Forse questo doveva essere l’articolo di apertura della rubrica Viaggi e bimbi, invece ci arrivo dopo un po’, dopo che di partenze ce ne sono state parecchie e molti sono stati anche i chilometri percorsi.
Perché chi ama viaggiare quando sa che un bimbo sta per arrivare pensa: “E dopo? Viaggerò ancora?” Oddio, magari mica tutti lo fanno. Ma a me è successo e non solo a me, questo lo so per certo.
Perché un figlio ti sconvolge la vita, un figlio è un tornado di emozioni e di gioia che ti cambia, anche nelle cose in cui già ti piacevi così com’eri. E a me viaggiare piaceva, eccome.
Zaino in spalla, biglietto per “molto molto lontano” in mano, passaporto pieno di timbri, scarpe comode e valigia senza troppe cose dentro, che bisogna lasciare lo spazio per i ricordi, quelli tangibili, oltre che per le emozioni. Qualcuno si riconosce in questa descrizione? Ecco, questa ero io, prima.
E ora come sono? Sono una mamma che viaggia con suo figlio, che cerca di fargli scoprire il mondo e la passione per i viaggi, che fa il possibile per crescerlo come un piccolo viaggiatore. Perché crede che viaggiare sia una fortuna, un dono, perché ti permette di crescere, con la mente e con il cuore. Sono una mamma che prima di partorire si è sentita dire tante, troppe volte: “Eh, dopo l’arrivo del bimbo dovrete rinunciare ai vostri viaggi.”
E che dopo, quando il pargoletto è arrivato, si è scontrata con i pregiudizi di chi al fatidico annuncio “partiamo” chiedeva “ma come? Col bambino così piccolo?”. E invece.
E invece per me viaggiare è ancora possibile. Intendiamoci, cambia, eccome se cambia. Perché è necessario adattarsi ai tempi e alle necessità dei bambini. Vale a dire che se prima eri abituata a uscire dalla camera al sorgere del sole e a ritornarci quando era già notte – e quindi andava bene tutto, anche la bettola – ora non è più così.
Cambia perché ora la sfida è insegnare a mio figlio, seppure così piccolo, ad amare il viaggio, e non a subirlo.
Cambia perché certi compromessi si devono fare, e non posso pretendere da un bambino poco amante del sonno che affronti una tratta intercontinentale in notturna. Ma non perché lui non ami viaggiare, semplicemente perché la mia resistenza ha un limite e non potrei tollerare un volo lungo con un bimbo che pretende, giustamente, di correre su e giù per il corridoio dell’aereo, magari per otto ore!
Forse esagero, ma tant’è… Quando hai un bimbo capisci che se prima il ristorante lo sceglievi tu, magari camminando per ore per trovare quel localino che ti avevano consigliato, ora lo sceglie lui, perché a mezzogiorno vuole mangiare. Questo però non significa che non si facciano delle splendide scoperte e dei bellissimi viaggi.
Perché i ricordi di tuo figlio che assaggia soddisfatto le tapas con tanto di gridolini di gioia o che gioca con le margherite in un parco in Aquitania ti riempiono il cuore di risate e d’orgoglio. E scopri anche che è lo sguardo del viaggiatore che fa il viaggio e non il contrario. Che il viaggiare è un’attitudine del cuore e della mente, e non solo una questione di miglia percorse.
Ecco, questo è il mio viaggiare.
Perche’ scrivo questo articolo? Perché sono convinta che la cultura del viaggio con i bambini in Italia debba essere promossa e sviluppata, perché sono tanti i genitori che si fanno intimorire di fronte a un viaggio con i piccoli al di fuori della classica spiaggia super attrezzata. Perché attraverso la rete si può trasmettere qualcosa agli altri. Perché sono un’inguaribile viaggiatrice e mi farebbe tanto piacere “contagiare” qualcun’altro.
Quindi buoni viaggi a tutti, a chi è genitore e a chi lo diventerà, che possano arricchire le nostre vite e quelle dei nostri figli. Sempre.
Viaggiatrice per passione e mamma appassionata (e un po’ incasinata) cerca di mettere ordine nei suoi pensieri (anche) scrivendo un blog, di viaggi ma non solo.
Anche io inguaribile amante dei viaggi e di quelli itineranti, ma dopo la nascita del mio primogenito mi sono dovuta ridimensionare molto. Io credo che il continuare a viaggiare dipenda sì da uno stato mentale dei genitori, ma anche dall’indole del bambino. Il mio è sempre stato profondamente abitudinario e con grosse difficoltà ad addormentarsi anche a casa sua, figuriamoci in un luogo sconosciuto. Fargli ritardare la nanna pomeridiana anche solo di un’ora diventava un problema e la sua irrequietezza rendeva difficile stare in aereo e in macchina. Mi sono dovuta piegare ai villaggi ed è stata dura anche lì. Il secondo è completamente diverso, a due anni è già molto più gestibile del primo che ne ha già 6. E infatti c’è tornata voglia di provare di nuovo un viaggio itinerante..vedremo! Se il bimbo è tranquillo invece non vedo motivi per trattenersi. Certo, come dici tu sono viaggi diversi costruiti intorno a loro, ma per chi ama viaggiare, spostarsi è già un viaggio!
ciao, posso chiederti dove sei stata con tuo figlio e quanti anni aveva lui all’epoca del viaggio? mi interessa molto l’argomento!!
Amo tantissimo viaggiare, anche mia moglie lo stesso; da aprile siamo diventati ricchi: è nata la ns prima figlia. Con lei siamo stati a giugno in calabria (viaggio di 8h di macchina ), poi abbiamo visitato le Eolie (ed anche qui una giornata in barca ), poi ad agosto in Regno Unito (e, qui, sempre con il ns tesoro abbiamo ovviamente preso l’aereo). Quindi x ora nn abbiamo perso la passione di viaggiare ed anzi cerchiamo di farla abituare. Prox viaggio sarà Natale a casa dei nonni in WALES.
. . congratuolazioni e complimentiiiii!!!! 🙂
Sono incinta da poco tempo e anche io alle prese con chi mi dice che non potrò più viaggiare come prima. Che angoscia!!!! Poi vado all’estero e vedo coppie con figli piccolissimi portati praticamente ovunque, non posso pensare di smettere di viaggiare, è la mia passione più grande… se possono farlo loro lo posso fare anche io, contro il pseudo buon senso di tutto e tutti….
Ciao Sara, anche noi avevamo queste paure ma adesso con 2 bimbe sotto i 3 anni viaggiamo bene comunque. Certo non ci sono più serate rilassanti sorseggiando un cocktail a lume di candela ma si fanno altre cose comunque piacevoli e interessanti.