, Roma e l’Aquila. Quindi forse i viaggi di cui ho più bisogno in questi giorni sono viaggi di parole piuttosto che di gambe.

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Giuseppe Sofo è un narratore di luoghi; giornalista e traduttore di testi caraibici ed europei, ha pubblicato Qui lo chiamano blues (Azimut, 2008) e Dollville (Incontri, 2006), la guida turistica Brema (Morellini, 2010) e pubblicherà il romanzo Quest’alba radioattiva (Las Vegas, 2011). Ha insegnato italiano in asili, scuole elementari, licei e università tra gli Stati Uniti, la Francia e la Svizzera. Parla quattro lingue e ne biascica un altro paio.

A Trinidad ha svolto ricerca per la sua tesi sul teatro di carnevale come arma di risveglio e resistenza culturale, ha costruito costumi, partecipato al carnevale, scritto, ballato e amato.

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