La mia esperienza alla Vogalonga tra i suggestivi canali di Venezia

Venezia è un gioiello raffinato e preziosissimo, la sua laguna è ricchissima di tradizioni e artigianato che il mondo apprezza e ci invidia. Tra i molti modi di visitare questo territorio assolutamente unico, abbiamo optato per quello forse più faticoso, ma sicuramente più suggestivo: partecipare alla Vogalonga.

La Vogalonga è principalmente una grande festa di chi ama remare, pagaiare o vogare. Domenica 20 maggio si è svolta la 44° edizione alla quale hanno partecipato oltre 2.100 imbarcazioni e 8.300 “appassionati del remo” provenienti da tutto il mondo. Nessuna preclusione di stili e discipline: è ammesso ogni tipo di imbarcazione, purché la propulsione sia “umana”.

L’origine di questo evento risale al 1974, quando un gruppo di amici appassionati della voga veneta decisero di promuovere una vogata non competitiva e una sorta di protesta contro il moto ondoso e il degrado della città, valorizzando al contempo le tradizioni veneziane. Infatti, la voga veneta stava sparendo a causa della crescente passione per i motori.

Nel 1975 iniziò la tradizione della Vogalonga vera e propria che in questi 44 anni ha attratto un numero sempre maggiore di partecipanti da ogni parte del mondo. E ha fatto appassionare molti giovani alla voga veneta, favorendo la rinascita di tantissime remiere che stavano scomparendo e riportando in auge forme di artigianato che rischiavano di morire.

Grazie a questa manifestazione, per un giorno Venezia e la sua laguna si liberano dai motori e dal moto ondoso che questi generano. Tutto assume una dimensione quasi magica. E Venezia esalta la sua vera essenza. In questa occasione, Venezia offre il suo volto migliore.

Ecco come è nata la nostra avventura

A gennaio, un gruppo di soci dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia che frequentano la base dell’Idroscalo di Milano ha deciso di partecipare a questo evento. Il coach ha creato un equipaggio di 14 canottieri e un timoniere per partecipare con una vichinga, una stupenda imbarcazione in legno. Tralascio i mesi di serio allenamento “a secco” sul remoergometro e le uscite in acqua in singolo o in gruppo sulla vichinga a partire da marzo. Trattandosi di un percorso di 32 km, non ci si può certo improvvisare.

La vichinga

Ma la nostra splendida esperienza della Vogalonga 2018 ha avuto inizio davvero sabato 19 maggio, nel primo pomeriggio, quando l’equipaggio dei Marinai d’Italia ha raggiunto la Canottieri Mestre e preso possesso della stupenda barca arrivata apposta dalla Finlandia.

Per prendere confidenza con questa vichinga abbiamo vogato per 8 km per raggiungere l’Arsenale. Avvicinarsi a Venezia vogando e avendo una prospettiva da pochi centimetri dal pelo dell’acqua non ha nulla a che vedere con quanto si sperimenta a bordo dei vaporetti! Scivolare attraverso lo stretto passaggio che ci ha condotto alle spalle dell’Arsenale Militare è stata pura emozione, soprattutto perché nel canottaggio si va all’indietro e lo stupendo scenario delle vecchie rimesse e del bacino si apre poco a poco.

Solo una volta ormeggiata la barca siamo stati letteralmente sopraffatti dal colpo d’occhio. L’emozione cresce ancor di più perché il grande privilegio di entrare in questo luogo riservato a pochi è concesso ai Marinai d’Italia in virtù di una consolidata amicizia con l’Unione Sportiva Remiera Francescana. Qui, chi ama le barche a remi si rifà gli occhi.

Lasciato l’Arsenale a piedi, per rinsaldare lo spirito di gruppo non c’è niente di meglio di un aperitivo a Venezia e una passeggiata attraverso la città, che di sabato pomeriggio diventa sempre più caotica man mano che ci si avvicina a piazza San Marco.

