In Baviera, nel punto più settentrionale del Danubio, Ratisbona è un’antica città romana dalla storia ricchissima, un patrimonio architettonico incantevole, due università di altissimo livello e uno stile di vita che coinvolge e seduce visitatori di ogni età. Dal 2006 fa parte dei Patrimoni dell’Umanità tutelati dall’UNESCO. Castra Regina, l’accampamento romano da cui la città ha avuto origine Ratisbona, fu fondato nel 179 come testimonia la targa scolpita in quell’anno sotto l’imperatore Marco Aurelio che si ammira incastonata tra antiche mura cittadine, dove si apre la Porta Pretoria.
Passeggiando per il centro storico lo sguardo viene catturato ovunque da testimonianze di una storia di 2000 anni che racconta di imperatori e vescovi, di amori illegittimi, di religione e di ricchezza, ma anche dell’istituzione del sistema postale grazie alla famiglia Tasso, originaria della Val Brembana, che per secoli detenne il monopolio dei collegamenti postali tra l’impero tedesco e gli stati europei. I famosi Thurn und Taxis altri non sono che il ramo tedesco della famiglia, formatosi nel Seicento, che ottenne dall’imperatore il titolo principesco.
Dopo la secolarizzazione del 1812, i Thurn und Taxis adibirono l’ex monastero benedettino di Sankt Emmeram a loro castello che, in seguito a rinnovamenti e ampliamenti, si dice abbia più stanze di Buckingham Palace. Si tratta di un complesso ricchissimo di tesori artistici, che si può visitare partecipando a visite guidate e in dicembre ospita un mercatino di Natale di grande fascino.
Il centro storico di Ratisbona ha mantenuto strette vie ed edifici storici in pietra che testimoniano un passato molto florido. Il modo di dire tedesco “steinreich sein” significa essere ricchissimo e nel medioevo era riferito a chi poteva permettersi di costruire una casa in pietra (Stein significa pietra, reich ricco). Come nella toscanissima San Giminiano, qui svettano parecchie torri in pietra – in passato la torre più alta raggiungeva i 13 piani, oggi ci si ferma a nove – a dimostrazione della grande disponibilità finanziaria di molte famiglie.
Proprio questa grande agiatezza economica consentì alla città di ospitare e finanziare molteplici diete imperiali, ossia le assemblee dei principi del Sacro Romano Impero. Viene ricordata in particolare la XVI, detta anche la dieta perpetua, che durò dal 1663 al 1806, quando sotto la pressione delle truppe napoleoniche ebbe termine l’Impero e Ratisbona, dal rango di Libera Città Imperiale, venne declassata a città di provincia e annessa al regno di Baviera. Seguì un periodo di grande povertà che impedì di erigere nuove costruzioni e oggi è possibile ammirare un patrimonio architettonico straordinario che, si può dire, è stato preservato per “causa di forza maggiore”.
Più di recente sono stati gli “Amici del centro storico” a battersi contro la ristrutturazione “moderna” della città e grazie all’istituzione di regole ferree la gente è rimasta a vivere nel centro: il pian terreno degli edifici è dedicato alle attività commerciali, il primo e secondo piano possono ospitare uffici, ma i piani più alti restano destinati ad uso abitativo.
Inoltre, per non deturpare le facciate le insegne dei negozi devono rispettare dimensioni massime, alle quali si sono dovute adattare loro malgrado anche le grandi catene internazionali. Passeggiare al calar della sera vedendo le finestre illuminate e le persone entrare e uscire dai portoni è una sensazione piacevolissima ormai rara nelle città delle dimensioni di Ratisbona. Anche i pensionati studenteschi hanno trovato collocazione in edifici storici o più moderni nel centro, che è molto animato anche quando fa buio.
Scavi effettuati sulla centrale piazza Neupfarrplatz tra il 1995 e il 1998 hanno riportato alla luce importanti testimonianze del passato ebraico di Ratisbona, che raggiunse l’apice dello sviluppo nel Duecento con anche una scuola talmudica di importanza europea. Qui sorgeva il ghetto ebraico, circa 500 abitanti, distrutto nel 1519 insieme a una sinagoga del primo gotico eretta su una ancora precedente, tra le più antiche della Germania.
