Meno di un secolo fa Abu Dhabi era costituita da piccoli agglomerati di persone sparsi qua e la nel deserto, in prevalenza tribù di nomadi, piccoli pescatori e raccoglitori di perle. Nessun turista o visitatore si sarebbe sognato di avventurarsi in queste zone così pervide e remote, dove in estate la temperatura arriva a raggiungere i 50 gradi, non ci sono ripari dal sole e l’acqua potabile è difficile a reperire.
A distanza di mezzo secolo tutto è cambiato: Abu Dhabi è diventata una città lussuosa, con grattacieli dalle forme innovative e tra i più alti al mondo, 200 isole disseminate lungo la costa e (molte di queste ancora vergini), hotel a 5 stelle, grandi viali alberati e lunghissime spiagge di sabbia bianca e acqua cristallina.
Abu Dhabi ha sorpreso anche me: scettico prima della partenza, ho scoperto una destinazione vibrante, moderna, dinamica, in continua evoluzione e con una storia tutta da scoprire. Una destinazione che vale la pena visitare sopratutto per vederne i contrasti, gli eccessi e la mescolanza di religioni e culture.
Qui fede e tradizione islamica caratterizzano ogni aspetto della della vita quotidiana: dall’abbigliamento, alle usanze e costumi, alla cucina e dal modo in cui si conducono business e affari. Gli uomini indossano tutti (o quasi) il dishdasha (lungo abito di cotone bianco che copre tutto il corpo fino alle caviglie e con un foulard sempre bianco per coprire la testa) mentre le donne portano una veste nera chiamata abaya, e un foulard sempre nero a coprire testa e in alcuni casi anche viso.
E poi ci sono gli “abitanti del mondo”, ovvero tutte quelle persone provenienti da ogni angolo del pianeta che hanno scelto la capitale degli Emirati Arabi Uniti come loro nuova casa: europei, asiatici, sud americani si trasferisco qui per lavoro e ci rimangono, contribuendo a far crescere la società multietnica di Abu Dhabi.
Ad Abu Dhabi non si cammina per strada: ci si sposta sempre in auto (o bus) con aria condizionata e si è quasi sempre in ambienti al chiuso, soprattuto nei periodi da giugno a settembre che sono i più caldi. La vita sociale si svolge nei bar e ristoranti degli hotel (grandi catene internazionali) più famosi e conosciuti: qui modernità e tradizione si mischiano, così come le persone con origini etniche diverse.
Durante le serate tra amici, un pranzo di lavoro o una pausa caffè non manca mai il narghilè (o shisha): viene fumato praticamente da tutti (a parte i bambini) ed è un’usanza tramandata da generazioni e ancora di moda ai gironi nostri.
Conversando con Laiba, ragazza nata e cresciuta ad Abu Dhabi e nostra guida alla Moschea di Sheikh Zayed, ho scoperto anche alcune delle regole che le donne mussulmane devono seguire in fatto di abbigliamento:
- il colore nero è scelto perché non trasparente e quindi copre anche in condizioni di controluce
- l’abito nero viene indossato solo in luoghi pubblici e alla presenza di sconosciuti: in casa e in compagnia di amiche e familiari non viene portato
- il volto viene coperto se richiesto dal marito: non è una regola e infatti molte donne lasciano il viso scoperto. Alcune donne preferiscono coprirlo in quanto vogliono mantenere la propria riservatezza
Abu Dhabi è in procinto di diventare un enorme ed importantissima destinazione culturale con la creazione di un distretto a tema su Saadiyat Island. I 27 chilometri quadrati dell’isola situata a 500 metri al largo della costa della capitale sarà il polo di attrazione per la cultura e il tempo libero. L’isola diventerà la sede mondiale del più grande gruppo di beni culturali: il primo ad aprire sarà il Louvre Abu Dhabi nel 2015. A seguire il MuseoNazionale Sheikh Zayed, il Guggenheim di Abu Dhabi, un centro di arti dello spettacolo e il museo marittimo, tutti disegnati dalle più grandi firme mondiali dell’architettura.
In meno di 50 anni Abu Dhabi ha fatto passi da gigante trasformandosi da regione desertica a una delle società più prospere del XXI secolo, una destinazione da non perdere per i vostri prossimi viaggi.
Fondatore e autore di NonSoloTuristi.it e ThinkingNomads.com.
110 nazioni visitate in 5 continenti. Negli ultimi 6 anni in viaggio per il mondo con mia moglie Felicity e le nostre due bambine. Instagram @viaggiatori