Recentemente ho avuto l’occasione di percorrere la Strada delle 52 gallerie, una vecchia mulattiera militare creata e utilizzata durante la prima guerra mondiale! Questo percorso si snoda sul massiccio del Pasubio, una meravigliosa montagna a cavallo tra le province di Trento e Vicenza, simbolo di una guerra lunga e dolorosa.
Il Pasubio infatti è stato un importante luogo di combattimento e di confine durante la prima guerra mondiale. Qui si può fare un viaggio nel tempo, tra trincee, sentieri fortificati e monumenti bellici.
La Strada delle 52 gallerie fa parte di questa importante eredità. È considerata la più famosa via di accesso e percorso per il Pasubio e venne costruita durante la prima guerra mondiale. Il percorso è stato creato per permettere il passaggio all’esercito italiano, rimanendo però ben al sicuro dell’artiglieria nemica austro-ungarica. Il passaggio si snoda dalla base del monte fino alla parte più in alto, ovvero fino alle Porte del Pasubio.
Il nome deriva proprio dalla presenza di 52 gallerie scavate nella roccia. Il percorso è lungo 6.555 metri in totale, di cui circa 2.335 metri sono percorsi all’interno dei tunnel.
Il sentiero è decisamente mozzafiato e unico nel suo genere. L’opera è maestosa e spettacolare, soprattutto considerando la difficoltà della costruzione, il luogo e il periodo storico.
È un percorso di media difficoltà, ma il fatto di essere in montagna e riuscire a percorrere una costruzione bellica centenaria, lo rende terribilmente affascinante.
Cosa ne dite allora? Partiamo?
La partenza
La partenza è da Bocchetta Campiglia dove si può trovare un parcheggio molto grande a pagamento. Ma per quanto grande possa essere il parcheggio, è spesso pieno. Questo percorso è infatti molto conosciuto e rinomato e di questo ce ne accorgiamo subito, faticando a trovare posteggio.
Memo per noi: sveglia all’alba la prossima volta!
Il percorso e le gallerie
Da un partenza piuttosto moderna inizia il percorso delle 52 gallerie. Per tutto il sentiero si alternano tunnel, scorci sorprendenti, guglie e gole molto profonde.
Le gallerie non sono lunghissime, tranne alcune che sono leggermente più estese rispetto alle altre. La numero 19 soprattutto; questa è una galleria molto particolare, oltre a essere il tunnel più lungo, è composta da diversi tornanti. Il percorso prosegue infatti in salita seguendo la strada intorno a un grande torrione di roccia. Molto simile a un cavatappi! Ma il resto delle gallerie sono più corte e meno impegnative.
Di tunnel completamente bui ce ne sono pochi, spesso infatti ai lati sono presenti delle finestre scavate nella roccia. Ottima notizia per chi soffre di claustrofobia come la sottoscritta! Queste aperture lasciano che la luce e l’aria entrino all’interno delle gallerie, e oltretutto permettono una vista incredibile e scorci strabilianti.
Nonostante il buio non sia sempre estremo, una torcia è essenziale, o almeno il telefono. Alcuni punti sono infatti completamente privi di finestre e, se non sono presenti altri escursionisti con la loro torcia, si rischia di inciampare e di farsi veramente male. Alcuni punti sono piuttosto umidi, quindi bisogna fare sempre molta attenzione.
Lungo tutto il sentiero ci siamo fermati parecchie volte. E fidatevi, fatelo anche voi! Abbiamo cercato di osservare con estrema attenzione tutto ciò che ci circondava. Ogni piccolo dettaglio nella roccia, ogni targa ed elemento all’interno dei tunnel.
Queste gallerie, che vengono percorse con scarponcini e zainetti all’insegna di una bella giornata di sole, sono state costruite oltre 100 anni fa in tutt’altre condizioni! Non è sorprendente?
Al giorno d’oggi vengono chiaramente affrontate con allegria, in giornate estive, chiacchierando con gli amici e pensando al rifugio di arrivo. Chi le ha costruite e le percorreva provava tutt’altre emozioni però. Provava tensione, paura e agitazione ma riuscì comunque a portare a termine un’opera così maestosa in cima a una montagna.
