Dal Nepal al Tibet: ultima parte

Ultima parte di questo viaggio partito dal Nepal e terminato in Tibet, nella citta’ di Lhasa:

Appena ne varchiamo la porta, godiamo una magnifica vista dell’intero edificio: sopra gli edifici di colore chiaro, dove vivono i monaci, sono raggruppate numerose strutture color ocra dal tetto dorato che ospitano le tombe dei Panchen Lama del passato. Tra i pochi monasteri del Tibet ad aver superato il tempestoso mare della rivoluzione, è un vero piacere esplorare gli angoli più nascosti di Tashillumpo.

Lasciamo Shigatse la mattina presto: il viaggio verso Gyantse, l’altra città tibetana famosa ai viaggiatori per il monastero di Phklkor dove dall’alto dei suoi stupa si possono vedere i panorami della città e delle montagne che la circondano, richiede quasi dieci ore di auto. Questo tratto di Friendship è uno dei più tortuosi: l’asfalto è quasi inesistente, le frane invadono spesso la carreggiata e, come se non bastasse, i fiumi in piena fanno il resto invadendo con acqua e detriti il già esile passaggio. Arriviamo che è già buio. Gyantse è in pieno rifacimento, tutta sottosopra con operai che lavorano ad ogni ora del giorno e della notte con arnesi rudimentali e badili spuntati.

Nonostante il suo grande cortile, racchiuso in una cinta muraria che prosegue sulle colline alle spalle del monastero, sia in gran parte vuoto Fondato nel 1418, Phklkor rimane uno dei monasteri più importanti della regione. Passeggiare per le viuzze di questo monastero significa imbattesi in centinaia di dipinti murali. La statua centrale di Sakyamuni è affiancata dai Buddha del passato e del futuro mentre le cappelle che si incontrano durante la visita sono delle vere e proprie opere d’arte. Lhasa è vicina: un altro giorno di viaggio, poi, finalmente siamo nel cuore del Tibet.

L’arrivo nella capitale tibetana è abbastanza deludente. I viali in stile cinese fanno presagire che del vecchio Tibet è rimasto ben poco, ma fortunatamente non è così: il Barkhor è rimasto intatto, o quasi. Pernottiamo al Mandala Hotel, proprio davanti al Jokhang. Dalle finestre della camera lo spettacolo è unico, ad ogni ora del giorno.

La mattina presto i pellegrini fanno la fila per entrare nel tempio, la piazza si anima di bancarelle e i venditori ambulanti rincorrono i turisti offrendo le loro mercanzie. Il profumo delle spezie è ovunque. L’atmosfera si fa intensa, si respira il vero Tibet. Per tutta la giornata è un continuo brulicare di gente, la sera, quando si spengono le luci della città, ovunque regna il silenzio, rotto solo da qualche litania proveniente dai monasteri vicini.

Lhasa è il cuore e l’anima del Tibet. Per anni è stata la residenza del Dalai Lama, ora invece, nonostante la pesante influenza cinese, è la meta di devoti pellegrini. Il Jokhang è il centro spirituale della città, una curiosa mescolanza di contrasti di luce, nuvole d’incenso e pellegrini sdraiati a terra per la preghiera.

Lo circonda il Barkhor, uno dei circuiti più sacri di tutto il Tibet dove una miriade di mulini di preghiera girano ad ogni ora del giorno accompagnati da mistiche litanie. E’ qui che la maggior parte dei visitatori lascia il cuore… è qui che ci si ferma e si cerca di capire questa realtà tanto lontana dai nostri schemi di vita… Il Monastero di Sera… Drepung… il Potala… come poter dimenticare tanta bellezza, come poter cancellare tante emozioni?

I ricordi di questo splendido viaggio ai confini col cielo rimarranno indelebili nelle nostre menti per sempre, e la visione delle immagini in bianco e nero scattate in questo mese saranno solamente un modo, più concreto, per essere vicino a questo mondo, un modo come un altro, per ritornare e continuare a sognare.

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