Se siete alla ricerca di un’esperienza di viaggio veramente insolita in una delle regioni d’Italia più belle e che al ritorno vi lascia una grande soddisfazione e tanti interessanti spunti su cui riflettere, i tour della legalità di Addiopizzo Travel sono senza ombra di dubbio la scelta migliore che possiate fare.
È vero, sono di parte: amo la Sicilia, me ne sono innamorata follemente la scorsa estate con il nostro viaggio Sicilia on the road ed è per questo motivo che quando Dario e Francesca dell’associazione Addiopizzo di Palermo ci hanno invitati, non ho avuto alcuna esitazione a confermare la mia gioiosa partecipazione.
Il tour si è svolto tra le provincie di Catania e Messina ed è stato un assaggio degli itinerari previsti dal tour operator siciliano nato da una costola di Addiopizzo, associazione impegnata da anni nella lotta contro il racket e l’estorsione a Palermo. Due argomenti come filo conduttore: il mondo del cinema che spesso ha scelto la Sicilia come cornice per i propri film, e la mafia tra mito e realtà. Due elementi che hanno molto da condividere.
Lotta contro la mafia. Siamo nel 2004, nel capoluogo della Sicilia, e tutto nasce da un’affermazione: “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Una vera e propria provocazione per i cittadini di Palermo, stimolati a riflettere sul fatto che il pizzo pagato dai commercianti della città grava su di loro come un costo d’esercizio o una tassa aggiuntiva. Ed è così che a distanza di 12 anni la provocazione è diventata una realtà con una lista di oltre 1000 imprese nel palermitano che dichiarano di non pagare il pizzo alla mafia. Aziende, strutture turistiche, piccoli negozi. E sono loro i beneficiari dei tour della legalità in quanto Addiopizzo sostiene che raccontare la bellezza della propria terra, significa anche portare turismo agli operatori che dicono no alla mafia.
Se a qualcuno venisse da pensare che, considerata la tematica impegnativa, si sia trattato di un viaggio triste e tedioso, vorrei rassicurarlo e dire che si è trattato invece di un viaggio sorprendente e inaspettato dove ci è stata offerta la possibilità di mettere in discussione preconcetti e aspettative e di aprire lo sguardo oltre.
Arriviamo a Catania di sera e ci aspetta una cena a base di pesce nella struttura dove dormiremo: una splendida villa d’epoca della prima metà dell’Ottocento appartenuta a una famiglia nobile che fu set cinematografico di “Storia di una Capinera”, film tratto dall’omonimo libro del Verga. La villa ora è un agriturismo, un residence e una location per matrimoni con un fantastico filare di mandaranci e una spettacolare vista sull’Etna.
È proprio sulle pendici dell’Etna che passiamo la mattinata del nostro secondo giorno in Sicilia, ed è un Etna innevato, bianco e splendente sotto un cielo mutevole che passa dall’azzurro più vivido al grigio delle nubi più minacciose. Siamo sui monti Sartorius sul versante nord della montagna che qui nel catanese chiamano “mamma”. È il lato meno turistico, ma anche il più amato da chi vive qui, selvaggio e incontaminato.
Oltre a Francesca e Dario c’è Valeria con noi, guida turistica abilitata nonché moglie di un vulcanologo. La nostra escursione diventa un’occasione per imparare alcune interessanti nozioni di geologia e vulcanologia. Si parla anche di “Guerre Stellari”: è la lava dell’Etna che fa cornice al passaggio di Anakin Skywalker al lato oscuro della forza nel terzo episodio.
Il ritorno dall’escursione è un’ottima occasione per fermarsi alle Cantine Gambino, per rilassarsi degustando degli ottimi vini prodotti con vitigni autoctoni cresciuti ad alta quota e in condizioni estreme, su un terreno che mai si potrebbe pensare essere così fertile. E la giornata si conclude con una ricca e gustosa cena sulla terrazza del ristorante Il Tocco di Acireale che dall’alto domina sul mare e sul parco della Timpa, proprio dove centinaia di migliaia di anni fa nacque l’Etna.
