Vacanza responsabile: mettiamo in valigia rispetto e buon senso

Spesso può mancare la voglia di organizzare un viaggio con lunghi voli aerei, alberghi, tappe da scegliere… e così si opta per una classica vacanza organizzata. Sole, mare e più o meno nient’altro. Complice il sole, i bikini e gli slip che ci rendono tutti uguali, senza distinzioni sociali, e improvvisamente diventiamo mirabili ballerini caraibici, instancabili giocatori di beach volley sotto il sole di mezzogiorno, gourmet raffinati e naturalmente gioco-aperitivo dipendenti.

A poche ore di volo (dall’Italia nel mio caso) la meta preferita per un viaggio a medio raggio è indubbiamente Sharm el Sheikh. Peccato che assieme alla protezione 30 molti si dimenticano anche il buon senso. Così si può assistere a gente che, indisturbata, nutre le centinaia di pesci colorati con briciole di pane, ritrovandoli il giorno dopo a nuotare a pancia in su, o che cammina con le scarpette di plastica sulla seconda barriera corallina per estensione dopo quella australiana.

Ecco, il turismo non consapevole porta anche a questo, frutto dell’ignoranza nel più ampio senso del termine. Quando si va in vacanza senza rispetto del luogo e della cultura che si visita spesso si vedranno questo genere di scene che tu sia in viaggio in Egitto, come nel mio caso, o sulle Ande in Perù. Il punto è che si può essere turisti responsabili anche nel villaggio turistico.

Anzitutto che cos’è il turismo responsabile? Secondo la definizione non del tutto univoca si tratta di quella forma di turismo che rispetta le culture locali e gli ambienti naturali in modo da non comprometterli in modo irreparabile, e che corrisponde alla popolazione locale un giusto compenso relativamente alla misura della loro partecipazione. Nel senso più comune si utilizza questa terminologia per colui che si informa sul luogo che andrà a visitare, che è curioso di conoscere la cultura locale nel senso più ampio, anche assaggiando i piatti tipici e rispettando le usanze locali in tema di abbigliamento e norme sociali. Un modo per essere viaggiatori e non turisti è quello di conoscere qualche parola di uso comune – come buongiorno, buonasera, grazie – che sicuramente saranno apprezzate. La necessità di scoperta è fondamentale, non rinchiudiamoci in tante enclave dorate dove pretendiamo di ritrovare un pezzo di casa nostra a tutti i costi.

Turismo responsabile significa anche imparare a conoscere gli usi e costumi del popolo che ci ospita (foto di Flavio Alagia)

Vi assicuro basta poco, un sorriso, una chiacchierata con il beach boy che ti sistema i lettini per scoprire che il volo di ritorno a casa da Sharm ad Assuan gli costa come un mese di stipendio – 10 ore al sole tutti i giorni sulla sabbia rovente! – e che opterà per un viaggio in autobus da 12 ore a soli 7 euro. Il prezzo di un cocktail fuori dal tuo pacchetto all-inclusive.

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