Ma noi milanesi abituati al rumore del traffico automobilistico la troviamo comunque piuttosto silenziosa. Anche le calli meno centrali sono incantevoli e Venezia regala splendidi scorci ogni dove, lungo i canali come nei piccoli cortili delle vecchie case. Poi scorgi scivolare sull’acqua un dragone, o dragon boat, che si affianca a una tipica gondola veneziana e ti rendi conto che si tratta di un fine settimana un po’ speciale. E quando vedi sfilare un’immensa nave da crociera nel bacino di San Marco ti senti ancora più orgoglioso di partecipare a una festa divenuta evento internazionale che vuole salvaguardare il preziosissimo tesoro della laguna di Venezia dai danni provocati dal moto ondoso.

Domenica mattina sveglia alle 5:45, colazione alle 6:20 e poi da Mestre raggiungiamo Venezia in autobus. Alle 7 del mattino in Piazzale Roma non c’è quasi nessuno, a parte noi e qualche imbarcazione partecipante che scivola dolcemente sull’acqua per raggiungere il canale della Giudecca entro le 8:30. Alle 9 il colpo di cannone darà il via. E ovviamente, essendo iscritte oltre 2.100 imbarcazioni, chi prima arriva alla partenza…

Attraversiamo a piedi una città che sta ancora dormendo e, nonostante la frenesia di arrivare alla nostra vichinga per prepararci e schierarci con le altre barche, non possiamo resistere alla tentazione di fermarci qua e là per scattare qualche foto. La navigazione dei traghetti e delle barche a motore è interdetta e l’acqua dei canali principali raramente è così piatta. Sembra di essere sul set di un film!

 

Arrivati all’Arsenale, i nostri amici della Remiera Francescana sono già in fibrillazione e presto sale anche la nostra tensione. Ultimo check: divisa, cappellino o visiera, crema solare, acqua, integratori o qualsiasi cosa si abbia da bere e, magari, per ridarsi la carica visto che ci aspetta una vogata di 32 km. Benché la Vogalonga non sia competitiva, i Marinai d’Italia ci tengono a fare un buon tempo e, soprattutto, a non rimanere invischiati nella mischia. Come nei gran premi di Formula 1, essere tra i primi a fare la prima curva è fondamentale.

L’uscita dall’Arsenale è molto suggestiva e l’adrenalina inizia a salire quando ci immettiamo nel grande bacino antistante la Chiesa di San Giorgio Maggiore e dopo pochi minuti ci ritroviamo letteralmente circondati da una miriade di imbarcazioni battenti bandiere di ogni dove. Cerchiamo di mantenere la posizione conquistata e, allo sparo del cannone, i nostri capivoga attaccano con un ritmo sostenutissimo. L’emozione è altissima e si pensa solo a vogare stando attenti a non colpire con i remi qualche altro partecipante sulle canoe o kayak.

Intorno a noi ci sono imbarcazioni di ogni tipo e dimensioni, con abbigliamento talvolta molto folcloristico. Le barche con voga veneta mi affascinano: grandi e piccole, con equipaggi numerosi o formati solo dal papà con il figlio appena adolescente, sono uno spettacolo da vedere. Ma dobbiamo pensare a vogare con intensità soprattutto quando l’acqua diventa particolarmente bassa lungo il percorso e la barca improvvisamente diventa pesantissima! I quarti d’ora scorrono via abbastanza velocemente, tutto sommato in un contesto così particolare lo sforzo fisico sembra meno faticoso. Sembra!

Nei tratti più stretti del percorso è fondamentale, ma non semplice, evitare le collisioni. Non manca poi qualche schermaglia, o meglio ingaggio, con altre imbarcazioni che ci porta ad aumentare il ritmo, ma i quattro (imbarcazioni da canottaggio con quattro vogatori e un timoniere) sono decisamente più veloci e anche noi dobbiamo accettare di venire superati.

Oltrepassiamo Sant’Elena, le Vignole, Sant’Erasmo e San Francesco del Deserto prima di circumnavigare letteralmente Burano, probabilmente il mio luogo preferito della laguna. Vista da questa prospettiva, l’isola dal campanile pendente e dalle case tinteggiate in colori brillanti affinché i marinai potessero riconoscere la propria anche dal  mare appare ancora più bella.

