Avrei voluto andare in ordine cronologico per raccontare il mio viaggio in Uganda, ma mi sono resa conto che la voglia di condividere quella che è stata non solo l’esperienza più bella di questo viaggio, ma una delle esperienze più belle fatte in vita mia, era troppa.
Chiunque scelga l’Uganda come meta di viaggio ha in testa principalmente una cosa: vedere i gorilla di montagna. E qui il sogno si relizza, solitamente superando le aspettative già altissime.
Parto con qualche informazione utile. Noi abbiamo prenotato il nostro trekking al Bwindi Forest National Park per un totale di 650 dollari a testa. So che nel leggere questa cifra molti di voi strabuzzeranno gli occhi, ma ci sono diverse motivazioni che lo giustificano. Prima di tutto bisogna considerare che il trekking è a numero chiuso, non possono entrare più di 40 persone al giorno, proprio per non turbare l’equilibrio delle famiglie di gorilla presenti nel parco. In secondo luogo, le spese per la salvaguardia di questa specie sono molto alte, poichè è necessario un consistente numero di ranger, attrezzati in modo adeguato, che monitorino l’area sempre soggetta a minacce che possono anche arrivare dagli stati confinanti, quali ad esempio la Repubblica Democratica del Congo, che vivono situazioni politiche molto più instabili. Basti pensare che, durante gli anni bui dei genocidi ruandesi, la confusione creata dalla fuga della popolazione verso l’Uganda ha fatto sì che un’intera famiglia di gorilla venisse sterminata.
Non si può quindi negare che questo trekking, per il suo costo, non sia accessibile a tutti, ma i fattori che determinano la scelta di mettere un costo così alto, a mio parere, lo giustificano. Esiste però un modo per risparmiare: considerando infatti che i periodi migliori per il trekking con i gorilla sono da giugno a settembre (in assoluto il migliore poichè stagione secca) e da dicembre a gennaio. Nei mesi di aprile e maggio, poco frequentati poichè caratterizzati da una maggiore probabilità di pioggia, il prezzo si abbassa a 350 dollari.
Il Bwindi Forest National Park è molto noto e meta prediletta per chi sogna l’incontro con i gorilla principalmente per una ragione: i dati relativi al censimento della popolazione mondiale dei gorilla del 2011 è stimata in 880 esemplari, dei quali ben 480 vivono in questo parco.
Noi siamo arrivati al parco intorno alle nove del mattino e subito siamo stati divisi in cinque gruppi da otto persone. Ciascun gruppo si dirige verso una famiglia di gorilla, preventivamente individuata dai ranger che partono all’alba per rintracciare le diverse famiglie e dare indicazioni agli accompagnatori dei diversi gruppi su dove devono dirigersi. Questo sistema fa sì che l’avvistamento dei gorilla sia praticamente garantitto a tutti, la differenza sta nel tempo di percorrenza: per fare un esempio vi posso dire che noi, essendo in 16, siamo stati divisi in due gruppi e, mentre il mio gruppo ha dovuto camminare per più di tre ore per raggiungere la famiglia di gorilla a noi assegnata, l’altro gruppo in circa un’ora di cammino è giunta alla meta. Questo ha comportato il fatto che noi finissimo il trekking alle 17 mentre l’altro gruppo intorno all’una era già di ritorno.
Il trekking è già di per sè un’esperinza incredibile, dal momento che per raggiungere i gorilla è necessario abbandonare il sentiero tracciato inoltrandosi nella fitta foresta. I ranger aprono varchi con il macete, ma l’attenzione a dove si mettono i piedi deve rimanere sempre molto alta per evitare di inciampare nei fitti rovi o di mettere il piede su un formicaio e ritrovarsi ricoperti di formiche nell’arco di pochi secondi. A proposito di questo aspetto, non avevo mai visto formicai così grandi come mi è capitato in Uganda!
Tutte le fatiche, gli scivoloni e l’ansia generata dalla lunga attesa sono state immediatamente ripagate nel momento in cui il ranger che ci accompagnava ci ha indicato di girarci e di guardare sulla nostra sinistra: un gorilla con sulle spalle il suo cucciolo stava passando proprio accanto a noi.
Abbiamo quindi capito di aver trovato la “nostra” famiglia e da quel momento, per circa un’ora, li abbiamo silenziosamente inseguiti per osservarli, trovandoci spesso a pochi metri di distanza, incantati dalle loro sembianze e dalla loro gestualità così incredibilmente umane, ipnotizzati dai loro sguardi intensi e profondi, inteneriti dalla loro dolcezza con i cuccioli.
Ciò che ho trovato davvero incredibile è come io non mi sia per niente sentita in pericolo e in nessun modo minacciata da loro. L’unico batticuore che ho provato è stato causato da un’autentica emozione, in nessun modo caratterizzata da agitazione. Avrei speso un’intera giornata ad osservarli, forse anche di più.
Il mio pensiero è inevitabilmente andato a Dian Fossey, la zoologa statunitense che ha dedicato la sua intera vita a questa meravigliosa specie di primati africani proprio in questo parco, vita che le è stata portata via a causa del suo grande impegno nella loro salvaguardia. È quindi anche grazie a lei se noi oggi abbiamo la possibilità di vivere questa avventura straordinaria e indimenticabile.
Andate in Uganda e vivrete appieno un’esperienza che lascerà traccia indelebile nella vostra memoria!
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.
Posso solo immaginare l’emozione provata davanti a quelle meravigliose creature!!! Un sogno che spero di realizzare presto.
Lo farai e so che ti emozionerai tanto quanto me!!!