Sulle sue fondamenta, la comunità ebraica di Ratisbona ha incaricato l’artista Dani Karavan di realizzare un memoriale che con le sue sedute candide ha fatto di questo luogo un nuovo e piacevole punto d’incontro per locali e turisti.
Nella centrale Haidplatz sorgeva l’albergo Zum Goldenen Kreuz (“Alla croce d’oro”), hotel di lusso fino al Novecento. Qui durante la dieta imperiale del 1546 si consumò la breve storia tra l’imperatore quarantaseienne Carlo V e Barbara Blumberg, giovane bellezza cittadina. Dalla loro relazione nacque un figlio, Don Giovanni d’Austria, futuro vincitore della battaglia di Lepanto, che a tre anni fu allontanato dalla madre e portato a corte in Spagna. Una targa ben visibile ricorda ancora oggi la passione che legò l’imperatore e la bella Barbara.
Naturalmente tra le tappe d’obbligo della visita vi sono l’altes Rathaus, il municipio al cui interno sono state scritte pagine fondamentali della storia d’Europa. I mobili e le suppellettili rendono semplice visualizzare ciò che accadde tra queste mura. La cattedrale gotica intitolata a San Pietro è un capolavoro meraviglioso, realizzata con pietra proveniente dalla valle dell’Altmühltal, dove nella preistoria si estendeva un mare che ha lasciato tracce visibili ancora oggi.
La passeggiata lungo il Danubio regala un colpo d’occhio incantevole con il ponte in pietra più antico della Germania, il famoso Steinerne Brücke, che collega il centro storico con il quartiere Stadtamhof , anch’esso tutelato come Patrimonio dell’Umanità. Proprio a fianco del ponte c’è il Salzstadel, deposito del sale del 1616 che ospita il nuovo centro visitatori dedicato al Patrimonio dell’Umanità. Solo pochi passi separano dallo Historische Wurstkuchl, dove gustare i Wurst alla griglia con crauti più buoni di tutta la città!
Ratisbona è anche molto altro. Chiese bellissime, musei, importanti monumenti come il Walhalla, tempio neoclassico su una collina lungo il Danubio dove sono commemorati uomini di stato, artisti, poeti, musicisti, scienziati e importanti personalità tedesche.
Ci sono inoltre due importanti università che collaborano con le aziende per favorire le giovani aziende di giovani laureati ricchi di talento con un occhio di riguardo alla sostenibilità, un patrimonio architettonico sul quale sono incastonate piccole sculture che testimoniano anche l’umorismo tipico degli abitanti, pitture murarie che raccontano antiche storie o rallegrano facciate altrimenti anonime, orchestre e cori di altissimo livello, birrifici storici legati a fondazioni che finanziano iniziative benefiche… e si potrebbe continuare a lungo.
Se quando studiavo ho lasciato un pezzetto del mio cuore a Heidelberg, come recita una famosa canzone tedesca, posso affermare con certezza che durante questo viaggio una parte è rimasta anche a Ratisbona, una destinazione poco conosciuta tra i viaggiatori italiani, che consigliamo sicuramente e dove speriamo di tornare per poterci nuovamente immergere nelle sue suggestive atmosfere senza tempo. Magari facendo un’altra visita con la nostra fantastica guida Heidi, che parla un ottimo italiano e ci ha svelato ciò che non si legge sulle guide turistiche della città.
Fotografie di Edvige Meardi e Roberto Vilbi; la fotografia del memoriale è dell’Ente del Turismo di Ratisbona.
Viaggiatrice e sciatrice entusiasta. Traduttrice, interprete, copywriter e travel writer, innamorata della mia professione che mi vede impegnata soprattutto nei campi del turismo e della tutela della natura e dell’ambiente. Curiosa, rispetto le opinioni degli altri anche quando non le condivido. Appassionata di cucina a fasi alterne. Il mio motto: Passion makes the difference!