Le acque sono calme per l’assenza delle onde provocate da traghetti e barche a motore e come sottofondo c’è solo la musica proveniente da qualche barca particolarmente folcloristica: sembra di essere in un’altra dimensione. Ma per il nostro equipaggio purtroppo non c’è tempo per fermarsi. Questa immagine quasi sospesa nel tempo resterà impressa solo nella mia mente. Proseguiamo in direzione Murano, immediatamente riconoscibile per le innumerevoli insegne delle vetrerie storiche. Gli spettatori iniziano ad affollarsi lungo il suo Canal Grande e a prendere posto ai tavolini dei bar e ristoranti, da dove avranno una visuale privilegiata del corteo di barche alle nostre spalle.

Ci avviciniamo a Venezia e non vediamo l’ora di entrare nel Canareggio. I partecipanti alle edizioni passate ci hanno raccontato di dispute sul filo del rasoio per mantenere la posizione o cercare di scivolare via con i remi che sfiorano letteralmente gli argini. E poi, arrivati nel Canal Grande, del leggendario sorpasso di un’altra vichinga sotto il ponte di Rialto. Ma lo scenario di quest’anno è totalmente diverso. Ci abbiamo dato davvero dentro con i remi e quando entriamo nel Canareggio non abbiamo nessuno né davanti a noi, né alle nostre spalle.

Ci godiamo questo tratto di percorso, sicuramente il più suggestivo, percorrendo il Canal Grande in grande tranquillità permettendoci di godere della bellezza e unicità di questo momento così speciale. Credo che neanche al passaggio di un re o di una regina questi due canali siano altrettanto liberi e le acque così tranquille. Facciamo il pieno di applausi e incitamento degli spettatori, improvvisamente siamo più impettiti e la vogata diventa incredibilmente armoniosa e sincrona (dopotutto stiamo remando insieme da solo poco più di due ore!). Il passaggio sotto il ponte di Rialto ha un che di magico e man mano che ci avviciniamo alla Punta della Dogana antistante San Marco diventiamo più consapevoli di avercela fatta. Superiamo il traguardo, sentiamo lo speaker che annuncia l’arrivo del nostro team seguito dai nomi di tutti i membri dell’equipaggio. Tempo complessivo: 2 ore e 28 minuti.

 

Tiriamo il fiato, prendiamo le medaglie e i diplomi di partecipazione che ci vengono lanciati in barca da un gruppo di giovanissimi adolescenti su una chiatta in mezzo al bacino, quindi ci spostiamo per recuperare dagli addetti acqua e banane. Ci hanno preceduto una ventina di imbarcazioni, l’unica grande è lo Sparviero dei nostri amici della Remiera Francescana. Siamo i primi della nostra categoria. La Vogalonga non è una gara, ma il risultato riempie di orgoglio noi e soprattutto il nostro coach.

Ritorniamo verso l’Arsenale tra onde un po’ più sostenute poiché nel frattempo, in questa parte della città, il traffico a motore purtroppo è ripreso. All’imbocco del canale le acque tornano tranquille e noi ci rilassiamo. Ma non troppo. Dopo una sosta tecnica di una mezz’ora risaliamo a bordo per tornare a Mestre. Superata l’isola del cimitero incrociamo una moltitudine di partecipanti che si stanno avvicinando all’imbocco del Canareggio, dove si è formata una grande coda.

Certamente noi non abbiamo vissuto l’aspetto più goliardico dell’evento, ma preferiamo non trovarci in quel marasma, peraltro decisamente folcloristico. È solo una questione di scelte e nella Vogalonga tutte sono assolutamente rispettabili. Dopotutto, questo è il classico evento nel quale l’importante è partecipare. Proseguiamo per la Canottieri Mestre dove riconsegniamo la vichinga con un misto di sollievo e tristezza.

La nostra 44a Vogalonga si è conclusa. Ma stiamo già pensando alla prossima!

Grazie a tutto il nostro fantastico gruppo che ha messo a disposizione le fotografie autorizzandone la pubblicazione!

 

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