Per iniziare a raccontarvi del mio viaggio nelle Filippine, non posso che partire parlandovi della capitale di questo paese, Manila. Manila sorge sull’isola di Luzon, una delle più grandi dell’arcipelago delle Filippine che conta oltre 7000 isole. Qui ho trascorso il primo giorno di viaggio e anche gli ultimi due (questi forzati causa perdita del volo internazionale che ci doveva riportare a casa). Sebbene le opinioni raccolte prima della partenza non fossero proprio lusinghiere, ero curiosa di visitare questa metropoli asiatica nota per essere la città con la più alta densità abitativa al mondo. Vorrei potervi scrivere che sono stata sorpresa in positivo, cosa che a volte viaggiando capita perché non sempre ci si trova d’accordo con i pareri di altri viaggiatori, ma in questo caso mi devo unire al coro di coloro che con Manila non sono entrati in sintonia. Adesso vi racconto nel dettaglio com’è andata.
Sono atterrata il 19 di dicembre alle 23 ora locale, lasciandomi alle spalle senza alcun rammarico le fredde giornate torinesi. Dopo un viaggio di 20 ore, i miei compagni di viaggio ed io bramavamo qualche ora di sonno per rifocillarci. Per questa prima notte la scelta è ricaduta su un piccolo alberghetto nel quartiere di Malate, il Makabata Guesthouse (27€ la tripla). L’albergo, sebbene abbastanza pulito, non si presentava proprio al meglio e devo dire che anche il personale non è stato particolarmente cortese, cosa che, per fortuna, scoprirò nel corso del viaggio essere una rarità nelle Filippine. Abbiamo preso sonno molto in fretta ignari di quello che ci aspettava: alle 3 del mattino una musica assordante ha invaso la nostra camera facendoci sobbalzare dai letti. Abbiamo aspettato qualche minuto per prenderci il tempo di connettere e capire cosa stesse succedendo finchè ci siamo decisi a chiedere spiegazione in reception. Ed è qui che abbiamo scoperto una curiosa usanza filippina per la quale, alcune delle principali chiese del paese, tra le quali ovviamente proprio quella situata di fronte al nostro albergo, durante i giorni che precedono il Natale, sparano attraverso i loro megafoni gioiosi canti natalizi. La cosa sconcertante è che questa musiche vanno avanti per più di un’ora, quindi vi lascio immaginare quanto potessimo essere riposati la mattina seguente.
Nonostante le poche ore di sonno, siamo partiti presto alla scoperta della città consapevoli di aver una sola giornata a disposizione per visitarla. Manila si è presentata sin da subito senza veli per quella che è, una città in cui baraccopoli, grattacieli che rompono la monotonia del suo cielo caliginoso, grandi parchi, quartieri ciottolati che ricordano i lunghi secoli di dominio straniero e viali brulicanti di auto, convivono in un tutt’uno alquanto frastornante. La nostra prima meta è stata Intramuros, il quartiere storico della città. Lo abbiamo raggiunto con un’ora circa di camminata sul lungomare della città del quale ricordo solo i tanti cantieri, il mare visibilmente sporco e i tanti, troppi, senzatetto abbarbicati sul marciapiede e nei rarissimi spazi verdi. Questo ammetto che è l’aspetto della città che più mi ha colpita: ho visitato altre capitali asiatiche ma un numero così alto di senzatetto non l’avevo mai visto in nessun altro posto.
Per raggiungere Intramuros abbiamo attraversato il Rizal Park, uno dei parchi urbani più grandi di tutta l’Asia. Ed è proprio dove termina il verde del parco che si ergono le ben conservate mura di Intramuros, l’antica cittadina fortificata, fondata nel 1571, dove sorgono la Cattedrale di Manila, la Chiesa di San Augustin e lo storico Fort Santiago, con le sue prigioni sotterranee e le camere adibite alla tortura. Questo quartiere della città è anche il più conosciuto e visitato, eppure, nemmeno questo posto mi ha entusiasmata .
Per il pranzo scegliamo uno dei tanti ristoranti del quartiere di Ermita che propongono menù di cucina tipica filippina. I primi noodles del nostro viaggio nelle Filippine sono stati una vera e propria delizia per il palato. C’ è però un consiglio che vorrei darvi: di solito le porzioni sono molto abbondanti per cui, se, come noi, non riuscite a finire le vostre pietanze, fatevi preparare una doggy bag perché fuori dalla porta del ristorante è colmo di persone per cui, quegli avanzi, equivalgono ad un cenone di Natale.
Ed è così che, dopo un pomeriggio non entusiasmante tra le vie di Ermita e Malate, alle 22 raggiungiamo la stazione dei pullman per prendere quello che ci porterà nel nord di Luzòn. Come vi ho anticipato prima però, a Manila ci siamo tornati anche negli ultimi due giorni del nostro viaggio scegliendo però una zona diversa dove alloggiare, ovvero Makati, il centro economico e finanziario della città, caratterizzato da alti grattacieli e larghi viali a dividerli. Questo quartiere dalle guide viene indicato come quello in cui si trovano solo alberghi di lusso ma non è così. Dal momento che sta assumendo un ruolo sempre più importante per la città, anche l’offerta si sta ampliando e diversificando. La dimostrazione è che noi abbiamo trovato una camera tripla a 25€ a notte al Lokal Hostel, un ostello molto carino, con tanto di terrazza panoramica, proprio nel cuore di questo quartiere, che tra l’altro mi sento di consigliare perché notevolmente più bello e sicuro rispetto al resto della città.
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.