Il terzo giorno Catania ci accoglie tiepida e baciata dal sole con una Piazza Duomo vivace e giovane. Sono “Il bell’Antonio”, “Storia di una capinera”, “Viceré” e l’opera di Mascagni “Cavalleria rusticana” ad aprirci lo sguardo sulle strade della città guidati da Valeria che ci indica i luoghi storici dove sono stati girati. Come Via dei Crociferi e il Monastero dei Benedettini, ora sede dell’Università di Catania.
Da queste pellicole si può intravedere l’immagine di un fenomeno mafioso quasi folkloristico e il mito del carattere focoso e omertoso dei siciliani, taciturni ma pronti a uccidere per passione, un ritratto che ancora oggi è l’immagine più diffusa. La visita a Catania è anche l’occasione per assaggiare le tipicità del posto che io adoro: arancini, rustici e granita!
Arriva il momento di conoscere il mito dei pescatori e ci spostiamo sulla Riviera dei Ciclopi ad Acitrezza dove Polifemo, appena accecato da Ulisse, scagliò in mare enormi massi di lava nella speranza di colpirlo. Acitrezza è il paese dei pescatori per eccellenza. Qui è possibile visitare una ricostruzione della Casa del Nespolo, l’abitazione della famiglia Toscano protagonista de “I Malavoglia” di Verga. La visita guidata alla casa è un’esperienza affascinante e altrettanto toccante, una breve ma intensa escursione in un mondo antico, lontano anni luce dal nostro attuale modo di vivere.
Il mito dei pescatori di Acitrezza nell’era moderna si chiama Gente di Mare, un piccolo ristorante di proprietà dell’omonima cooperativa di pescatori aggregatisi per sopravvivere al potere indiscusso delle grandi compagnie ittiche che rendono il mercato sempre più competitivo. Il menu è determinato dal pescato del giorno e dall’estro di Rocco, gestore del locale e superbo cuoco, nonché grande conoscitore del mare, della fauna ittica e sublime intrattenitore.
Durante il nostro quarto e ultimo giorno in Sicilia è la trilogia de “Il Padrino” ad accompagnarci fino a Savoca in provincia di Messina. Il piccolo borgo antico è un gioiello che domina la Val d’Agro, talmente caratteristico da aver convinto Francis Ford Coppola a utilizzarlo per le famose scene del matrimonio di Michael Corleone durante il primo film della trilogia.
Savoca, abbandonata per anni dopo la seconda guerra mondiale, negli ultimi decenni è diventata meta dei cosiddetti tour della mafia tanto cari ai turisti americani ma che purtroppo non fanno altro che confermare una visione distorta del fenomeno mafioso. Personalmente adoro Savoca, camminare tra le stradine silenziose affacciate sulla valle mi trasmette una pace immensa e ho provato un gran piacere nel tornarci anche perché è stata l’occasione per ritrovare i miei due cari amici Augusto e Beatrice che ci ospitarono nel loro B&B Il Fico a Santa Teresa di Riva a giugno.
Oggi Savoca, grazie anche all’amministrazione comunale, sta sviluppando una sua identità autentica. I visitatori possono assistere a eventi culturali, visitare le chiese del paese e il museo etno-antropologico per scoprire gli antichi mestieri, godersi un suggestivo aperitivo da Dioniso e un ottimo pane cunzato da Il Sambuco.
Il volto della mafia nei film assume a volte un’aspetto divertente e satirico. È il caso di “Johnny Stecchino”, di cui si trova traccia a Letojanni, cornice della scena del furto della banana e di quella nel Salone delle Palme del barbiere Don Ignazio. Proprio quest’ultimo ci accoglie e con gli occhi lucidi ci racconta questa esperienza che purtroppo non l’ha visto protagonista come si aspettava, ma che lo ha reso il barbiere più famoso di Sicilia e forse d’Italia!
Il viaggio si conclude, ma resta la voglia di saperne di più, di sfatare miti e preconcetti e, ovviamente, di tornare in Sicilia al più presto!
Life Coach, mi occupo di crescita personale e di educazione emotiva e il viaggio è la massima espressione della crescita. Se non si torna da un viaggio almeno un po’ cambiati, vuol dire che si è mai partiti.