Il territorio montano del Fermano non si nasconde: è lì davanti ai tuoi occhi mentre dai le spalle al mare e i tuoi piedi calpestano la terra coltivata a girasoli di un campo. Nei giorni invernali si scorgono i Monti Sibillini imbiancati mentre la neve in collina ancora non si è vista. In estate, nelle giornate nitide e calde, ti fanno immaginare temperature piacevoli e miti. In tutte le stagioni però queste montagne, ricche di mistero e leggende, sono la cornice di quella parte della provincia più interna, dove i forni impastano il pane che sa ancora di casereccio, i prodotti gastronomici hanno spesso il sapore di porcini e tartufo, le case mostrano mattoni a vista e pietre.
I Sibillini si possono vivere in tanti modi diversi. Ci sono moltissime opportunità fatte di percorsi a piedi e scenari incontaminati, luoghi di culto, laghi, chiese campestri e piccoli borghi. Quello di questo articolo è un itinerario “pigro”, da fare in macchina, senza fretta con soste per passeggiate, chiacchiere e buon cibo. È una delle tante proposte che si possono realizzare fra quelle montagne, belle e in fondo poco severe e mai troppo austere. Qui si possono scoprire chiese rurali, realtà gastronomiche, parlare con la gente del luogo o con chi questo luogo, proprio per le sue qualità, lo ha scelto come il proprio nido per la vita.
Con alla spalle il mare, direzione Amandola, percorsi circa 25 chilometri, si raggiunge Servigliano, gradevole paese il cui centro, caso unico in queste zone, si sviluppa attorno a una piazza ed è un punto di passaggio per coloro che si avvicinano alla montagna. La sua pianta e le sue mura ricalcano quella dei progetti delle città ideali e la sua costruzione, così come appare ora, è del Settecento.
A differenza di altri paesi del Fermano, Servigliano non ha salite, non ha discese, e si svela entrando dalle sue imponenti porte di accesso. Curato e attento ai particolari, è un piacevole paese su cui sostare e visitare la chiesa, il chiostro del monastero, l’adiacente nuova ciclabile, il cortile del Comune, la casa museo del campo di prigionia, o acquistando prodotti artigianali come ad esempio le ceramiche.
Non lontano dalla piazza, un muro testimonia un campo di prigionia attivo nelle due guerre mondiali. Qui storie di guerra, vita, morte e integrazione fra soldati, famiglie, profughi e prigionieri hanno avuto luogo negli anni più difficili del Novecento. La passione di giovani studiosi che non vogliono far svanire la memoria storica ha fatto vivere, attraverso documentazioni e un’aula multimediale nella vecchia e dismessa ferrovia del paese, ciò che è rimasto di quella esperienza che non è, per fortuna, solo storia di tristezza e guerra.
Proseguendo, in localitá San Ruffino, tra le montagne in lontananza, la vecchia stazione della ferrovia abbandonata e ora restaurata è diventata il laboratorio erboristico “San Ruffino cosmetici e nutrizione“. Il suo ideatore, dalla Basilicata ai Sibillini, ex farmacista, è il creatore di linee curative e cosmetiche a base di aloe vera e il suo lavoro testimonia l’attenzione ed il rispetto della natura.
Ma San Ruffino è anche un’abbazia e un lago. L’Abbazia di San Ruffino e Vitale si trova in localitá Amandola, sulla strada che conduce verso i Sibillini. È un luogo di culto interessante la cui fondazione ha origini antichissime (VI secolo). All’interno una pregevole cripta dedicata al santo. San Ruffino è anche un punto di ritrovo per i contadini e la gente del fermano sensibili alle feste rionali organizzate in questo luogo.
Continuando sulla sinistra si scorge il Lago di San Ruffino ad Amandola. Sulle sue sponde ombrose si coltiva la possibilità di conoscere la realtà di questo territorio e l’idea di promuovere un turismo consapevole, a ridosso dei Sibillini, attraverso gli ideali di Dimensione Natura, una cooperativa da anni sensibile alle tematiche sociali. Strutture ricettive, canoe, equitazione e ristorazione sono servizi per il turista, tutto offerto attraverso un profondo senso di rispetto dell’ambiente e della condivisione di chi aderisce da anni a questo progetto e mette a disposizione ciò che è, quello che è capace di fare e ciò che può offrire, per realizzare un turismo responsabile in territorio montano.
Proseguendo oltre Amandola si giunge all’ultimo paese del fermano, Montefortino, piacevole borgo alle pendici dei Sibillini che lo incorniciano in tutta la loro bellezza. Montefortino è il piacere di passeggiare fra le vie del suo centro, guardare i panni stesi al sole, i giardini curati, le case ristrutturate, le nuvole che passano veloci nel cielo azzurro. È una pregevole pinacoteca, al centro del paese, gli scorci sulle montagne, la gente che ti saluta. È la buona cucina del ristorante “da Peppa” dal buon sapore di tartufo. È l’odore del forno e del buon pane di montagna appena sfornato.
Nel giungervi, due chiese campestri meritano una sosta. Nei pressi di Amandola, Santa Maria Piè D’Agello, al cui esterno si possono scorgere i resti di pregevoli affreschi ora molto deteriorati e, proseguendo oltre Montefortino, Sant’Angelo Montespino. Lasciata la macchina una salita da percorrere in 15 minuti conduce a questa chiesa circondata da campagna e montagna. Il suo stile romanico, il silenzio che la circonda, le due forme essenziali, i suoi colori sono in completa armonia con quelli del cielo e con il profilo di questo angolo di mondo.
Insegnante di professione, turista per passione, fotografa per diletto. Amo sognare e progettare i miei viaggi come un modo per conoscere e scoprire me stessa. Parecchi i viaggi fatti, molti di più quelli ancora da fare e da raccontare.