Avevamo conosciuto Elisa e Alessandro ormai più di due anni fa. Si erano da poco sposati, e stavano celebrando la loro unione e la loro voglia di vivere con un viaggio intorno al mondo. Lui fotografo, lei interprete, entrambi sognatori. La loro missione: completare l’impresa senza mai volare.
Da una simile avventura non potevano che scaturire una narrazione sorprendente attraverso la magia del mondo che ci circonda e le emozioni che guidano le nostre scelte. La prosa brillante e appassionata di Elisa Bocca completano l’opera, facendo da collante per le innumerevoli peripezie che la coppia si troverà ad affrontare nel corso del lungo viaggio, e tracciando il filo conduttore di un percorso attraverso i luoghi del mondo e dell’anima. Il libro dal titolo “Giro del mondo via terra e mare” è in vendita online che dall’inizio della loro avventura raccoglie le riflessioni di lei e gli scatti di lui.
Qui di seguito vi proponiamo un assaggio tratto dal primo capitolo: “Il Virus”.
«Mi vuoi sposare?» Con lui era diverso. Con lui era tutto diverso. «Sì, sì, sì che ti voglio sposare!!!» Non c’erano i titoli di coda, non c’era un «The end» pronto a
mangiarsi il futuro. Quello era solo l’inizio del nostro viaggio in- sieme. Quel pomeriggio iniziammo ad ammalarci: ci contagiammo a vicenda con quel virus che si impossessò di noi, contaminando le nostre menti di dolci sogni di viaggio.
Lui: «Dove andiamo in viaggio di nozze? Aspetta, lo so… Perché non ci prendiamo un mese intero e facciamo il giro del Sud America?»
Io: «Ma… non so se ho un mese di ferie… e poi, in un mese cosa vediamo? Il Sud America è immenso!»
Lui: «Perché non chiedi l’aspettativa dal lavoro? Già che ci siamo, chiedi tre mesi: così abbiamo tempo di vedere qualcosa».
Io: «Non credo mi daranno tre mesi di aspettativa… È praticamente impossibile».
«Allora chiedine sei!»
«Ma perché senza volare?» chiedevano gli amici.
Fu la domanda che più spesso ci venne rivolta prima che partis- simo.
Senza volare: perché, per una volta nella vita, non volevamo correre. Ci piaceva pensare a questo come un periodo che sarebbe passato lentamente, senza la frenesia che si vive nel quotidiano e che spesso non ci fa gustare la bella vista di cui possiamo godere dal finestrino della nostra auto, presi come siamo dal raggiungere qual- cosa… ma cosa?
Senza volare: perché volevamo assaporare ogni immagine e fotografare ogni emozione che di solito si espelle dal tubo di scappa- mento e si abbandona fra il traffico strombazzante delle grandi città, dove tutti si precipitano per andare… ma dove? Senza volare: perché volevamo srotolare il nostro filo di Arian-
na da casa al Polo Sud, alla Muraglia Cinese, al Machu Picchu, alla Via della Seta, alle rovine Maya, senza perdere niente di ciò che stava in mezzo. Come succede invece quando, in tutta velocità, si salta da un aeroporto allʼaltro ubriacandosi di cambi di fuso orario per cercare di arrivare prima… prima di che?
Senza volare: perché eravamo curiosi di conoscere tutte le più piccole sfumature delle persone che popolano questo pianeta. Le stesse persone che nelle nostre città di solito ignoriamo… perché?
Laureato in Giornalismo, il mio limbo professionale mi ha portato dagli uffici stampa alla carta stampata, per poi approdare al variopinto mondo della comunicazione digitale. Ho vissuto a Verona, Zurigo, Londra, Città del Capo, Mumbai e Casablanca. Odio volare, amo lo jodel e da grande voglio fare l’astronauta.