Ci svegliamo ad Agdz, un villaggio di mattoni di fango situato nel sud del Marocco e immerso in un palmento che si dipana lussureggiante per ben 200 chilometri. Il paese si trova nella valle del Draa, un antico fiume che scorre ormai solo nei periodi più secchi, quando viene aperta la diga costruita più a nord.
Abbiamo trascorso la notte in un’autentica kasbah appartenente ai discendenti di una nobile famiglia. Al mattino il proprietario ci accompagna ad esplorarne i cunicoli e le terrazze. Dall’alto delle sue torri si apre una vista meravigliosa: sappiamo di doverci riempire gli occhi di verde perché oggi viaggeremo verso l’arido sud.
Ci mettiamo in viaggio e dopo un centinaio di chilometri raggiungiamo Zagora, la cittadina che funge da snodo regionale per il rifornimento di merci provenienti dal resto del Paese, retaggio di un tempo in cui rappresentava l’ultimo avamposto prima del deserto: ancora espone il famosissimo cartello “52 giorni di cammello a Timbuctu”.
Oggi però la strada va oltre e vogliamo arrivare in fondo. Superato quindi il centro abitato, si apre davanti a noi un paesaggio lunare. La sensazione è quella di essersi lasciati alle spalle una barriera, oltre la quale siamo rimasti davvero in pochi. All’orizzonte ci attende una bassa catena di monti che supereremo al passo e che nasconde ai nostri occhi il deserto, quello vero.
Percorriamo così altri 100 chilometri, puntando dritti a sud. La sabbia si mostra ora ai lati della strada come una presenza sempre più tangibile.
Raggiungiamo infine la nostra meta, il villaggio di M’hamid, ultimo paese prima del nulla (qui, per Timbuctu, mancano “solo” 50 giorni). Avevamo visto dalla cartina che lì moriva la strada, ma trovarsi di fronte alla fine, reale e concreta, è emozionante.
Abbiamo prenotato dall’Italia il bivacco nel deserto per la notte successiva, ma non sappiamo dove dormiremo di lì a poche ore. Tra i tanti procacciatori d’affari che cercano di “accalappiarci”, in quanto unici turisti in zona, ci imbattiamo nel nostro uomo, colui che avremmo dovuto contattare il giorno seguente e che ci indica un riad per la notte.
Una volta sistemati ci avventuriamo per una breve passeggiata lontano dalla strada, seguendo, unico riferimento nel nulla, i ciottoli indicanti il letto di un fiume in secca. In meno di mezz’ora raggiungiamo un paese che sembra emergere dalle sabbie. Avvicinandoci, scopriamo che quelli che da lontano potevano sembrare appezzamenti coltivati, sono in realtà foglie di palma poste a barriera della sabbia, che altrimenti sommergerebbe le case.
Siamo in un luogo senza tempo e ci fermiamo rispettosi, rinunciando a percorrere le vie di quel villaggio in apparenza disabitato, ma la cui moschea nuovissima tradisce la presenza umana. È il grande giorno. Sessanta chilometri in fuoristrada ci dividono dalle dune di sabbia, ma il deserto inizia già lì.
Non c’è strada, la nostra guida segue una pista che si intreccia a mille altre tracciate sul terreno, senza logica apparente. Siamo partiti nel primo pomeriggio ed ecco, all’orizzonte, apparire un vero miraggio. Solo allora, pensando ai viaggiatori di un tempo, comprendo l’importanza del cartello di Zagora, quell’indicazione temporale dei 52 giorni di cammello, un’aspettativa che per le carovane si faceva via via speranza, ad ogni nuova alba, tra tempeste di sabbia e fate morgane.
Poi, dal terreno piatto e sconfinato, vediamo sorgere morbide le dune. Abbiamo impiegato circa un’ora e mezza in auto per raggiungerle e certo questo luogo è una valida alternativa a Merzouga, l’altra località marocchina dedicata ai bivacchi nel deserto. Essa può essere raggiunta in soli trenta minuti di cammello, un indubbio vantaggio per i tour operator, ma è decisamente troppo affollata per chi desideri provare l’esperienza del vuoto silenzioso.
Il fuoristrada ci lascia al campo tendato che ci accoglierà per la notte. Saltiamo giù veloci, abbiamo fretta di arrampicarci in cima alle sabbie più alte, per goderci il tramonto e non farci sorprendere dal freddo, che nei deserti cala più improvviso del buio.
Camminando cerchiamo di orientarci, siamo a soli 35 chilometri dall’Algeria, al confine del grande Sahara. Poi ci accovacciamo seduti e ce ne stiamo lì, a piedi nudi tra i granelli rossastri, a guardare lontano.
