Alcuni anni fa soggiornai in Umbria per due settimane ed ebbi occasione di conoscere alcune felici piccole e genuine realtà dal cuore sincero. Nel corso di uno dei fine settimana di fine maggio sono tornata a Todi, ospite dell’Hotel Bramante di cui avevo conosciuto la cordiale ed elegante ospitalità in precedenza, con l’intento di scoprire altri aspetti della città a me ancora sconosciuti.
In questi due giorni Todi si è vestita di fiori e allestimenti nelle vie del centro per l’iniziativa #TodiFiorita, arricchendo la sua già pregevole immagine e, nonostante la pioggia di questo maggio poco gentile, ho potuto vivere ore piacevoli in compagnia e appagare la mia voglia di scoperta nella cornice del suo centro.
I fiori e i profumi sono stati un piacevole contorno per i miei sensi e per i tanti turisti che animavano le stradine del borgo. L’Umbria piace da anni a chi decide di visitare l’Italia. Piacciono le sue colline, i suoi scorci gentili, la sua cucina, la cordiale ospitalità degli abitanti, i suoi manufatti e quella idea di quiete che va oltre i comuni cliché.
Todi la si può visitare seguendo due chiavi di lettura. La Todi nota e quella intima e familiare.
Ci sono i palazzi e le chiese che puoi trovare citati nelle guide, la cui finezza artistica non delude mai il visitatore. Gli interni del palazzo vescovile, le sue stanze affrescate con figure a grandezza umana e fine tecnica prospettica, cappelle private, biblioteche con manoscritti rarissimi, porte segrete che si affacciano nella chiesa, statue lignee ed eleganti allegorie.
Il Duomo dell’Annunziata, con facciata e portale superbi, e il cui stile romanico, parzialmente originale, si manifesta attraverso la finezza compositiva della pietra bianca scolpita. Le fini allegorie del portale, il magnifico rosone, la parete interna e il bellissimo affresco che ricorda per stile, colori e plasticità gli affreschi della Cappella Sistina.
Piazza del Popolo, elegante salotto cittadino, il Palazzo delle Poste (già Palazzo di Pietà) che ospita un bellissimo affresco di epoca rinascimentale. Il corso principale, trafficato da macchine e incorniciato da negozi, il Tempio di San Fortunato. La sua facciata, di stile fiorentino, ha un portale di sicuro impatto visivo. Qui si possono leggere simpatiche allegorie come quella scolpita su due colonne parallele (il frate e la suora che scappano) e cercare possibili interpretazioni. All’interno, i resti di Jacopone, scomunicato da parte di Bonifacio VIII, scomunica revocata tre anni prima della morte. Il suo corpo per questa ragione non ha avuto immediata sepoltura in chiesa, tanto che, quando ha ricevuto questo servigio, è stata truccata la data di morte, anticipandola rispetto alla scomunica.
Poi c’e la Todi meno nota, quella che non trovi citata nelle guide e che impari a conoscere appena arrivata, quando entri in contatto con i suoi abitanti, le sue botteghe i suoi ristoranti. Qui la vita appare placida, ancora in dialogo con il paesaggio e da tanti particolari puoi leggerla non solo come monumento ma anche come calore e accoglienza.
Lo spirito ospitale di Todi e l’iniziativa di Todiguide, in collaborazione con aziende private del territorio, hanno dato vita a un modo di visitare la città singolare e significativo, quale la possibilità di conoscerla attraverso la visita di giardini e palazzi privati. Cinque proprietari di giardini terrazzati del centro hanno deciso che la loro città è da conoscere non come una cartolina patinata, ma come una luogo vissuto, sincero e attento al bello per sua vocazione.
In un tour di circa due ore ho potuto, assieme a turisti ma anche tanta gente del luogo, entrare in diversi palazzi privati – Casa Comodini, Casa Picchiotti, Casa Fuccelli, Casa Ciotti, Palazzo Pongelli – luoghi di gente che li vive tutti i giorni, che coltiva i suoi giardini con fiori ed erbe aromatiche per la propria cucina, che annaffia con amore e si preoccupa della pioggia che sciupa i suoi fiori e che, accogliendoti, ti racconta il suo giardino che si affaccia sulla bellezza delle armoniche colline. Questi palazzi, dalle identità diverse, spesso nate dall’inglobare diverse case mano a mano che il potere di una famiglia aumentava, sorgono su vicoli curati e discese pittoresche, fra un monumento noto e l’altro.
Fra di essi Palazzo Pongelli è quello che offre apparentemente la cornice meno familiare perché restaurato ma non abitato dal proprietario. In realtà, soffermarsi con lui a parlare ti fa rivivere l’atmosfera della sua infanzia, i vissuti di lui bambino che si sentiva osservato dai ritratti dei quadri, il suo investimento emotivo ed economico per riqualificarlo. In questo palazzo, poi, è ospitato l’unico ciclo di affreschi dedicato a Jacopone, che attraverso un racconto didascalico, quasi a fumetti, ripercorre la sua bizzarra quanto dolorosa vita.
L’aspetto più toccante di questa visita per palazzi è stata la coralità del pubblico di Todi che voleva conoscere o ricordare cose conosciute o sentite dire sugli spazi dei privati. Todi con questa iniziativa vince una sfida non solo turistica ma anche culturale. Ci fa capire che aprire al pubblico, dunque alla comunità, è un valore, un vanto senza vanità apparente, vissuto come scambio, accoglienza e piacere per il bello.
Varcare quelle case, salutare i proprietari, scambiare due parole sulla storia della loro casa, i loro fiori ed affacciarsi dai loro terrazzamenti guardando il paesaggio ha il piacevole potere di abbattere le diffidenze e di mettere in dialogo senza confini ciò che è pubblico con ciò che è privato.
E con questa apertura, mentre guardavo il paesaggio, mentre uscivo dall’ultimo palazzo, ho sentito un ospite del tour che invitava gli altri a visitare il suo giardino anche se “non faccio mai vedere a nessuno le mie rose”. Perché vivere una comunità attraverso il bello degli altri rende virale il pensiero di aprirsi e condividere. E un borgo come Todi me lo ha ricordato.
Informazioni utili
- Dove dormire: Hotel Bramante
- Guida per la città: Todiguide
- Dove mangiare: Enoteca Oberdan – 0758945409
- Street food: Le Roi de la Crepe
Insegnante di professione, turista per passione, fotografa per diletto. Amo sognare e progettare i miei viaggi come un modo per conoscere e scoprire me stessa. Parecchi i viaggi fatti, molti di più quelli ancora da fare e da raccontare.