Viaggio in Patagonia: un sueño argentino

Partii per l’Argentina nel 2009, dopo averla tanto agoniata. Preparai quel mio primo viaggio in Latino America in solitaria, conoscendo pochissimo spagnolo (che imparai zigzando per questo continente) e pochi soldi: feci lo zaino non troppo pesante e presi un aereo. E fu amore per la sua gente… che impetuoso cresceva man mano che i giorni passavano e el castellano diventava una lingua familiare.

Dopo 5 giorni di Capital Federal arrivo a Puerto Madryn con gli occhi impastati di sonno del notturno bus. La patagonia atlantica  mi accoglie con l’immagine che fissa tutto, persino la sua essenza. Alle 6 del mattino di un’alba rossastra livida ti entra dentro tutta la forza dell’immagine :il nulla e la desolazione  bruciati dal vento e dal sole per migliaia di chilometri.

-Ha una sua componente mistica il viaggio patagonico- mi ha aveva detto un ragazzo europeo incontrato sulle strade argentine ed ha aggiunto:- hai migliaia di chilometri di nulla davanti a te e un sacco di ore per pensare.-.

E pazienza se questa natura circostante sarà inospitale per gli uomini ma animali come la vicuña y las ballenas non la pensano così…

Le balene hanno scelto, tra lo stupore dei biologi, il piccolo golfo della penisola, parte integrante del Parco Nazionale,  come il luogo ideale per partorire. Si radunano ogni anno verso la fine della primavera in questo piccolo anfratto dando vita ad una sorta di reparto maternità acqueo. E mentre le vicuna dell’entroterra sono guardinghe, i mammiferi  marini hanno spesso voglia di giocare tra le imbarcazioni con spruzzi e salti!

Ma l’argentina, meravigliosa nella sua natura, ti strega con il  calore umano e accoglienza calda delle sue genti quasi a diventare la tua casa dall’altra parte dell’oceano.

Il giorno successivo incontro una couchsurfer per un caffè al volo e va a finire che mi invita a cena: “Vieni stasera-mi dice- e ti faccio conoscere una donna eccezionale”. E  qui la meraviglia del viaggio ti regala un ricordo emozionante: vai a casa di questa signora..che ti chiama mi nieto tano… che ti accoglie con un calore da sud Italia…e ti metti a chiaccherare e a cucinare con questa nonna…che ti spiega che mangiano gnocchi perchè a Puerto Madryn la tradizione che si facessero l’ultimo weekend del mese.. quando in casa c’erano solo farina e  patate. Ti fai catturare dal suo racconto e dalla musicalità della lingua e capisci che questo è il viaggio. Non c’è spiegazione più semplice.

Proseguo, carichissimo di buena onda, verso Bahia Blanca, Comodoro Rivadavia giù giù fino a Rio Gallegos. Lì dove la desolazione non ha il volto di bruciacchiati arbusti di steppa a perdita d’occhio. Lì è paesaggio lunare e spettrale, mare increspato e vulcani spenti, haciendas in rovina  e poco altro sull’ultimo pezzo dell’infinita routa nacional 3. Man mano che mi allontano da Puerto Madryn mi scopro più meditabondo…filosofia sul viaggio da pochi spiccioli… giusto farsi passare le infinite ore sull’autobus per arrivare a Ushuaia.. Fin del Mundo

4 commenti su “Viaggio in Patagonia: un sueño argentino”

  1. Eh si Gianni, la Patagonia ti entra nell’anima! E’ successo anche a me, io pero’ ho fatto le Ande, giu’ fino a Ushuaia, che mi hanno semplicemente estasiato. Ho visto la bellezza pura, chilomentri di liberta’ ed infinito, fatto foto stupende e goduto al massimo della buena onda!
    E a Ushuaia ci riornero’ di sicuro e la prossima volta lo faccio diventare il mio punto din partenza!

  2. ….mai parole furono migliori….
    la prossima volta ti consiglio di fare la parte cilena…come vorrei fare io

    y siempre buena onda flaca!!!

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