Forte del mio Swiss Travel Pass – gentile concessione di Svizzera Turismo per alimentare le mie errabonde incursioni alla scoperta della comunità elvetica – un bel mattino di gennaio mi sono infilato su un treno alla volta di Neuchâtel (in tedesco Neuenburg), nella Svizzera francese.
Illuminato da un timido sole invernale mi sono aggirato come uno spettro in una cittadina ancora sotto il torpore del gelido mattino che tutto avvolgeva nella sua umida foschia, e da bravo turista ho fotografato i tratti eleganti e delicati di questa località affacciata sull’omonimo lago, il più esteso tra quelli interamente in territorio svizzero.
I vicoli in pendenza del centro storico, su cui si affacciano alteri e imponenti gli antichi palazzi medievali, mi hanno portato fino al simbolo della città, il bellissimo complesso che riunisce il Castello di Neuchâtel e la chiesa collegiata. Entrambi gli edifici risalgono al XII secolo e il castello è oggi sede del parlamento del cantone di cui Neuchâtel è capitale.
Fredda è silenziosa, la città si è lasciata attraversare dal mio passo curioso senza opporre resistenza, ma anche senza nulla fare per trattenermi nelle sue strade bagnate dalla pioggia. In cerca di riparo e di nuovi stimoli mi sono dedicato alla ricca offerta culturale di cui la città è giustamente orgogliosa.
Cinque tra musei ed esposizioni prevedono l’ingresso gratuito per i possessori dello Swiss Travel Pass: il Museo della vite e del vino, il Museo d’Artre e Storia, il Museo di etnografia, il Museo di storia naturale e il Centro Dürrenmatt dedicato allo scrittore e drammaturgo svizzero Friedrich Dürrenmatt.
Nel Museo di storia naturale mi sono aggregato a una mischia gioiosa di piccoli turisti che saltellavano estasiati da una sala all’altra per ammirare le minuziose riproduzioni in scala naturale degli animali ritratti nel loro ambiente naturale. Qui, inoltre, fino a novembre 2015 è allestito un affascinante percorso nelle emozioni umane: da dove vengono, come ci condizionano e perché ne siamo soggetti.
Il Museo di arte e storia è ospitato nel Palazzo delle Belle Arti (Palais des Beaux-Arts) e, oltre a 20 sale con mostre temporanee e permanenti, contiene i celebri automi di Pierre e Henri-Louis Jacquet-Droz, del 1774, che rappresentano uno scrivano, un pittore e un’organista.
Esperienza più radicale e profonda è invece quella offerta dal centro dedicato all’autore Friedrich Dürrenmatt. Lo scrittore, morto a 69 anni nel 1990, si è distinto per le sue opere infuse di gravi riflessioni politiche e filosofiche. I suoi personaggi venivano spesso da drammi esistenziali laceranti e offrivano una visione del mondo tragico e vagamente pessimista.
È così che, un po’ sognante e un po’ malinconico, ho lasciato la quieta Neuchâtel sotto la stessa pioggia sottile con cui sono arrivato, ma questa volta ad aggirarsi come spettri erano le parole di Dürrenmatt nella mia testa: “E allora impara a dominare le tue paure. È questa la sola arte che abbiamo bisogno di padroneggiare oggi: quella di guardare al mondo senza timore, e senza timore agire nel bene.”
Laureato in Giornalismo, il mio limbo professionale mi ha portato dagli uffici stampa alla carta stampata, per poi approdare al variopinto mondo della comunicazione digitale. Ho vissuto a Verona, Zurigo, Londra, Città del Capo, Mumbai e Casablanca. Odio volare, amo lo jodel e da grande voglio fare l’astronauta.