È deciso: due ore di treno e torno a Belfast.
Era un po’ che ci pensavo, dopo la mia fugace sosta di tre anni fa, di passaggio tornando dalla coste selvagge di Giant’s Causeway oggi rese famose dai set della serie Game of Thrones. Sì, Belfast mi aveva colpito, e molto, essenzialmente per la sua eleganza e il suo stile impeccabile, ben diverso in verità dall’informale, irresistibile mood di Dublino e di tutta la Repubblica d’Irlanda.
Però, mi dissi, questo è il Regno Unito e si vede… e così adesso, senza voler nulla togliere ai Dubliners ed alla loro capitale europea più friendly di tutte, sono qui alla Connolly Station in attesa del treno che mi riporterà in Irlanda del Nord, con l’aspettativa di approfondire quel vecchio colpo di fulmine urbano, visto che ormai me ne capitano sempre più di rado.
In realtà capirò presto che di Belfast ne esistono almeno tre, e passo subito a descrivervele per quel che di più particolare li contraddistingue.
La prima
A poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria – che è fornitissima di mappe e guide in distribuzione gratuita – c’è l’elegantissimo e stiloso centro città. Qui trovate gli imponenti palazzi monumentali governativi di matrice imperiale, i negozi alla moda delle grandi marche britanniche e internazionali, i black cabs – i famosi grandi taxi neri che fanno tanto vecchia Inghilterra – le avveniristiche costruzioni e installazioni della nuova modernissima area portuale, e uno dei pub più bizzarri che abbia mai visto, il superbarocco Crown Liquor Saloon, capolavoro dell’eccesso stilistico e cromatico del diciannovesimo secolo, con tanto di capitelli corinzi all’ingresso e di interni decorati con vetrate multicolori e addirittura con maioliche amalfitane. Insomma, quasi come essere catapultati nel centro di una Londra in miniatura.
La seconda
Poco più a nord sulla foce del Lagan, ecco a voi il Titanic Belfast Experience Center, la colossale nuova attrattiva che, allocata in un mastodontica struttura dalla vaga forma di una prua di nave, vi racconterà tutto, ma proprio tutto, sulla drammatica vicenda dell’imbarcazione più tristemente famosa del mondo, che fu costruita proprio nei cantieri navali di questa città. Pensate che l’investimento e i ritorni di questa gigantesca iniziativa turistica, inaugurata soltanto due anni fa, hanno giustificato da soli il proliferare di affollati voli diretti da numerose città europee: riservatevi quindi, per la vostra eventuale visita a questa variegata e tentacolare attrazione, una intera giornata, anche se io vi confesso di non averlo fatto, perché preferivo vivermi la città e la sua storia più attraverso le sue strade che per il tramite di una pur così straordinaria e accurata ricostruzione.
Ad ogni modo, se la vicenda vi appassiona particolarmente e, una volta fatta la Titanic Experience a Belfast, voleste vedere anche il molo da dove il Titanic fisicamente imbarcò, il 12 aprile 1912 provenendo da Southampton, il suo triste carico di immigrati per quel primo ed ahimé anche ultimo viaggio, allora dovete andare a Cobh, nella County Cork, sulla costa sudorientale della Repubblica d’Irlanda, dove, ad accogliervi sulla banchina semideserta, troverete la piccola statua di Annie Moore e dei suoi fratellini, i primi tre emigranti irlandesi della storia (oltreoceano, ad Ellis Island a Manhattan, c’è una scultura gemella a commemorarli) nonché, proprio nell’area un tempo occupata dai vecchi uffici e dall’imbarcadero della compagnia armatrice dell’epoca, la White Star Line, un piccolo quanto commovente ulteriore museo dell’immigrazione e di quella immane tragedia del mare: dopo di che, sul Titanic saprete tutto quel che c’è da sapere a cavallo delle due Irlande.
La terza
Muovendoci ora in direzione opposta al Titanic Belfast Experience Center, e una volta lasciate le luci del centro, ci avventuriamo presto in un’area cupa e degradata: è la famigerata West Belfast teatro dei troubles, i quarantennali terribili scontri che hanno tristemente insanguinato la storia recente di questo paese. La pace tra i protestanti fedeli alla corona inglese e i nazionalisti cattolici dell’Irish Republican Army è stata ufficialmente siglata nel 1998, ma a testimonianza di quei tempi bui restano ancora i muri orlati di barriere metalliche, le cancellate a sbarre che dividono le strade, e soprattutto i coloratissimi ed appassionati murales che hanno sempre iconicamente rappresentato i simboli delle motivazioni della guerra civile tra lealisti e repubblicani, ai quali si aggiungono, oggi che la violenza è cessata e si è finalmente riaperto il dibattito politico, le tante pittoresche creazioni grafiche giovanili simili a quelle di altre città del mondo.
In quest’ultimo percorso vi accompagno attraverso uno dei miei video: e se magari aveste voglia di un’ennesima delle mie suggestioni televisive, pensate anche che questo potrebbe essere il campo d’azione di Paul Spector, l’inquietante assassino seriale messo in scena dalla recente serie The Fall. Allo stesso proposito, giusto per non farvi mancare neanche quest’altra sofisticata segnalazione da vero cinefilo: il prestigioso Hilton Hotel – dove alloggia Stella Gibson, l’affascinante detective di Scotland Yard giunta a Belfast per investigare sul misterioso maniaco, impersonata dalla famosa e bellissima attrice americana Gillian Anderson – lo incrociate invece al Centro Direzionale, che è proprio a fianco della stazione, non potete sbagliare.
E con questo da Belfast è tutto da parte mia: godetevi le foto ed il video e, credete a me, mettete una visita in programma, parola di antiviaggiatore!
La redazione di NST ama definirmi un “viaggiatore d’altri tempi”, e non si può dire che abbia tutti i torti: a cinquant’anni suonati, ho fatto in tempo a vedere un bel po’ di mondo com’era, appena prima che si trasformasse in quello di oggi. Questo mio prezioso bagaglio di viaggi “vintage” mi ha aiutato a costruirmi una personale filosofia di viaggio con la quale mi ostino ad interpretare i cambiamenti che sperimento in giro per il pianeta.