L’organizzazione w.w.o.o.f (World Wide Opportunities Organic Farms) nasce negli anni ’70 in Inghilterra con lo scopo di diffondere, attraverso lo scambio, uno stile di vita sostenibile.
Oggi è un modo di viaggiare molto diffuso in tutto il mondo, sono ormai 7 anni che faccio parte del wwoof ed è importante far conoscere questa realtà, come ho fatto anche attraverso il mio blog.
Il wwoof offre la possibilità di conoscere la vita rurale di un paese vivendo presso una fattoria, condividendo ogni momento della quotidianità con la gente del posto; in cambio del lavoro volontario, concentrato maggiormente in agricoltura, si è ricambiati con vitto e alloggio.
E’ un’ottima occasione per chiunque abbia voglia di riavvicinarsi alla natura: la semina, la raccolta, la mietitura, la vendemmia, fare il pane, il vino, l’olio, le marmellate, ma soprattutto entrare a far parte di una realtà agreste conoscendone le caratteristiche e i ritmi di vita.
Come funziona in breve:
– Un’azienda agricola biologica, comunemente chiamata hosting farm o semplicemente host, si iscrive all’associazione tramite il pagamento della quota annuale (25 euro), scrive una breve descrizione che verrà messa nell’elenco fornito ai volontari (chi sono le persone che vivono nell’azienda, i lavori quotidiani in base alla stagione, il tipo di alloggio offerto etc etc..).
– Il volontario, detto wwooofer, si iscrive tramite la quota annuale (25 euro) e gli viene fornito l’elenco di tutte le fattorie con le descrizioni delle aziende ed i relativi contatti. La scelta è vasta, almeno nei paesi europei: chi fa il formaggio, chi il miele, chi la verdura, la frutta, il sapone, le erbe officinali, il vino… il volontario può scegliere in base ai sui interessi e contatta personalmente le aziende presentandosi e chiedendo ospitalità.
Sul sito del WWOOF Italia si possono trovare il regolamento, i principi su cui si basa l’associazione e le modalità di iscrizione.
Sul sito internazionale del WWOOF Mondo si possono trovare tutti i link relativi ad ogni nazione nel mondo che ha un’ organizzazione wwoof e credetemi, non sono poche!
E’ quindi possibile informarsi su questi siti, io invece vorrei dare qualche consiglio pratico basandomi sulla mia esperienza di anni sia come azienda ospitante, sia come woofer (all’estero).
Da ormai 7 anni ospito nella fattoria in cui vivo persone da tutto il mondo. Le persone che ospito non sono necessariamente interessate all’agricoltura, ma per lo più attirate ed incuriosite da uno stile di vita sostenibile e a contatto con la natura.
Per gli stranieri la ricca cultura gastronomica italiana completa il tutto come una ciliegina sulla torta, rendendo un’esperienza wwoof in un’azienda italiana un sogno molto ambito. Spesso mi trovo a fare tortelloni, lasagne e torte con ragazze straniere curiosissime di imparare i segreti di una cucina casalinga italiana.
Come da regolamento dell’associazione il lavoro del wwoofer deve essere concentrato in agricoltura e chi è contadino ben sa che il lavoro nei campi non finisce mai (“vigna e orto uomo morto”) , ma cerco comunque di andare incontro agli interessi dei volontari, dando vita ad un vero scambio culturale che non si limiti ad un solo settore.
L’organizzazione del wwoof non può controllare nel dettaglio tutte le aziende e i volontari che si iscrivono, almeno inizialmente, anche perchè è difficile misurare “la sensibilità allo scambio culturale” o “l’approccio all’ospitalità” di hosts e wwoofers!
Non mancano le aziende che si iscrivono perchè considerano i volontari come braccianti non pagati e le aziende che di biologico hanno ben poco, come d’altra parte non mancano i volontari che considerano il wwoof una semplice vacanza low cost e non sono per nulla interessati alla condivisione del lavoro e della quotidianità.
Tengo a sottolineare che questi casi sono la minoranza, le mie esperienze sono state in maggioranza positive, senza alcun dubbio. In casi estremi di comportamenti non idonei dei volontari o delle aziende, il wwoof procede con l’eliminazione di questi membri dall’associazione.
Per assicurarsi un bel viaggio di scambio culturale, di apprendimento e arricchimento personale è quindi consigliabile leggere, prima di iscriversi, il regolamento del wwoof, per vedere se è veramente ciò che fa per noi.
Sono di fondamentale importanza i contatti tra l’azienda e il volontario prima dell’arrivo, più chiare sono le aspettative da entrambe le parti, più l’esperienza sarà piacevole e appagante per tutti.
Ultima cosa, ma non meno importante: con internet e qualche click condividere la lista delle fattorie con i propri amici è più che semplice, di conseguenza molti wwoofers vivono e lavorano nelle fattorie senza essere effettivamente iscritti.
L’iscrizione al wwoof annuale è identica per aziende e volontari, costa 25 euro e comprende una copertura assicurativa in quanto prevede che il volontario lavori. Eticamente parlando è scorretto eludere il pagamento di una somma esigua ad un’associazione che va avanti grazie al volontariato e alla passione di tanti, rischiando inoltre di creare problemi alle fattorie ospitanti.
“Rispetto“, questo è ciò che i volontari devono infilare nello zaino;”Accoglienza” ciò che si deve respirare nella casa di ospita.
Foto nontiddin e Valentina
Chi sono? Valentina Miozzo, anno 1982. E faccio troppe cose: gestisco il settore del turismo del mio agriturismo Ca’ Penelope, a Maranello (MO); sono membro di T-ERRE: Turismo Responsabile, come collaboratrice e accompagnatrice turistica per la Cambogia; collaboro con Bio-Agriturismi Emiliani per la creazione di itinerari rurali che valorizzino le tradizioni locali emiliane. E soffro di una grave forma di dipendenza dal viaggio!
ciao volevo chiedere, avendo 17 anni se ho possibilità a trovare una famiglia che mi ospita? in africa o america (con il consenso dei miei genitori)