Per questo motivo ci sembrava di estrema importanza, forse più che in altre gite, osservare ogni più piccolo dettaglio all’interno di una costruzione così unica. L’obiettivo era cercare di immedesimarci nei costruttori e nei militari che percorsero il nostro stesso cammino.
Il panorama è senza dubbio sensazionale; il Pasubio fa ombra e osserva gli escursionisti lungo tutto il percorso. La roccia è la compagna e amica fidata durante l’intera camminata, mentre i numeri sulle gallerie si susseguono ininterrottamente.
Il dislivello
Il dislivello di questo percorso non è difficilissimo né troppo impegnativo, ma comunque si parla di 784 metri, con alcuni passaggi piuttosto esposti. L’attenzione deve essere sempre l’aspetto primario di ogni gita in montagna.
Arrivo al Rifugio Generale Achille Papa
Finalmente ecco davanti a noi il Rifugio Generale Achille Papa. L’ultima galleria, infatti, giunge proprio accanto al rifugio con una vista davvero stupefacente sulle montagne circostanti.
Dopo una meritatissima pausa, è giunto il momento di incamminarci nuovamente verso la macchina. Il sentiero più facile è sicuramente la Strada degli Scarubbi, un percorso molto più comodo rispetto alle gallerie, che riporta direttamente al parcheggio.
Il ritorno sulla Strada degli Scarubbi
Ma, dal rifugio Achille Papa ci sono tantissimi sentieri per molti altri bivacchi e destinazioni. Se la giornata lo permette, si possono organizzare delle bellissima escursione; una su tutte è quella che dal Papa porta direttamente al Rifugio Vincenzo Lancia. Ovviamente, in questo caso saranno necessarie due macchine perché il percorso non sarà ad anello.
Il percorso alternativo
Anche noi abbiamo organizzato un percorso un po’ differente. Dal rifugio Achille Papa ci siamo indirizzati verso Passo Pian Delle Fugazze, dove avevamo lasciato un’altra macchina.
Per raggiungere il Passo Pian Delle Fugazze ci sono alcuni percorsi possibili. Noi ci siamo avventurati per la bellissima, e facilmente praticabile, Strada degli Eroi.
Anche questo percorso ha una storia lontana, legata al primo conflitto mondiale. Venne infatti costruita durante la guerra per permettere ai mezzi a motore di raggiungere la zona più in alto della montagna. Ai nostri giorni, è comodamente percorribile sia a piedi che in bici.
La discesa è piacevole, la strada comoda, larga e ben attrezzata per le escursioni. Il nome deriva dal fatto che sulla parete sono posizionate delle targhe per ricordare gli uomini che combatterono sul Pasubio. Essi ottennero le medaglie d’oro al valore militare e per questo vengono ricordati in questa zona.
Prosegue una leggera discesa fino alla Galleria d’Havet e poi sempre più giù fino ad arrivare a Passo Pian delle Fugazze. Da qui, recuperata la macchina, ci siamo diretti verso il punto di partenza della nostra escursione per raggiungere l’altra auto.
La nostra gita è terminata così: con le gambe abbastanza doloranti, un sorriso stampato sul volto e negli occhi 52 gallerie ultracentenarie!
Le radici tra le montagne trentine, il cuore tra le onde del mare, la mente un po’ ovunque. Sono nata e cresciuta in un piccolo paesino tra le montagne, ho vissuto poi per anni nella splendida città di Venezia per studio e lavoro. Ma non mi sono fermata lì, mi sono infatti spostata molto spesso vivendo tante esperienze in tanti posti differenti: Oslo e Strasburgo in primis, dove ho vissuto per tanti mesi. Amo viaggiare, lo considero il carburante della vita, ciò che ci fa muovere, migliorare e crescere ogni giorno sempre più. Credo che la curiosità vada alimentata, l’avventura, la passione e l’amore vadano vissuti fino in fondo, non voglio fermarmi e credo che nessuno al mondo debba mai farlo