Sono milanese, ma curiosità è la parola che più mi caratterizza. Il viaggio è per me una grande passione perché, come la lettura, permette di scoprire esistenze sempre diverse. Penso che questo aiuti a ridimensionare la propria realtà, dando alle piccole problematiche quotidiane il loro giusto valore. In fondo, ci si può sempre reinventare altrove!
Ciao!
Stiamo organizzando un viaggio in Marocco e il tuo post cade giusto a pennello nel dibattito “faremo una cosa da turistoni” o “si realizzerà il viaggio nel deserto che stiamo sognando”?!?!!!
Avevamo scelto, come tappa per due giorni tra le dune del Sahara, Merzouga, ma nella ricerca del camp giusto ci siamo bloccati.. Abbiamo trovato una serie di strutture che offrono passeggiata al tramonto + cena + danze e balli + notte sotto le stelle + colazione all’alba.. Insomma.. Se da un lato abbiamo già immaginato paesaggi mozzafiato ed emozioni irripetibili, dall’altro ci è sorta spontanea la domanda: “non è che alla fine del viaggio ci daranno anche una foto ricordo come dopo le montagne russe a Gardaland?”..
Potresti darci una mano a risolvere la questione?
Abbiamo 4/5 giorni a fine marzo, siamo in due, arriviamo a Marakkech, che abbiamo già visto, e quindi pensavamo subito di addentrarci verso il deserto.. Ci consigli un possibile tour?
Grazie mille per ogni informazione che vorrai condividere!!
Eleonora
Ciao Eleonora,
non sono stata a Merzouga quindi non mi sento di giudicare. Certo, se ho scelto di spingermi fino a Mhamid è perché anch’io, come voi, mentre organizzavo il viaggio ho avuto l’impressione che le dune vicino a Erfoud fossero un po’ troppo abitate…….
Mhamid è più lontana da Marrakech e richiede varie ore di macchina per essere raggiunta, ma la strada è buona, costeggiata da vari villaggi. In sostanza non si riscontrano particolari difficoltà. Turisti se ne vedono pochi, già da Zagora si viene rincorsi in motorino da avventori che offrono soggiorni nel deserto. Personalmente credo che non convenga affidarsi a loro, perché una volta giunti a Mhamid ci sono un paio di agenzie che hanno prezzi inferiori (ovviamente sempre meglio verificare prima!)
L’esperienza del deserto ha risposto pienamente alle aspettative, è stata molto emozionante. Inoltre, durante il viaggio per raggiungere la meta, superata Ouarzazate non perdetevi una sosta al villaggio di Agdz e la valle del Draa, un’autentica meraviglia, certo migliore delle famose mille casbah.
Spero di esservi stata utile, non esitate a farmi altre domande e … buon viaggio!
Valentina
Ciao Eleonora, io purtroppo non ho esperienze dirette di camp in questa zona, ma oggi abbiamo pubblicato un altro articolo al riguardo che forse potrebbe interessarti: https://nonsoloturisti.it/2014/11/deserto-sahara-marocco/. L’autrice si è rivolta ad una guida locale che considera affidabile, amichevole e capace di garantire esperienze “autentiche”: http://www.radoin-saharaexpeditions.com.
Ciao Eleonora,
personalmente non sono stata a Merzouga quindi non mi sento di giudicare. Tuttavia, se nelle preparazione del viaggio ho scelto Mhamid è perché anch’io avevo avuto la sensazione che le dune vicino a Erfoud fossero un po’ troppo affollate…
Raggiungere Mhamid richiede qualche ora di macchina ma la strada è buona, costeggiata da una serie di villaggi, e in generale non vi sono particolari difficoltà. Zagora è una città vera e propria dopo la quale inizia l’ultimo tratto di strada, più isolato. Turisti se ne vedono pochi e in città verrete rincorsi da motorini che vi offrono soggiorni nel deserto: non sono convenienti e a Mhamid potrete trovare un paio di agenzie che vi fanno prezzi migliori (ovviamente verificate che ci siano ancora!!).
L’esperienza nel deserto è stata soddisfacente da tutti i punti di vista, se avete voglia di silenzio e immensità quello è il posto giusto.
Riguardo al viaggio da Marrakech, superata Ouarzazate (che non è proprio nulla di che) non perdetevi una sosta ad Agdz ed al suo infinito palmeto, e godetevi l’attraversamento della valle del Draa, dove vedrete delle vere casbah di fango, di gran lunga migliori delle più note nel nord.
Spero di esservi stata utile, non esitate a chiedermi altre informazioni e fatemi sapere com’è andata…
Buon viaggio!
Valentina