Perché vuoi vedere le chiese rurali della Puglia? – perché le cattedrali le abbiamo già viste – mai che si vada al mare.
Puglia, Settimana Santa, da Bari a Taranto allungando un po’ la strada.
San Bartolomeo di Padula, Comune di Castellana Grotte
Ci sapete arrivare? – abbiamo il navigatore (perché, che problemi ci sono?), a che ora dobbiamo arrivare? – in mattinata – ok, va bene (noi siamo milanesi, cosa vuol dire in mattinata? alle 9:00 o alle 9:30? che risposta è in mattinata?).
Dopo Conversano la strada si perde tra distese di alberi in fiore, Ciliegie Ferrovia su un cartello all’imbocco di una stradina – quelle buone! – sì ma dove stiamo andando?
Lasciata la provinciale, una stradina tra i muretti a secco e i frutteti, ville e case coloniche, un trullo, poi a sinistra, Strada Comunale Ciampacotta – ma è un sentiero!? Sì ma bello, due strisce di terra parallele, nel mezzo erba folta a strusciare sul fondo della macchina, papaveri rosso fiammante sui bordi e oltre il muretto mandorli e terra rosso bruciato.
Il navigatore dice che siamo arrivati – dove? qui? Un minuto ed ecco sul sentiero un’altra macchina – buongiorno, sono Angelo, puntuali come i contrabbandieri – sguardo perplesso – sì i contrabbandieri devono essere precisi sennò li beccano – altro che puntualità milanese.
La chiesetta di San Bartolomeo
Una striscia di prato tra due muretti a secco, una passaggio sotto una quercia ed eccola la chiesetta di San Bartolomeo, un cubo di conci grezzi sormontato da un altro cubo più piccolo, in cima una cupola sassosa dove le erbe cominciano a infiltrarsi tra le pietre, se fosse intonacata di bianco potrebbe essere una chiesetta greca.
Ha più di mille anni, è stata costruita quando qui c’erano i Longobardi, ci spiega Angelo – sappiamo chi erano, noi veniamo dalla Lon(go)bardia – è piccola ma è un testimone della nostra storia anche se qualcuno è ancora ignorante e non lo sa – e indica il tag di vernice blu sul fianco opera di qualche ragazzo della zona.
Angelo si è fatto custode, nomen omen, di questo pezzo di storia, la chiesetta è stata acquistata coi soldi raccolti da una associazione locale assieme al pezzetto di terreno intorno, hanno sistemato il vialetto, piantato la quercia che fa da cortina, tengono pulito tutto e oggi, restaurata, è patrimonio pubblico.
-Vengono in tanti a vederla? – non tanti ma chi viene è perché è davvero interessato – e ha un buon navigatore aggiungo io.
L’interno è spoglio, qualche nicchia nei muri, la luce arriva da quattro feritoie in alto, la caratteristica architettonica più interessante, ci fa vedere Angelo, sono le quattro trombe angolari che raccordano i muri quadrati alla cupola rotonda. Poca roba? Pensa ai longobardi coi cavalli, ai bizantini con le icone, ai normanni con le spade, di qui sono passati e la chiesetta li ha accolti tutti, ti pare poco?
Seppannibale, Comune di Fasano
Dopo aver girovagato tra gli uliveti, ma che ulivi, enormi, antichi, contorti come sono solo gli ulivi di Puglia, bellissimi, pranzo in una masseria che non saprei mai ritrovare. Guarda che la chiesetta è in una proprietà privata, non si può entrare – allora ti sei documentata, come mai? – Seppannibale, mi incuriosiva il nome – proviamo, tanto è sulla strada – bugiardo.
La catena sul viottolo che porta alla masseria è abbassata, più avanti un ragazzo su un trattore – possiamo entrare a vedere la chiesetta? – nessuna risposta, col dito indica un signore che sta per uscire in macchina, ripetiamo la domanda, ci squadra un po’ accigliato e poi – va bene, parcheggiate là – con la faccia di chi pensa ma che c’hanno da vedere questi? Bella la masseria, alta, bianca, squadrata, con un accenno di merlatura in alto, non si vede più nessuno – se ci sono cani io non vengo – lo so, lo so.
C’è un varco nel muro e la chiesa è lì controsole, una piccola costruzione grigia col tetto a spiovente, un accenno di cupola, per arrivarci bisogna attraversare una savana di erbe altissime, mi arrivano alle spalle, le spighe ormai secche si piegano come onde al vento – vieni, non ci sono cani, tutt’al più leoni!
E’ come quella di San Bartolomeo ma un po’ più grande e con resti di affreschi al suo interno – attenta ai buchi – cosa sono? – probabilmente tombe, tu fotografa gli affreschi io faccio foto dalla savana, speriamo di non trovare leoni o longobardi.
Gli affreschi li studieremo a casa, le cupole sono due, all’interno archi e pilastri, decisamente più ricca rispetto a quella di San Bartolomeo ma manca tanto un angelo custode.
San Lorenzo, Comune di Mesagne
Statale 379, dopo Torre Canne direzione Brindisi – guarda, si vede il mare – e vengo incenerito da uno sguardo. Veloci verso Mesagne alla ricerca della terza chiesetta. – Perché ci vuoi andare? Perché è strana.
Una volta era “fuori le mura”, adesso è in Vicolo San Lorenzo, circondata dalle case e, quasi per difendersi, sta con l’abside a mo’ di schiena verso la strada mentre l’ingresso guarda il muro di una casa a tre metri. E’ davvero strana con quelle tre torrette a formare l’abside, il triconco di San Lorenzo lo chiamano, ed è antichissima, più vecchia addirittura delle altre due che già non scherzano.
Pietre grezze in basso, più squadrate in alto, due tre due, sette finestre ogivali, due cancelli di ferro tra la facciata e il muro della casa, ovviamente sono chiusi.
Ho letto che basta farsi vedere e la signora della casa di fianco viene ad aprire – sempre così mia moglie, si lamenta per contratto ma in realtà si documenta, no, non sulla storia delle chiesette, su cosa si dice in internet, cosa consigliano di fare o non fare e dove si mangia bene nei dintorni. Ed ecco che per magia si apre la porta della casa di fianco e compare una vecchietta con ago e filo in mano – stavo rammendando e, per caso, ho visto che stavate guardando la chiesa, volete vedere l’interno? – davvero? sarebbe il massimo.
Sarò sincero, un po’ delusi lo siamo, sempre così coi restauri decisi, l’interno è come la cappella di un convento di suore, tutto pulitissimo, sedie in file ordinate, piante sempreverdi ai piedi dell’altare, vetri smerigliati gialli alle finestre antiche, illuminazione con faretti, pezzi di affreschi scoloriti che galleggiano sulle pareti giallo zafferano – com’era prima? – tutta rovinata, ci dice la signora, è stata usata anche come macello comunale e deposito, poi l’hanno sistemata, adesso ci fanno anche riunioni e prove del coro – grazie, gentilissima.
Un ultimo sguardo prima di risalire in macchina, piccola rattrappita, silenziosa ma ancora viva, ne deve aver avuti di angeli custodi!
Cresciuto, tanti anni fa, sui romanzi di Kipling, Salgari e Verne, ho ritrovato l’anno scorso su un mio quaderno delle elementari un tema che descriveva un fantastico viaggio in piroga su un fiume nel cuore della giungla indiana. È da lì che evidentemente è nato il mio amore per le culture del sudest asiatico, l’India in primis, e per i fiumi lontani e le foreste oscure a partire dalla mitica Amazzonia.