Come funziona il volontariato sociale? Si può contribuire a raggiungere i risultati del progetto svolgendo attività in vari settori: istruzione, insegnamento della lingua inglese, sport, costruzione e lavori manuali e empowerment femminile.
Il progetto di volontariato in Nepal è rivolto ai bambini delle comunità più indigenti nell’area di Kathmandu, con interventi mirati al supporto di strutture scolastiche e centri educativi durante il dopo-scuola.
Sono attivi progetti a favore dei bambini portatori di disabilità e speciali programmi rivolti alle donne, che necessitano di competenze per raggiungere i propri obiettivi lavorativi.
La mia esperienza in Nepal
Volontario in viaggio: un mese in Nepal tra monasteri buddisti e montagne dell’Himalaya.
‘C’è più gioia nel dare che nel ricevere’; è questo lo spirito che uno ha viaggiando facendo volontariato. Si torna a casa con una gioia diversa da quella che si ha dopo una solita vacanza. È nella nostra natura aiutare il prossimo, il vero amore è il prendersi cura dell’uno e dell’altro; per questo ho deciso di raccontarvi la mia esperienza.
Pre-partenza
Nel 2019 sono partita per il mio primo viaggio di volontariato all’estero. Era da anni che volevo fare un’esperienza di questo genere. Ho avuto una grandissima fortuna a trovare una organizzazione con uno spirito incredibile proprio a Milano, YearOut Onlus. Il loro supporto sia prima che durante la mia partenza ha fatto veramente la differenza.
Tra i programmi offerti io decisi il loro progetto in Nepal. Un’esperienza unica che mai avrei pensato di trovare. Solo il pensiero di poter conoscere in prima persona la vita dei piccoli monaci buddisti in uno dei paesi più speciali al mondo mi diede una grande emozione.
L’arrivo in Nepal
Arrivai nella seconda settimana di settembre, durante la fine della stagione dei monsoni. Era come se fossi tornata indietro nel tempo; tra il loro modo di vestire tradizionale, il loro uso minimo della tecnologia e i templi che risalgono dalla fine del X secolo avevo la sensazione di essere in un altra era.
Una cosa che mi colpì molto fu l’energia delle persone e la loro ospitalità. Essendo uno dei paesi più poveri al mondo, non hanno la possibilità di trovare un benessere materiale, perciò, la devono cercare nella spiritualità. Infatti, questo aspetto l’ho subito notato nella zona di Kathmandu in cui stavo, Boudhanath; un importante luogo di pellegrinaggio e meditazione per i buddisti tibetani e nepalesi locali. Si trova su quella che era un’importante rotta commerciale tra il Nepal e il Tibet; infatti, qui vivono le persone di religione buddista.
Appena arrivata la famiglia che mi ospitava mi accolse con un rituale buddista di purificazione, le persone in giro per la città mi salutavano con un namaste in preghiera, la mattina e vicino alle Stupe era sempre presente il loro mantra cantato ‘Om Mani Padme Hum’, e i bambini al monastero passavano ore tutte le mattine e sere a pregare.
Il lavoro al monastero
Al monastero ho lavorato per due settimane. Ogni mattina mi recavo a piedi e insegnavo dalle nove fino a mezzogiorno per poi riprendere alle tre e finire alle cinque. La mattina era dedicata allo studio di diverse materie tutte insegnate in lingua inglese e il pomeriggio invece era l’unico momento ricreativo per i bambini. Essi si svegliavano alle cinque per pulire, cucinare e pregare. Erano in nove i piccoli monaci; stupendi, svegli e educati. Durante il giorno non c’era nessuno a parte me, ero completamente autonoma. Il Lama essendo molto impegnato non c’era quasi mai e la cuoca veniva solo all’ora di pranzo.
Non mi scorderò mai i miei nuovi studenti. Mi hanno lasciato un’impronta molto profonda. È emozionante il rispetto e l’amore che ho ricevuto. La loro gratitudine era immensa, l’ultimo giorno mi accolsero con una festa e dei regali. Non ho mai visto dei bambini di nove anni con la loro stessa consapevolezza.
La fine della mia esperienza in Nepal
Il mio tempo in Nepal lo terminai sull’Himalaya con un trekking di una settimana sulle montagne dell’Annapurna. Uno dei posti più sacri al mondo. Passando giornate in montagna con viste strepitose e scoprendone i suoi abitanti è stato il miglior modo per terminare il mio viaggio.
Ho lasciato il paese che ero una persona nuova. La loro cultura mi ha insegnato l’importanza della spiritualità e l’impatto che ha verso la nostra relazione con la natura e il prossimo.
YearOut: la Onlus per cui ho viaggiato
Alice e Flavia sono le due coordinatrici di YearOut, loro seguono ogni volontario prima, durante e dopo il viaggio. Hanno sede a Milano e offrono appuntamenti in persona o tramite chiamata. Offrono l’opportunità di fare un’esperienza di volontariato sociale, ambientale e medico con partenze durante tutto l’anno.
I costi del viaggio variano a seconda della destinazione e della durata dell’esperienza. Essi coprono: vitto, alloggio, transfer da/per l’aeroporto e i materiali per le attività.
Tra i diversi progetti offrono: Costa Rica, India, Kenya, Namibia, Nepal, Perù – Cusco, Perù – Valle Sacra, Tanzania, Grecia, Uganda e Italia.
Come candidarsi con YearOut
Un mio consiglio è di partecipare ad una delle loro digital InfoDay: ne organizzano due ogni mese, durante i quali avrai la possibilità di conoscere i volontari senior. Puoi registrati compilando il form al link: https://www.yearout.it/it/incontriamoci/infoday.asp.
Per conoscere i progetti e le modalità per partire puoi scrivere a [email protected] o chiamare il +39 334.8606453.
Amo la fotografia analogica, l’arte, la scrittura e sopra ogni cosa: il viaggio. Scoprire nuove culture e posti è la cosa che preferisco in assoluto. Non mi sono mai fatta problemi a girare il mondo per conto mio. II mio primo volo da sola l’ho preso a dodici anni, e a diciannove sono andata in Nepal per un mese.